Cinema: Changeling

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Changeling

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Changeling

Changeling, di Clint Eastwood, con Angelina Jolie, John Malkovich, USA 2008, genere drammatico, durata 133 minuti.

 

 1928, fatti veri, in una Los Angeles straniante, anonima, a volte ostile, ma ancora sensibile alle tragedie di famiglia causate da criminali psicopatici, una ragazza madre torna a casa dopo una faticosa giornata di lavoro come centralinista e scopre che il figlio di 9 anni non c’è più. 

Disperata, quasi incredula, ne denuncia subito la scomparsa alla Polizia che prontamente si dà da fare, ma a fronte di una incapacità strutturale nell’approfondire e indagare capillarmente  casi di quel grado di gravità, le forze dell’ordine, guidate dall’alto, si inventano un vergognoso sotterfugio.  Consapevoli della triste e nota condizione sociale del mondo femminile proletario, vessato e relegato praticamente nel non diritto in quanto privo di mezzi economici adeguati per la difesa, le istituzioni giudiziarie giocano una pesantissima carta ipnotica, quella legata alla paura mediatica.

Esse cercano di migliorare la propria immagine presso l’opinione pubblica, e decidono, per misteriose vie di potere, di riportare alla madre disperata non suo figlio ma un bambino che gli assomiglia. 

La madre rimane felicemente ipnotizzata dall’arrivo del bambino solo per qualche istante, poi la realtà prende il sopravvento, la donna si rende conto che il bambino che ha di fronte non può essere suo figlio. 

Alle legittime proteste della madre, i vertici delle istituzioni giudiziarie  mettono in atto una vecchia procedura, tanto aberrante quanto antifemminile,  interpretata come legittima in forza di ambigue leggi vigenti. Essa prevede, che quando una madre ripudia il figlio, deve essere predisposto il suo internamento manicomiale. 

Le istituzioni, con l’internazione, intendono curare quelli che ritengono siano gli aspetti più nevrotici o psicotici del comportamento di una madre decisa a liberarsi di ciò che ha creato.

Stile asciutto, atmosfere che evocano la parte umana più malsana mostrando tra il velo di un civile che fatica sempre più ad essere norma, le aberrazioni del desiderio prodotte da un primario psichico offeso che porta il criminale a non conoscere sensi di colpa.

 

     Biagio Giordano  

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