Cinema: Bronte – cronaca di un massacro

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Bronte – cronaca di un massacro
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RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO

Bronte – cronaca di un massacro

 

 Titolo Originale: BRONTE – CRONACA DI UN MASSACRO CHE I LIBRI DI STORIA NON HANNO RACCONTATO

 Regia: Florestano Vancini

 Interpreti: Ivo Garrani, Mariano Rigillo, Ilija Dzuvalekovski, Rudolf Kukié, Modrag Loncar, Filippo Scelzo, Loris Bazzocchi, Bert Sotlar, Ernesto Colli, Empedocle Buzzanca, Mico Cundari, Franco Aloisi

 Durata: h 1.49

 Nazionalità:  Italia 1972

 Genere: storico

 Al cinema nel Giugno 1972

 ecensore Biagio Giordano

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 Nel 1860 Garibaldi sbarca a Marsala e il  piccolo esercito dei mille  rimane sotto la protezione politica inglese che ha in Sicilia interessi di un certo rilievo. Alcune navi militari inglesi stazionano  in zona pronte a intervenire in favore di Garibaldi.

Ma l’incitamento di Garibaldi ai contadini siciliani affinché si rivoltino  contro i Borboni darà adito a fatali equivoci, esso era fatto di annunci troppo audaci, il suo messaggio sulla consegna della terra ai contadini finirà  per essere del tutto propagandistico, e per certi aspetti controproducente, in quanto Garibaldi, una volta promessane l’attuazione, non era nella condizione di poter decidere sulla concessione di certi diritti al popolo.


 L’unificazione d’Italia stava avvenendo senza idee chiare sul sistema economico da attuare e quindi su quali classi sociali agire maggiormente per sviluppare l’economia.  Solo un governo di unità nazionale, una volta eletto, avrebbe potuto rendere chiare le  nuove scelte programmatiche e di diritto che si volevano attuare  per  la nuova nazione.

Il  messaggio di Garibaldi, nello specifico, voleva rassicurare  i contadini che con la liberazione dai borboni sarebbero stati loro assegnati  quella parte dei terreni del demanio illecitamente posseduti dai nobili. Un’affermazione shock, che il popolo interpreta subito in modo troppo esteso immaginandola come una vera e propria rivoluzione, ciò creerà nel catanese e in altri paesi siciliani non pochi problemi di ordine pubblico, con  gravi fatti anche di sangue.

Le speranze di  cambiamento di status che appassionavano l’immaginario dei contadini vengono quindi alimentate al massimo, e sono tali  da venir da essi coniugate  con un concetto di libertà  del tutto travisato rispetto a quello garibaldino.

La libertà viene  intesa dal popolo come assoluta, cioè sia come una liberalizzazione  dal potere borbonico che da ogni potere amministrativo comunale allora egemonizzato per lo più da nobili e aristocratici arroganti e violenti e crudeli sfruttatori (quali erano i padroni di terre) del lavoro contadino. La libertà viene intesa anche  come lasciapassare o tolleranza,  per vendette personali da attuare contro i feroci padroni terrieri.

 Ciò farà sì che alcuni paesi siciliani diverranno teatro di sanguinose rivolte popolari.

 Nel film, in attesa di Garibaldi, l’avvocato liberale Nicola Lombardo progetta una riforma agraria, ma nel frattempo scoppia la rivolta a Bronte (Catania)  che prende pieghe per lo più vendicative personali sfociando solo  in seguito  in saccheggi e uccisioni di forte valenza simbolica   al grido di viva Garibaldi.

Il generale Nino Bixio giunto sul posto per mandato di Garibaldi apre un’inchiesta e fa arrestare più di un centinaio di persone, dopodiché manda a processo nel tribunale misto di guerra a Catania i cinque maggiori indiziati. Dopo una lunga e snervante attesa che secondo il film stava bloccando l’urgente bisogno di operatività di Garibaldi nella regione,  il tribunale decide per  la pena di morte, che viene poi eseguita per fucilazione dai soldati stessi di Nino Bixio  in una piazzola del paese.

E’ una pellicola questa di Florestano Vancini, di buon impatto drammatico, girata in Jugoslavia con un cast straordinario di attori slavi che riescono a infondere alle scene una verosimiglianza del reale sociale molto apprezzata dal pubblico. Un film indubbiamente di grande potenza espressiva che riesce a tenere gli spettatori avvinti in una solidale commozione, portandoli anche ad essere più critici e meditativi nei confronti di un mito, quello Risorgimentale, che a distanza di tempo appare sempre più logoro, bisognoso com’è di una rivisitazione  meditativa capace di svelare, senza più il gigantesco peso del filtro politico, cosa è effettivamente accaduto nel territorio siciliano in quel glorioso periodo.


Bronte cronaca di un massacro è un film  di forte denuncia, ricco di particolari frutto di documenti, uscito nel 1972, un genere di opera  inspiegabilmente rara nel cinema italiano in quanto appare imperniata narrativamente su un passato ancora di forte richiamo culturale.

Una pellicola la cui ideazione  è stata indubbiamente agevolata, sotto l’aspetto della critica al nostro Risorgimento, da un’epoca, quella degli anni settanta,  costellata da numerose ideologie e utopie tese a un impegno di trasformazione radicale del costume sociale ed economico del sistema Italia; un’epoca ricca di pensieri e sogni di critica radicale che denunciavano cosa esistesse effettivamente sotto la splendente facciata del perbenismo e del miracolo economico italiano; le ideologie si tramutavano frequentemente in azioni ed elaborazioni politiche coraggiose, trasgressive, tali a volte da essere brutalmente represse dal sistema conservatore italiano che ne avvertiva la minaccia sopratutto per sé.

Il film fu concepito inizialmente per la televisione, nella forma di uno sceneggiato televisivo in tre puntate, firmato RAI e la Histria Film, al cinema fu proiettato nel 1972  nella versione  ridotta di 110 minuti  poi ripresa dalla stessa  RAI che scelse di mandare in onda l’opera di Vancini in  un giovedì sera. Il film, a riprova del suo alto valore  contenutistico e formale, fu visto da circa undici milioni di spettatori.

Nel gennaio 2002 è uscita in DVD una versione restaurata, con 16′ in più di scene inedite.


 Nella novella verghiana Libertà (Novelle rusticane), viene trattato l’argomento sui tragici fatti di Bronte, secondo alcuni intellettuali siciliani in modo idealistico, con una critica un po’  manichea  ai rivoltosi,  in quella novella tra l’altro non c’è traccia storica dell’avvocato Lombardo uno dei protagonisti reali di quegli eventi sanguinosi.

I fatti di Bronte sono citati anche da Carlo Levi che ne “Le parole sono pietre” descrive alcuni aspetti dell’accaduto.

Interessante questo documento del Proclama di Nino Bixio agli abitanti della Provincia di Catania dopo i tragici fatti di Bronte!


Gli assassini, ed i ladri di Bronte sono stati severamente puniti – Voi lo sapete! la fucilazione seguì immediata i loro delitti – Io lascio questa Provincia – i Municipi, ed i Consigli civici nuovamente nominati, le guardie nazionali riorganizzate mi rispondano della pubblica tranquillità!… Però i Capi stiino al loro posto, abbino energia e coraggio, abbino fiducia nel Governo e nella forza, di cui esso dispone – Chi non sente di star bene al suo posto si dimetta, non mancano cittadini capaci e vigorosi che possano rimpiazzarli. Le autorità dicano ai loro amministrati che il governo si occupa di apposite leggi e di opportuni legali giudizi pel reintegro dei demanî – Ma dicano altresì a chi tenta altre vie e crede farsi giustizia da sé, guai agli istigatori e sovvertitori dell’ordine pubblico sotto qualunque pretesto. Se non io, altri in mia vece rinnoverà le fucilazioni di Bronte se la legge lo vuole. Il comandante militare della Provincia percorre i Comuni di questo distretto. Randazzo 12 agosto 1860.

IL MAGGIORE GENERALE G. NINO BIXIO.

12 agosto 1860, proclama originale di Bixio, successivo alla esecuzione

      Biagio Giordano

     
   

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