Cinema: IL GRIDO
Il grido
Titolo Originale: IL GRIDO
Regia: Michelangelo Antonioni
Interpreti: Gabriella Pallotta, Dorian Gray, Betsy Blair, Alida Valli, Steve Cochran
Durata: h 1.56
Nazionalità: Italia 1957
Genere: drammatico
Al cinema nel Febbraio 1957
Film reperibile in DVD

Locandina tratta da amazon.it che vende il film
L ‘operaio Aldo (Steve Cochran) convive da tempo con Irma (Alida Valli) in una casa di un paesino situato sulla pianura padana, in prossimità del delta del Po. Il marito di Irma è emigrato da diversi anni in Australia dove ha trovato lavoro in una fabbrica. Irma e Aldo hanno avuto una bambina chiamata Rosetta.

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Quando giunge dall’Australia la notizia della morte del marito, Aldo, seppur sinceramente amareggiato per la notizia, si fa avanti per sposarla, lei appare esitante, molto incerta, per poi tradire un turbamento che la spinge a confessare un segreto. Gli dichiara che, pur nutrendo ancora dei sentimenti per lui, ha da tempo una relazione con un altro, un uomo più giovane di lei.
Tormentato dalla notizia, quasi incredulo, Aldo cerca disperatamente di convincere Irma a lasciare l’amante, per poi, vista la riluttanza della donna, punirla prendendola diverse volte a schiaffi lungo una strada del centro del paese, una scena violenta che vede testimoni, paesani taciturni e increduli…
Irma, umiliata, non reagisce, ma gli dice sommessamente qualcosa che per lui risulterà spaventoso: ” Non voglio più vederti”…
Film neorealista di nuova concezione stilistica, privo, a differenza di numerosi film delle origini del neorealismo, di ogni ornamento superfluo, il linguaggio e i gesti sono infatti crudi.
Il grigio panorama padano è al centro del racconto e nello steso tempo fa da sfondo al film contribuendo a creare una atmosfera priva di contrasti.
L’occhio della macchina da presa sembra essere collocata all’interno di un occhio qualunque dei paesani, garanzia questo di vero realismo.
Il senso delle cose che accadono sono pietre che rotolano, ossia esso non è mai accennato, penetrato, le logiche delle relazioni rimangono perciò invisibili, rispettando, con l’assenza di ogni interpretazione, le segrete emozioni che i personaggi vivono realmente manifestandone qua e là solo irrisori dettagli.
Antonioni con questo film apre la strada, seppur ancora per certi aspetti sperimentale, alle emozioni rilasciabili da un neorealismo non più legato o immerso nelle atmosfere sociali belliche e postbelliche del primo periodo, ma calato nelle inquietudini delle relazioni di classe e del degrado ambientale…
Biagio Giordano (fotografo coordinatore della sezione fotografia dell’Associazione culturale no profit Renzo Aiolfi di Savona)