Cinema: Fino all’ultimo indizio

Fino all’ultimo indizio, di John Lee Hancock, con Rami Malek, Denzel Washington, Usa, anno 2021, genere thriller, 128 minuti

Locandina tratta da Ebay.it che vende il film

Commento con spoiler

Los Angeles 1990. Un vice sceriffo di colore, Deacon, impersonato da un Denzel Washington imbolsito e lento con una postura da anziano, (scelta voluta dal regista in quanto essa giova alla pellicola, dando maggior contrasto al film, evitando quelle sbiadite scene che indeboliscono l’emotività di chi guarda e il ritmo del film) ex detective di gran talento, impedito nella carriera da un ambiente particolarmente ostile e un po’ razzista, decide di cercare alcune prove di un caso che segue datempo, andando al dipartimento in cui aveva lavorato prima.

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Lì Deacom ritroverà diverse amicizie. Incontra anche un più giovane collega, Baxter felice di vederlo, i due si uniscono seguendo un caso di omicidi molto importante che sembra avere delle relazioni con un episodio criminoso precedente le cui responsabilità non sono mai state chiarite.
Finale aperto, Baxter uccide un uomo fortemente indiziato, lo fa perché posseduto da un accesso di ira per essere stato da lui offeso. Successivamente viene preso da potenti sensi di colpa che ne paralizzano l’attività. Deacon per sollevarlo dalla depressione inventa uno stratagemma: gli fa credere di aver trovato nella casa del sospettato da lui ucciso la prova regina della colpevolezza di quel uomo: un oggetto intimo, appartenuto all’ultima donna scomparsa. Glielo fa recapitare, al che Baxter appare sollevato. Ha in mano la prova che l’uomo da lui ucciso era effettivamente l’assassino ricercato.
Thriller anomalo, con un finale fuori dai canoni etici più abitudinari.
Un delitto su un sospettato di omicidio viene coperto dalle istituzioni della polizia, lasciando in libertà colui che ne era l’esecutore e che apparteneva alle forze di polizia stesse.
Codice etico Hays messo definitivamente in soffitta?
Un film thriller che diventa più realistico dei soliti in circolazione rinunciando alla suspense finale (salvataggio all’ultimo minuto) a vantaggio dell’emozione amara e meditativa che rilascia il vero credibile.
Ottimo thriller culturale, ben girato e interpretato, recente, che ha il coraggio di andare con le sue idee di sceneggiatura oltre le convenzioni cinematografiche basate esclusivamente sullo spettacolo più diretto, ossia quello finalizzato a sostenere il cinema industriale.

 

Biagio Giordano (fotografo coordinatore della sezione fotografia
dell’Associazione culturale no profit Renzo Aiolfi di Savona)

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