Cinema. Brevi recensioni: Noah

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO

Brevi recensioni
NOAH

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Brevi recensioni
 

 NOAH

Noah è un film del 2014 scritto, diretto e prodotto da Darren Aronofsky, con protagonista Russell Crowe nei panni del patriarca biblico Noè.

Il film, ispirato alla storia dell’Arca di Noè narrata nell’Antico Testamento, interpreta i contenuti biblici legandoli alle nuove realtà etiche dei nostri giorni, dando quindi spazio alla parola della donna e configurando conflitti di famiglia che indicano un forte processo di cambiamento nella millenaria sua istituzione, cambiamento che va verso una sua maggiore e solidale apertura verso il mondo reale: assai più complesso di quello di 2000 e oltre anni fa.

Volontà di Dio e ricerca di una sublime etica del sociale si fondono con la fede in una nuova coscienza, caratterizzata dall’importanza dell’ amore divino inseparabile da ogni verità, anche scientifica.

L’importanza di questo film sta nella capacità di comunicare nel presente attraverso i media testi sacri che sono alla base della civiltà occidentale e che presi alla lettera rischiano di contribuire nelle nuove culture di massa al loro definitivo oblio o a radicalizzazioni fondamentaliste in ristretti gruppi lontani dal flusso culturale generale che via via tende ad imporsi…
Per cui le violente polemiche suscitate da questo film tra epigoni del letteralismo biblico e demitizzatori moderni, non ha molto senso, se non come gusto della polemica fine a se stessa in un salotto accogliente…

Biagio Giordano

 

 

 

 Debito di sangue (Blood Work)

Debito di sangue (Blood Work) è un film thriller del 2002 diretto e interpretato da Clint Eastwood

Montaggio e regia superlativi per mettere su schermo in maniera egregia il difficile libro di Michael Connolly.

I codici western ad alto contrasto normalità – straordinarietà, acquisiti con Sergio Leone, vengono resi irriconoscibili con opportuni travestimenti di costume dettati dall’epoca più attuale in cui si svolge il film, ma restano alla base del funzionamento spettacolare di questo racconto filmico di genere diverso dal western.

Un pericoloso pensiero etico di estrema destra populista sembra però dominare in tutto il film: i serial killer sono assassini che se colti sul fatto vanno presi preferibilmente morti e non vivi, perché sani di mente, colpevoli, capaci cioè per lo più di premeditare freddamente l’omicidio, godendo allo spasimo del delitto con i soliti rituali sintomatici un po’ nevrotici…aspetto questo che semplifica ogni più complesso giudizio scientifico necessario per comprendere le profondità psichiche e storiche dei serial killer psicopatici…

Biagio Giordano

 

 

 

 Furore (The Grapes of Wrath)

Furore (The Grapes of Wrath) è un film del 1940 diretto da John Ford. Tratto dall’omonimo romanzo di John Steinbeck, fu adattato per il cinema dallo stesso Steinbeck, fotografia di Gregg Toland.

Capolavoro di John Ford che si avvale di una fotografia in bianconero di Gregg Toland di rara potenza espressiva del vero.

Controluci mirabili di grande suggestione, nonché incanto e stupore; chiari e scuri sull’accadere psichico e fisico dei personaggi molto ricercarti in funzione di una comunicazione puramente visiva capace di sostituire i significanti del linguaggio sonoro in molte occasioni; tutto il brutto e la sofferenza racchiusi nel film diventano con la fotografia di Toland penetrazione seduttiva nella mente dello spettatore di un mondo altro che commuove e purifica l’animo grazie all’effetto catartico della tragedia umana di quegli anni ’30, anni di piena crisi economica negli Stati Uniti…

Biagio Giordano

 

LE ALTRE RECENSIONI 

 

 

Full Metal Jacket è un film di guerra statunitense del 1987 diretto da Stanley Kubrick ed interpretato da Matthew Modine

Film sulla guerra e l’impotenza dei deboli costretti per vivere a divenire brutali, disumani, sempre più rozzi; deboli identificabili nei soldati.

Film ironico, sarcastico, ma che sa dare anche momenti di alta drammaticità. Film antimilitarista per pragmatismo empirico e non nel senso ideologico, Kubrick sa come sollecitare quei tasti inconsci dello spettatore in grado di suscitare forti emozioni, e lo fa senza ingannare nessuno, rendendo tutto credibile e di probabile vero avvalendosi di una direzione della fotografia che ha dell’eccezionale per cura, invenzioni di codici drammatici e umoristici, verve fantastica nella composizione, nitidezza e giochi di luci ben funzionali alle circostanze significanti previste nelle scene. Una sceneggiatura di gran spessore letterario opportunamente distillata per il cinema tradotta in immagini da Kubrick in maniera egregia tanto da farne un capolavoro approvato anche dal grande pubblico.

Luce ancora al naturale analogico, il solco lasciato sulla materia chimica della pellicola dalla luce naturale batte di gran lunga ogni luce tradotta e riprodotta oggi dagli algoritmi in relazione con i sensori digitali moderni: per credibilità visiva, nitidezza realistica, sofficità del vero dei colori. risoluzione delle sue informazioni di scatto.

Doppiaggio vocale in italiano, da oscar, soprattutto per il doppiatore del sergente istruttore dei marines nella parte iniziale del film…

Biagio Giordano

 

Furia (Fury)

 

Furia (Fury) è un film del 1936 diretto da Fritz Lang

II film si è spirato a fatti di sangue veri, di linciaggio, atti estremamente ignominiosi molto frequenti in quegli anni negli Stati Uniti, essi colpivano soprattutto la gente di colore (6.000 casi nel solo ’35), e rimanevano in gran parte impuniti a causa dell’omertà delle comunità di paese, bianche, quelle che si definivano civili, per bontà di razza e buona tradizione.

Furia è il primo film a sfondo sociale di Lang in America. Il titolo originario del film era Mob Rule, (Il potere della folla) e si ispirava a un libro che riportava fatti di sangue, precisamente di linciaggi, realmente accaduti nel 1931.

Rispetto al successivo film sociale “Sono innocente”, Furia appare molto più elaborato nella narratività ricco com’è di situazioni coinvolgenti situate accanto allo scarno filo conduttore. Situazioni spesso tese e drammatiche, ben coordinate, fatte scorrere mirabilmente come intrattenimento noir lungo il difficile binario narrativo principale.



Il successo di critica e di pubblico del film si spiega sia per la sceneggiatura che abbonda di tecniche letterarie capaci di sedurre (in quanto creatrici di emozioni supplementari rispetto ai fatti in sé), sia per la sua realizzazione fotografica. Il linguaggio visivo appare infatti sempre un ottimo coautore di tensioni di rilievo, perché costituito da una ricercatissima varietà di punti di ripresa stranianti che danno una forte drammaticità ai volti e ai corpi.

Ne sono un esempio le inquadrature dal basso in alto dei personaggi, pregevoli sia per difficoltà operativa che per fantasia inventiva, capaci di stupire ed impressionare.

Tutti questi aspetti danno allo spettatore una sensazione di maggior partecipazione alla narrazione, di essere presenti in qualcosa del racconto che appare sopra tutto in una dimensione realista, e che essendo indubbiamente, nel complesso, di ottimo spessore letterario porta la credibilità fittizia dello spettatore a livelli elevatissimi: con effetti estetici di difficile raggiungimento in molti altri film del genere.

 Biagio Giordano


 
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