Cinema: Cast Away

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Cast Away

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Cast Away

 

Cast Away,  regia di Robert Zemeckis con Tom Hanks, Helen Hunt. Produzione USA 2000. Drammatico. Durata 135 minuti.

Un noto e brillante industriale, ideatore e creatore di una società aerea per la  distribuzione di posta privata, sopravvive ad un tragico incidente aereo capitato durante una tempesta nel pacifico.

 L’aereo si è inabissato e sono morti tutti e quattro i membri dell’equipaggio, lui invece miracolosamente si è salvato: grazie a un provvidenziale squarcio nella parte alta della carlinga dell’aereo, cosa che gli ha consentito  di salire in superficie con stretto al petto un provvidenziale canotto autogonfiabile. 

Semisvenuto si riavrà solo quando, finita la tempesta, il canotto urterà sugli scogli prossimi a una piccola isola deserta.

 L’isola offre molto poco, basti pensare che solo per non morire di sete  l’industriale è costretto a faticose raccolte d’acqua piovana per lo più tratte dalle foglie della fitta vegetazione, e che per il resto la sua alimentazione è costituita da noci di cocco e grossi granchi marini che si muovono sulla riva del mare, gli uni facili da raccogliere gli altri facili da catturare. 

L’isola è assai lontana dal punto in cui è avvenuto l’incidente, e questo rende molto difficile da parte dei soccorritori  l’individuazione dei superstiti. L’industriale rimarrà nell’isola 5 anni. La forza di resistere gli verrà data dal dialogo delirante che egli  riuscirà ad instaurare con un pallone bianco da volley, un oggetto presente nell’aereo precipitato in mare, e portato a riva dall’alta marea. L’industriale, feritosi a una mano nel tentativo di accendere un primo fuoco fregando un rametto su un solco di legno, disegnerà sul pallone l’immagine di un volto, usando come colore il suo stesso sangue. 

Il particolare delirio instaurato col pallone, è  funzionale al sostegno, con le pulsioni provenienti dall’inconscio, dell’Io realtà, quest’ultimo per ragioni anche di sopravvivenza rimarrà perciò  sempre attivo, il delirio consentirà all’industriale di percepire lo sguardo del  volto del pallone come un altro essere, tra l’umano e il divino, tra il magico e la personificazione del destino. Questa sorta di identificazione darà forza a tutte le sue azioni nell’isola, portandolo addirittura a costruire, dopo cinque anni, una zattera di legno, robusta e pienamente funzionale, con cui abbandonare l’isola e tentare la sorte in mare aperto.

Il film è una metafora tra le psicologie che si formano con l’esperienza della sopravvivenza e quelle che dominano nella vita civile quotidiana legata al lavoro, la coscienza del loro contrasto nella cultura della modernità mette in discussione aspetti del civile e conformismi di maniera, avviando la persona che ha fatto esperienza di entrambe le situazioni, verso una nuova vita.

Film bellissimo, ben recitato, con un’ottima sceneggiatura, eccelsa fotografia e montaggio dell’incidente aereo verosimile, con un finale decoroso, fuori dalle convenzioni più banali di Hollywood 

    Biagio Giordano 

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