Cinema: Il diritto di uccidere

 
RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Il diritto di uccidere
(Titolo originale: In a Lonely Place: In un luogo solitario)

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
 Il diritto di uccidere
(Titolo originale: In a Lonely Place: In un luogo solitario)
 

 Un film di Nicholas Ray.

Con Gloria Grahame, Humphrey Bogart, Marta Stewart.

Titolo originale In a Lonely Place.

Drammatico, b/n durata 91 min.

USA 1950

Recensione di Biagio Giordano

  Hollywood fine anni ’40. Dixon Steel (Humphrey Bogart) è uno sceneggiatore di successo, ma artisticamente insoddisfatto, sofferente per non riuscire a creare soggetti propri. I produttori, garantendogli un buon guadagno, praticamente lo costringono a comporre sceneggiature tratte dai libri, alla condizione di rimanere fedele, capitolo per capitolo, al testo scritto.

 

 

Una sera accompagna nel proprio appartamento Mildred (Marta Stewart),  una bella ragazza impiegata a Hollywood in un locale di intrattenimento di lusso come responsabile del guardaroba, lo scopo è sublime: dar spazio al  desiderio spontaneo della donna di raccontare con quali emozioni ha vissuto il testo di un libro da cui Dixon dovrà trarre la prossima sceneggiatura. Dixon vuol capire che effetto potrebbe avere sul pubblico più popolare il prossimo film basato sulla sua sceneggiatura.

 L’appartamento di Dixon è situato in un luogo solitario, senza strutture sociali, abitato solo da qualche personaggio illustre dello spettacolo cinematografico.

Mentre i due si avvicinano all’appartamento, incontrano per caso l’attrice Laurel (Gloria Grahame), una  nuova vicina di Dixon. L’uomo rimane colpito dalla  bellezza della donna.

 

Nell’appartamento di Dixon Lindred espone con un entusiasmo intriso di forme di miticità, i contenuti e lo stile del libro, soffermandosi in quegli aspetti che più l’hanno colpita. Il suo discorso lascia intendere chiaramente come il suo io  apprezzi anche i modi di vivere, la ricchezza, e i costumi del mondo sociale e culturale presente nel libro, un mondo così diverso dal suo.

Dixon però rimane deluso, si accorge che anche questa volta dovrà contribuire a fare un film fotocopia dei precedenti, alimentando quindi l’affermazione sul mercato del  genere filmico dai meccanismi letterari scontati, cioè  da banale intrattenimento, genere che appare così lontano dalla creatività artistica di autori come lui.

Il giorno dopo Mildred, che Dixon aveva lasciato andare via pagandole il taxi, viene trovata morta, strangolata e gettata in un fossato direttamente da una automobile in movimento.


Anche Dixon viene indagato perché quella notte la donna è stata vista uscire dal suo appartamento. La sua nuova vicina, Laurel, interrogata, testimonierà a suo favore  dando notizie positive per Dixon anche su ciò che ha visto accadere quella sera all’interno del suo appartamento osservandone le scene dalla finestra, un aspetto questo che la costringerà a confessare alla polizia un suo desiderio nascente su Dixon.

Tra i due poco dopo scoppia l’amore. Ma Dixon è un uomo dal temperamento violento e tutto nel suo comportamento lascia spesso pensare che potrebbe essere stato lui l’assassino di quella donna.


Un giorno Dixon, venuto a conoscenza da amici comuni che la sua Laurel ha incontrato l’ex fidanzato, sfoga con lei, violentemente, esagerate  pulsioni di una gelosia che appare manifestarsi con  tratti deliranti, non comuni, cosa che fa pensare a Laurel di essere in presenza di un uomo affetto da misteriosi disturbi psichici.

Col passare dei giorni la donna ha sempre più il sospetto che possa essere stato lui a uccidere la gurdarobiera, ma nello stesso ha paura di lasciarlo, per via delle possibili drammatiche conseguenze, e perciò quando lui le chiede di sposarla Laurel non sa dire di no finendo per accettare; la donna, psicologicamente del tutto in scacco, alimenta quindi nell’uomo quella che sta diventando per lui, a tutti gli effetti un’illusione dalle possibili e probabili conseguenze esplosive.


 Una sera Laurel, per un banale litigio stradale sulle precedenze, vede Dixon picchiare  selvaggiamente un ragazzo e cercare  ucciderlo con un grosso sasso raccolto nelle vicinanze quando la vittima giaceva già svenuta per terra, la donna dopo aver fermato la sua mano assassina è sgomenta, si convince di essere di fronte a un vero e proprio assassino.

Nel frattempo il lavoro di Dixon per la sceneggiatura del suo prossimo film è finito, il testo ha caratteristiche creative, personalizzate, eccessivamente soggettive, e nonostante ciò sembra piacere ai produttori-mercanti, forse in virtù di una capacità seduttiva nuova verso il grande pubblico di massa, basata su inediti codici espressivi inventati da Dixon, cosa che potrebbe far mantenere ai produttori la propria grossa fetta di mercato.

Quando Dixon una sera scopre che Laurel ha preparato la valigia e ha prenotato un volo per un’altra città per andarsene via da lui, la sua delusione diventa una pulsione omicida, mette le mani sul collo di Laurel come se volesse ucciderla, ma si fermerà in tempo perché Dixan non vuole essere un assassino.


La polizia troverà il vero colpevole, che risulterà essere il fidanzato geloso della guardarobiera, ma nonostante ciò Laurel abbandona Dixon perché ormai il loro rapporto ha superato il punto di non ritorno, si è consumato in una fiammata di innamoramento per lasciare poi il posto ai rispettivi, intrattabili, narcisismi da artisti, che imprimono alle loro personalità desideri passionali di avidi, sempre nuovi, e liberi rapporti.

 

Biagio Giordano  

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