Cinema: Fur

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO

Fur: Un ritratto immaginario di Diane Arbus

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Fur: Un ritratto immaginario di Diane Arbus

 

 Fur: Un ritratto immaginario di Diane Arbus, di Steven Shainberg, con Nicole Kidman, Robert Downej Jr., produzione Usa, anno 2005, durata 117 minuti, genere drammatico.

 1958. La giovane e bella Diane Nemerov (Nicole Kidman), è la figlia di una agiata famiglia ebrea trasferitasi a New York dalla Russia. E’ coniugata con Allan Arbus, un fotografo di moda di elevata professionalità, ed è madre di Grace e Sophie che la donna abitua fin da piccoli alle responsabilità e ad avere una certa autonomia. 

 Diane è una casalinga tutto fare, si cura anche della manutenzione della casa, inoltre dà assistenza  al marito nel laboratorio fotografico, una attività quest’ultima che le consente  di imparare alcuni segreti tecnici della fotografia. Diane misura con l’esposimetro la luce necessaria per un buon scatto, decide insieme al marito, grazie a un gusto estetico femminile sopra le righe,  quando la scena costruita ad arte con le modelle è  pronta per lo scatto. Diane è alla ricerca di un suo genere fotografico ma si sente ancora troppo distante dal parametro artistico che il marito rappresenta, quasi inibita dalla  bravura del coniuge che per lei pare irraggiungibile. Ma inconsciamente qualcosa la porta a cercare una propria strada artistica, parallela a quella della famiglia, una sorta di percorso innovativo che non può che passare dall’intrecciare nuove relazioni, seguendo l’infallibile istinto guida del suo desiderio.

 Colta e sensibile, Diane non dimentica di essere una immigrata, seppur benestante, ed è perciò colpita dalle disuguaglianze economiche, e dal modo assai affettato di socializzare dei diversi che potrebbe dischiudere, attraverso l’amicizia con lei, un mondo altro, semplicemente diverso dal suo divenuto troppo ordinato, magari un mondo, perché no, ricco di cose e affetti che lei inconsciamente desidera. 

 Nel suo inconscio si sono formate forze di ribellione che anelano a conquistare una maggiore libertà di espressione  e possibilità di scelte identitarie altre, forze che per troppo tempo sono rimaste prigioniere dei doveri familiari più scontati e abitudinari, soffocandola.  

 Forse, solo una occasione esterna, come potrebbe essere il desiderio d’amore di una persona diversa attirata dalla sua bellezza e dalla curiosità biografica che lei manifesta, potrebbe farle provare il piacere di  una ricomposizione unitaria tra l’Io e l’inconscio, tra la coscienza più attiva e l’altra parte di sé più oscura, quella che anela a divenir parte affettiva del mondo delle cosi dette anomalie fisiche e mentali dei diversi.

 L’occasione arriva. Nell’appartamento sopra a quello degli Arbus si stabilisce un giorno Lionel Sweeney, un uomo che si nasconde dietro una maschera, affetto da ipertricosi, una malattia che ricopre di peli tutto il suo corpo e riduce irreversibilmente la capacità respiratoria dei suoi polmoni fino a soffocarlo. I loro occhi si incrociano subito a lungo, comunicando inconfondibili desideri di conoscenza. 

 Sarà Lionel a lanciare in forme diverse messaggi ammiccanti verso Diane, la cui risposta non si farà attendere. La loro sete di conoscenza sarà soddisfatta da preziose  sorgenti  di pulsioni inconsce, aventi come meta un godimento altro, attraverso quelle forme di eleganza, inusuali, che li caratterizzano. Il sorgere anche di una curiosità erotica renderà i loro incontri sempre più coinvolgenti. 

Il piacere dei dialoghi mossi da sensibilità altamente affini farà da cornice al passionale mondo che esplorano. E’ così che Diane troverà il suo genere fotografico di grande successo, ritraendo via via aspetti sempre più coinvolgenti del mondo fisico, mentale, estetico, dei diversi.

      Biagio Giordano  

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