Cinema: Il Federale

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
 IL FEDERALE

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
IL FEDERALE

   Il federale, di Luciano Salce, con Ugo Tognazzi, George Wilson, Mireille Granelli, Stefania Sandrelli, anno di produzione 1961, durata 100 minuti. 

 Seconda guerra mondiale. Maggio 1944, gli americani sono alle porte di Roma, il popolo romano spera nella liberazione, ma tanti fascisti militanti sono convinti che il potere di Mussolini durerà ancora a lungo. Un graduato della milizia, Primo Arcovazzi, uomo fortemente motivato, che vive e opera tutto intinto di mistica fascista, deve prelevare dall’Abruzzo e riportare a Roma il professor Erminio Bonafè, noto intellettuale antifascista di caricatura nazionale. 

Se al miliziano l’impresa riesce gli viene assicurata l’ambita nomina fascista a Federale.  

Arcovazzi, orgoglioso dell’incarico, è pronto ad affrontare senza paura la non facile impresa. E parte, armato di buone speranze a bordo di un sidecar. 

Arcovazzi preleva il Bonafè, ma il viaggio verso Roma in sidecar non sarà per niente facile. L’Italia è attraversata dalla fame, da infiniti altri disagi, dall’odio fratricida di massa, dal disprezzo per lo straniero invasore (i nazisti), dalla speranza in molti di poter presto giungere a compiere vendette personali e di gruppo contro i fascisti, grazie alle numerose operazioni militari messe in campo dagli americani per fronteggiare fascisti e nazisti. 

Si prevede  negli ambienti antifascisti che in tempi brevi possa esserci  una svolta decisiva della guerra a favore degli alleati per la libertà.  

Le avventure che caratterizzeranno il  viaggio, con meta Roma, del miliziano Arcovazzi e dell’intellettuale antifascista Bonafè, saranno tali da dare allo spettatore  una straordinaria linfa culturale in forma visiva; ossia la comunicazione di una sorta di libro-immagini con pagine che gli scorreranno automaticamente e comodamente davanti. Cosa che sarà molto apprezzata dagli amanti del cinema. 

Tutto ciò che capita al miliziano e all’intellettuale antifascista  rifletterà infatti situazioni profonde di un momento storico che risulterà per la storia del nostro paese indimenticabile.

Le peripezie del ritorno a Roma dei due sono costruite e immesse  nella sceneggiatura come vere strutture cardini del film, ricche di significati, riguardanti gli effetti finali in Italia di quella assurda, inutile, devastante guerra mondiale. 

Ciò avviene attraverso la rappresentazione di scene simboliste e metaforiche, ma anche di realismo diretto, capaci per intensità drammatica, di richiamare questioni sociologiche, psicologiche, economiche, di costume, di commozione popolare, tipiche di quei  drammatici anni (1944-1945). 

Da sottolineare, sullo sfondo, l’efficace dialogo da intrattenimento,  tra il miliziano e il professore; che è un parlare ricco di satira, umorismo, paradossi verbali, ironia; addirittura esso appare in certi momenti irresistibile.

  Biagio Giordano  

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