CINEMA: In ordine di sparizione

 
RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
In sala nella Provincia di Savona
In ordine di sparizione

RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
In sala nella Provincia di Savona
 In ordine di sparizione

 

 Titolo Originale: Kraftidioten

Regia: Hans Petter Moland

Interpreti: Stellan Skarsgård, Bruno Ganz, Pål Sverre Valheim Hagen, Jakob Oftebro, Birgitte Hjort Sørensen, Kristofer Hivju, Anders Baasmo Christiansen

Durata: h 1.56

Nazionalità: Norvegia, Svezia 2014

Genere: azione

Al cinema nel Maggio 2014

Recensione di Biagio Giordano

In sala nella provincia di Savona 

 Il film è una piacevole dark commedy (commedia buia) ambientata in una Norvegia da incanto: di grande richiamo onirico. L’andamento della narrazione è lineare praticamente priva di intrecci, cioè di quelle tipiche concatenazioni che si muovono, più o meno velatamente, parallele al motivo scenico principale.

La macchina da presa inizia soffermandosi su delle case sparse di un paese situato in una larga zona deserta coperta di neve appartenente a una regione imprecisata.


Nils, immigrato con famiglia, è uno spazzaneve di professione che utilizza per pulire le strade enormi mezzi pesanti, l’uomo è stato appena nominato cittadino dell’anno per la  serietà e l’abnegazione dimostrata sia nel lavoro che nella famiglia.

  In una atmosfera ancora di festa una disgrazia lo coglie all’improvviso, la morte del figlio, il cui responso medico sembra non lasciare dubbi sulla causa: overdose.  Ma Nils non è affatto convinto che suo figlio assumesse, dipendendone, sostanze stupefacenti, e inascoltato dalle forze dell’ordine che propendono a favore del referto medico, decide di andare a fondo da solo nelle indagini, per scoprire le vere cause di quella  morte.

Nils, per le sue ricerche utilizza inizialmente la rubrica del cellulare del figlio ed elementi presi dall’ascolto di alcune confessioni di un amico del suo ragazzo  rimasto vivo dopo essere stato aggredito insieme al figlio da una banda di spacciatori.


Nils, che si avvale di un fisico ancora possente e agile, e di mezzi spalaneve giganti utilizzabili all’occorrenza anche come blindati d’attacco per azioni su strada, comincia ad indagare seriamente, a scoprire cose aberranti, e a uccidere in serie, non prima di essersi fatto dare da ciascuna delle vittime un altro nominativo legato al gruppo malavitoso della droga: cosa che gli consente di proseguire nelle indagini. 

La catena delle uccisioni prosegue inesorabilmente fino a far giungere Nils nei pressi dei massimi  protagonisti del mercato della droga, al cui vertice sta il principe, un personaggio che vive nel lusso in una maestosa villa, un giovane cinico e spietato, un vegano ossessionato dalla salute.

Nils, si trova di fronte questa volta ad ostacoli insormontabili tali da impedirgli il proseguimento in solitudine dell’azione vendicativa. Egli è costretto ad ingaggiare, per poter arrivare ad uccidere il principe, un serial killer raccomandato dal fratello ex malavitoso profondo conoscitore del mondo della malavita norvegese. Nils esborsa per il delitto 90 mila dollari, affidandosi a piene mani al killer che è un piccolo uomo dai tratti orientali, senza scrupoli, sopranominato il cinese.


Il killer però intascati i soldi non sembra proprio intenzionato a compiere il lavoro, perché vede la possibilità di imbastire un doppio gioco, qualcosa che potrebbe consentirgli di avere altri soldi. Ma l’idea messa in pratica un po’ malamente risulterà per la sua vita un grave  errore.

Il cinese ottiene infatti un incontro nella villa del boss e comunica il cognome di Nils al principe, in cambio di altro denaro, dicendoli che quell’uomo è intenzionato a ucciderlo, il principe finge di stare al gioco, consegna i soldi chiesti al cinese ma poi lo fa uccidere  dai propri aguzzini riprendendosi il denaro.


Grazie al sacrificio del fratello di Nils, che ha lo stesso cognome in possesso del boss, malato terminale che si fa uccidere dal principe capo della banda, passando volutamente per colui che aveva ingaggiato il killer, e grazie ad un errore di valutazione del principe sulla causa della scomparsa dei suoi uomini, uccisi da Nils, che lo porta a scontrarsi per errati sospetti con la mafia greca e poi serba, lo spalaneve Nils gode di una nuova condizione, molto più favorevole, che gli apre le vie per portare avanti il suo piano di vendetta totale.

Nils assisterà nascosto agli scontri tra le due bande, norvegese e serba, che si fronteggiano mortalmente, aspettando di poter intervenire nel momento più favorevole per dare il colpo di grazia.

Riuscirà Nils,  dopo aver accertato l’estraneità del figlio dal mondo della droga, a eliminare tutti quelli che ritiene in qualche modo essere i responsabili della sua morte?

Il film pone tra le righe la questione delle gravi conseguenze che derivano dalla fallibilità della giustizia istituzionale, che sul piano pratico si muove a volte esclusivamente su un livello statistico, lasciando qua e là pesanti smagliature di ingiustizia, soprattutto là dove i casi sono un po’ particolari o eccezionali e richiederebbero quindi un maggior approfondimento analitico o una più elevata attenzione ai minuti dettagli del crimine, aspetti che elevano notevolmente i costi delle indagini.

In queste situazioni i casi sono due, o le famiglie  cercano  ripetutamente,  con ossessive richieste inoltrate tramite bravi e scrupolosi avvocati, di riaprire il caso oppure l’impazienza e l’indignazione di qualche familiare può portare a nuove tragedie dal sapore vendicativo e giustizialista.

 Il cinema si è occupato spesso di queste situazioni con notevoli successi di critica e di pubblico, sono casi infatti che si prestano molto bene a trasmettere allo spettatore una drammaticità sopra le righe assai coinvolgente sul piano umano e sociale cui il cinema rimane da sempre sensibile.


Il regista Hans Petter Moland autore impegnato, suo infatti il film drammatico Beautiful country del 2004 che è la storia di un bambino vietnamita che fugge dal Vietnam alla ricerca dei suoi veri genitori, trova modo con questa opera ultima di ironizzare sugli aspetti istituzionali paradossali della giustizia e sul senso più tragico e criminogeno racchiuso velatamente nell’inconscio della famiglia tipo, quella perfettamente funzionante nella cultura occidentale.

La tragedia del figlio ucciso ridestano,  per associazione inconscia nel padre Nils, appena riconosciuto dalle istituzioni perfetto capo famiglia, le sue pulsioni più criminogene, quelle che la famiglia custodisce nel suo profondo al riparo dal tempo, antiche pulsioni edipiche omicide ancora attive, vive  nel rimosso sotto falso nome,  perfettamente misconosciute con l’ausilio del predominio di un ordine istituzionale che vuol imporre, tramite i media, nell’immaginario collettivo un ideale di famiglia protagonista del bene più ovvio, un bene che chiude alla vista i veri orizzonti del male. 

 BIAGIO GIORDANO
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