CINEMA: CAPTAIN PHILLIPS

 
RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
In sala in provincia di Savona
CAPTAIN PHILLIPS
Attacco in mare aperto

RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
In sala in provincia di Savona

CAPTAIN PHILLIPS – Attacco in mare aperto

 
Titolo Originale: CAPTAIN PHILLIPS
Regia: Paul Greengrass
Interpreti: Tom Hanks, Catherine Keener, Michael Chernus, Max Martini, Chris Mulkey, Yul Vazquez, David Warshofsky, Corey Johnson, John Magaro, Angus MacInnes, San Shella, Mark Holden, Vincenzo Nicoli, Louis Mahoney, Gigi Raines
Durata: h 2.14
Nazionalità: USA 2013
Genere: drammatico
Recensore Biagio Giordano
In sala nella provincia di Savona

Il film prende l’ispirazione da un fatto realmente accaduto che ha avuto una grande risonanza mediatica in tutto il mondo e ne precisa dettagliatamente i contenuti narrativi attraverso la consultazione del libro  autobiografico di Richard Phillips e Stephan Talty pubblicato negli Stati Uniti.

Il libro è  appena uscito anche in Italia,  con il titolo Il dovere di un capitano edito  da Rizzoli,  tradotto magistralmente dall’inglese da Giulio Lupieri,  racconta le drammatiche vicende subite dal comandante Richard Phillips e dal suo equipaggio  a seguito dell’abbordaggio  alla sua nave  da parte di una banda di pirati somali armati di mitra AK-47.

Il film inizia con i preparativi del capitano Richard Phillips, residente nel Vermont, per il suo lungo viaggio in Africa. Il commiato dalla moglie è doloroso la famiglia appare unita ma  non del tutto rassegnata al lavoro di Richard che obbliga a lunghe e snervanti attese.


 La nave di Phillips è la porta container USA Maersk Alabama, la destinazione è l’isola di Mombasa nel Kenya, nazione confinante con la Somalia, il carico è composto da materiale agricolo e cibo per la World Food Programms: l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistenza alimentare nel mondo.

Quando la nave si trova a circa 200 miglia dal Corno d’Africa il comandante riceve sul suo computer, via internet-satellitare, messaggi di pericolo pirateria da parte di alcune Agenzie informative internazionali. Preoccupato,  il giorno dopo Phillips dichiara al suo equipaggio lo stato di allerta annunciando la messa in atto di tutte le   esercitazioni atte a salvaguardare la nave e la vita dell’equipaggio da abbordaggi di pirateria.

Durante la simulazione con sirena di un attacco pirata compaiono improvvisamente  sullo schermo radar due punti luminosi che si avvicinano velocemente alla nave. Preso il binocolo per capire di che si tratta il comandante Phillips  vede confermati i suoi sospetti: due scafi con personale di colore armato e mal vestiti sembrano intenzionati ad   avvicinarsi minacciosamente alla nave. Il comandante avvisa l’equipaggio che la prova di simulazione  è sospesa, essa trapassa immediatamente in una pratica reale di difesa.

 La situazione  sembra evolversi paurosamente verso uno scontro drammatico ad alto pericolo di morti.

Segnalata l’emergenza al  centro operativo internazionale, il comandante Phillips non riceve da esso alcuna rassicurazione per l’immediato, l’intervento di aiuto non appare pienamente giustificato, il personale di turno del centro operativo non è infatti convinto che si tratti di pirati, ipotizza la presenza di  pescatori, propongono quindi di aspettare finché non si è certi di un attacco, cosa che  costringe  Phillips a cercare personalmente, in una forma emotiva mista di freddezza e ansia, delle soluzioni di difesa.


 Il comandante aumenta la velocità della nave, tiene pronti i numerosi idranti che usati tempestivamente sarebbero in grado di far affondare gli scafi, quindi compie delle virate a dritta e a destra per rendere più difficile l’abbordaggio. Quando i pirati sono molto vicini alla nave alza al massimo il volume degli altoparlanti  e simula una conversazione con il centro operativo, udibile anche dai pirati  il cui capo  di colore conosce l’inglese, Phillips fa capire ai predoni che sta per arrivare in loro soccorso un aereo da guerra, al che i gommoni dei pirati dopo qualche tentennamento dei guidatori ripiegano provvisoriamente e a turno sulla loro nave d’appoggio.

Riorganizzatisi e constatato che nessun mezzo militare,  compreso l’aereo annunciato, è giunto a proteggere la nave di Phillips o a rendersi conto della situazione, i pirati ritornano all’attacco della Maersk Alabama riuscendo, dopo una durissima lotta a distanza fatta anche di sparatorie, a salire a bordo.

Pur sotto il tiro dei mitra AK-47 dei pirati l’equipaggio e il suo comandante, divenuti prigionieri, non si rassegnano a perdere; con un linguaggio in codice che consente di muoversi organizzati riescono a rendere  difficile la vita ai pirati.

 I pirati sorpresi dalla mancanza di una totale sottomissione dell’equipaggio si innervosiscono, mostrando via via una tale insicurezza che li porterà a  commettere  diversi errori.


Il film ha un’andatura prevalentemente drammatica, in ottimo crescendo, che funziona molto bene  soprattutto per la preparazione di base con cui è stata allestita la narrazione nella prima parte dalla sceneggiatura, che dipinge scene familiari normali, di tutti i giorni, riguardanti una famiglia media americana con due figli. Realtà semplici ma ben dettagliate, sentite dal pubblico assetato di vero, che favoriscono un  forte impatto empatico con i personaggi e i loro eventi.

E poi, sempre nella prima parte, il mondo emotivo dell’ambiente operaio che la nave riflette, i problemi sindacali che lo costellano, l’essenzialità delle cose di bordo che danno certezza all’esistenza degli operai precludendo nell’immediato ogni divagazione di comportamento o sogno credibile, e i brandelli di storia di vita che appaiono qua e là, tutto ciò favorisce negli spettatori, lungo un terreno narrativo che preannuncia  precipitazioni improvvise della normalità nello straordinario, un gioco di identificazione e proiezione con i personaggi di alto valore emotivo, indispensabili per la riuscita di film come questi oggi in forte crisi di critica e di pubblico maturo.

Il film avvince e convince su quasi tutti i piani espressivi di cui è composto, cosa che induce a sottolineare come sia indispensabile, sempre più, nel cinema d’azione ritornare a un piano identificativo più di spessore  con i personaggi, facendo conoscere di essi maggiori aspetti psicologici e di vita,  perché questo dà all’azione filmica nuova propulsione, un supporto per lo spettatore di fruibilità emotiva maggiore che si avvale di tratti culturali del mondo dei protagonisti delineati a favore dell’accoglimento della proiezione e dell’identificazione su uno specchio di più grande portata.

BIAGIO GIORDANO

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