Cinema – Brevi recensioni

 
RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Brevi recensioni
AMERICAN PASTORAL e SWEETWATER

 
RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Brevi recensioni
 

AMERICAN PASTORAL

 

American Pastoral, 2016, (Pastorale americana= vicende curative, educative, morali), sala 4 Diana, Savona

Tratto dal libro capolavoro di Philip Roth vincitore del Premio Pulitzer, American Pastoral è la storia di un uomo di successo Seymour Levov detto “lo Svedese”, un uomo benpensante padrone di una fabbrica di guanti raffinati, la cui figlia sceglie la via dell’ideologia comunista-terrorista.
Il padre non si rassegna alle scelte tragiche della figlia, incolpando della brutta strada da lei intrapresa la psicoterapeuta e i leader carismatici del gruppo terroristico cui la figlia apparteneva.

Il film pone e risponde a questa domanda: “Come è possibile che una tragedia di questo tipo accada in una normale famiglia bene americana che ha realizzato il Sogno Americano? Ci sono errori educativi dei genitori o della società, o tutto è legato a particolarità misteriose, a sensibilità specifiche, raffinatissime, costitutive dell’animo della figlia stessa?

Ottimo film, di forte spessore letterario, tiene inchiodati alla poltrona…

Biagio Giordano

 

SWEETWATER


Sweetwater (Acqua dolce), del 2013. Un film di Noah Miller, Logan Miller. Con Ed Harris, January Jones, Jason Isaacs, Eduardo Noriega, Chad Brummett

Il film western è ambientato nel Messico del 1886. Una giovane vedova rischia la vita per vendicare l’omicidio del marito, avvenuto per opera di un pazzo Pastore cristiano abusivo. Un nuovo sceriffo mandato dalla magistratura che sospetta che in quella zona sono stati commessi reati indicibili si schiera al fianco della donna.

Film molto violento, con dettagli raccapriccianti, i Miller registi giocano tutto sui contrasti estremi, rinunciando ad ogni sfumatura nella delineazione dei profili dei personaggi, ne viene a risentire quindi la logica reale dei fatti che rimane oscura sullo sfondo.

Imitazione furbesca dei modi filmici di raccontare di Tarantino, ma lo scorrere narrativo è pregevole, il talento c’è occorre solo dare più senso psicologico e culturale alle scene.

Titolo ironico.

Biagio Giordano

 

 

Non-Stop

Non-Stop è un film del 2014 diretto da Jaume Collet-Serra, con protagonista Liam Neeson, coppia che ha lavorato insieme anche per il film Unknown – Senza identità

Difficile sciogliere i nodi narrativi troppo stretti costruiti nella prima parte del film, ma il regista nonostante una sceneggiatura poco scorrevole ci riesce inventando scene di complemento legate alla tecnologia degli effetti speciali, soprattutto nell’atterraggio dell’aereo con l’esplosione a bordo che ha credibilità proprio per le numerose distruzioni spettacolari cui va incontro…
Protagonisti del film i cellulari con internet, di nuova generazione…

Biagio Giordano

A Dangerous Method

A Dangerous Method è un film biografico ma filtrato da una interpretazione letteraria, è del 2011, ed è diretto da David Cronenberg. Il film è ambientato tra Zurigo e Vienna alla vigilia della prima guerra mondiale…

Sabina Spielrein era un’ebrea russa in cura da Jung col metodo psicanalitico di impronta teorica fortemente freudiana, tra loro due nacque un rapporto d’amore che all’epoca creò diversi conflitti sia in Jung sposato con un figlio che alla psicanalisi stessa, immersa com’era quest’ultima in un contesto storico fortemente moralista nei confronti della sessualità.
La psicanalisi vedeva quindi in quell’atto d’amore tra Jung e la Spielrein, consumato si presumeva sessualmente, una perdita di autorità dello psicanalista nei confronti della paziente, cioè un cedimento, con strascichi infantili dissociativi impossibili da elaborare, alle sirene della seduzione erotica sprigionata dalla paziente per sostenere il proprio sintomo nevrotico, con la conseguente impossibilità di proseguire efficacemente la cura.

Lo sviluppo storico della psicanalisi, soprattutto dal ’68 in poi relativizzerà molto le rigidità normative del metodo psicanalitico del primo ‘900, mettendo in primo piano l’importanza di una particolare apertura dell’inconscio in analisi finalizzata a un tipo di lavoro diverso. Un inconscio che poteva subire cambiamenti importanti con un lavoro elaborativo ben sorretto da una ricerca polisemica dei segni non più quindi posto sotto l’ossessione della ricerca di un loro significato univoco. Significanti e fantasmi in gioco avevano effetti di cifra diversi, andando al di là di quello schematismo teorico del primo novecento piegato per lungo tempo in un’ideologia anche puritana: sospettabile quest’ultima di essere fonte in alcuni casi di nevrosi e trasgressioni sessuali di forte disagio dissociativo…

Biagio Giordano

 

MISSION TO MARS

 

Mission to Mars è un film di fantascienza del 2000 diretto da Brian De Palma

Film di eccezionale articolazione visiva dei capitoli, con una fotografia che gioca sugli spazi cosmici con grande originalità generando suggestioni estetiche nuove per il cinema.
Spazi che esaltano lo stupore visivo, tempi missione avari ristretti e proprio perciò ricchi di suspense, alta tecnologia, e sentimenti umani forti ma controllati dalla razionalità, fanno da supporto al film consentendo alla storia di svolgersi in tutta la sua forza, quella voluta, dando allo spettatore la possibilità di un maggior coinvolgimento identificativo.
Lo spettatore entra in una dimensione geometrica spazio-tempo convincente percependo l’avventura cosmica come qualcosa di finalmente paragonabile o confrontabile con le antiche avventure terrestri di stampo letterario, e non è poco visto la desertificazione con cui si presentano i pianeti. Film passato troppo inosservato, soprattutto da una critica cinematografica che per lo più continua ad ignorare l’importanza della fotografia nel’economia e topografia del film…

 

RAMBO (FIRST BLOOD)

 

Rambo (First Blood) è un film del 1982 diretto da Ted Kotcheff, tratto dal romanzo Primo sangue di David Morrell, ed interpretato da Sylvester Stallone.

Una guerra inutile, se non per l’industria bellica, quella avvenuta nel Vietnam, una società che non riesce ad integrare gli eroi berretti verdi perché divenuti nel frattempo troppo diversi, una comunità razzista ignara di ciò che accade nel mondo, un film Rambo che fa spettacolo con i contrasti giusti utilizzando gli ingredienti sociologi più veritieri. Grande ritmo grazie a una sceneggiatura ben tirata e a un Sylvester Stallone con grandi doti atletiche e ben immedesimato nella parte.
Film premiato dal pubblico e bocciato dalla critica che appare sempre sospettosa dei film di successo a sfondo individualista…

  

THE TERMINAL

The Terminal è un film del 2004 diretto da Steven Spielberg ed interpretato da Tom Hanks, Catherine Zeta-Jones e Stanley Tucci

Il film ha diversi pregi, l’originalità dell’idea, una fotografia di alto livello professionistico che riesce a rendere sempre interessante con i suoi movimenti di macchina incessanti e varianti negli angoli alti e bassi ciò che accade in un terminale di servizio, semiparalizzato da lavori di ristrutturazione, di un grande aeroporto, la scorrevolezza narrativa e lo spessore del profilo psicologico del protagonista Victor (Tom Hanks), la suspense: quest’ultima difficilissima da concepire in spazi limitati e situazioni burocratiche chiuse.

Spielberg è molto bravo a tenere deste le attese degli spettatori con ripetuti colpi di scena che svolgono la funzione di tanti piccoli finali parziali.

Per quanto riguarda i contenuti, paradossalmente, quella che sembrava essere nelle sue funzioni una rigidissima burocrazia americana, attuata senza scrupoli nella sorveglianza degli aeroporti e di cui Victor sembrava vittima, si rivelerà invece estremamente debole e pronta ad ogni compromesso per il quieto vivere dei responsabili, ciò spiega la facilità dell’attacco aereo terroristico del 11 settembre del 2001 alle torri gemelli di New York. Il vero rigido e idealista nonché romantico nel film è il protagonista Victor che vive nel film del contrasto: sfigato ma genio, che tanto piace alle donne.

 (Biagio Giordano)

 L’ESORCISTA

 

L’esorcista (The Exorcist) è un film del 1973 diretto da William Friedkin e tratto dall’omonimo romanzo di William Peter Blatty, che scrisse anche la sceneggiatura

Il film rispecchia dei fenomeni veri che per quanto rari hanno messo in difficoltà più volte la scienza a partire dal ‘700, i pregiudizi scientifici contro il paranormale, a partire dagli anni ’80 in poi hanno tolto interesse mediatico a questa fenomenologia, ma i misteri su certi fatti rimangono pur dando per scontato che spesso rappresentano solo malattie psichiatriche o truffe dalle radici psichiche paranoiche.

Il Vaticano tutt’ora, pratica esorcismi, con la presenza in stanza anche di uno psichiatra. Il famoso psicanalista Servadio ha incontrato nel suo lavoro casi clinici che lo hanno sconvolto per la chiara presenza di entità terze avvertite nella mente di alcuni pazienti.
Insomma, la scienza ha dei limiti, l’uomo kantiano conosce fino a un certo punto poi di fronte ai grandi misteri esistenziali crolla di ignoranza, anche perché tutto sommato l’uomo è un essere insignificante che esiste tra il caos di infiniti fenomeni cosmici biochimici in continua evoluzione e creazione da fonti ignote…
Grande spettacolo immaginifico…con effetti speciali da record…
Grande regia e interpretazioni…

 (Biagio Giordano)

  

LA NONA PORTA (1999)

(THE NINTH GATE)

 Roman Polanski, thriller, h 2.07 con Johnny Depp, Frank Langella, Lena Olin, Emmanuelle Seigner, James Russo

 Il film: il desiderio di essere simili a Dio può realizzarsi attraverso la investitura data dal principe dei Demoni (una volta il più bello degli angeli) se si risolve un enigma formulabile attraverso la lettura di tre libri satanici complementari.

Grande suggestione e ritmo, tipici di Polanski, ossessionato dal satanismo (vedi moglie incinta uccisa da una setta demonistica a suo tempo).

Il film del 1999, con il suo pathos religioso isterico potenziato dal fanatismo negativista delle sette demonistiche, preannuncia inconsapevolmente, sulla scia del crollo delle grandi ideologie umanistiche, le molteplici catastrofi fondamentaliste dell’estremismo islamico che inizieranno potentemente nel 2001 con l’abbattimento a New York delle due torri gemelle per poi estendersi in modo esponenziale in gran parte del mondo.

Dire che come fotografia è un capolavoro è dir poco, bisognerebbe elencare tute le sequenze oggi impossibili da realizzare così bene e mostrare i metodi naturali e artigianali usati da Polanski, ciò porterebbe a capire la bravura mostruosa dello staff tecnico del film coordinato e diretto dal grande regista polacco-ebreo.

(Biagio Giordano)

 

ARANCIA MECCANICA

 


Arancia meccanica (A Clockwork Orange) è un film del 1971 diretto da Stanley Kubrick. Tratto dall’omonimo romanzo scritto da Anthony Burgess

Anni del boom economico dell’occidente, incontrastato dominatore dei mercati mondiali, il film ne riflette la vitalità.
Narrazione con diverse miscele esplosive: sesso-violenza, potere politico e trasformazione psichica grossolana dei detenuti omicidi, vitalità e consumismo, bene e male sociali con confini indistinguibili, etc.
Film datato per le pulsioni di cui tratta, ma non per certe logiche politiche elettorali: tutt’ora vere e proprie costanti delle democrazie occidentali…
Film di grande spessore fotografico con spazi e tempi di ripresa seducenti…

 (Biagio Giordano)

22-09-2016

Un momento di follia
Un momento di follia è diretto da Jean-François Richet e nel cast vede protagonisti Vincent Cassel, François Cluzet, Lola Le Lann e Alice Isaaz.

Un momento di follia erotica tra un quarantenne e una diciasettenne figlia del miglior amico, a cosa può portare se la ragazza poi si innamora?
Film francese molto raffinato e realistico, viene rispettato il codice etico Hays, in quanto il colpevole adulto si pente e smette subito la relazione, ma la vera follia è l’innamoramento della ragazza, un sentimento trasgressivo per sua natura, che non perdona e non accetta ragioni etico-sociali di convenienza di costume, fino al punto di essere capace di trascinare tutti gli interessati delle famiglie, in un dramma, accendendo pulsioni sempre più incontrollate che portano a sfiorare la tragedia.
Bellissimo, equilibrato, ricco di un senso comune intelligente, privo di volgarità, mai il film indugia nell’erotismo fine a se stesso…
Ben recitato, fotografia ricca di composizioni naturalistiche di gusto.

Da vedere assolutamente.
 
Alla ricerca di Vivian Maier (Finding Vivian Maier)

Alla ricerca di Vivian Maier (Finding Vivian Maier) è un film del 2013 diretto da John Maloof e Charlie Siskel. Genere documentario

John Maloof-filmaker, fotografo e alla ricerca di notizie storiche americane per la tesi di laurea, compra in un mercatino per 380 dollari un baule colmo di negativi fotografici, e sviluppandoli scopre che le foto sono state scattate da una donna sconosciuta morta nel 2009, Vivian Maier, bambinaia di Chicago, un’artista di grande ingegno fotografico. Dei più di 150.000 negativi sono stati sviluppati solo una parte e le fotografie migliori sono esposte oggi nelle più importanti gallerie d’arte del mondo.

Il film attraverso le testimonianze di coloro che hanno avuto relazioni con lei traccia a grandi linee un profilo della sua misteriosa personalità e vita, emergono cose sorprendenti che vanno: da una depressione creativa della donna, forse bipolare, a una sua sensibilità straordinaria verso la sofferenza umana, da una vita economica normale a un’esistenza che si piega improvvisamente in una povertà e insicurezza sociale estreme che la vedranno spesso rovistare anche nei bidoni dei rifiuti.

Nata a New York la donna aveva genitori di altre origini forse francesi e amava la solitudine e il silenzio, era schiva e molto riservata con quasi tutti, scontrosa, e per strada fotografava visi e corpi umani senza mettere in posa le persone: cogliendole sul fatto di un momento espressivo lampo….

Esempio di artista geniale, di capacità empatica unica nel saper fondersi col sentire degli sguardi degli altri, donna complessa, con alcuni lati oscuri nei suoi rapporti sociali: ma è un’oscurità che diventa via via fertile, dal punto di vista artistico, perché essa come segno di diversità assoluta dalla norma darà una grande spinta pulsionale creativa al suo ego…

Film bellissimo che cerca solo la verità, vincitore di numerosi premi…

 

Black Snake Moan (Gemito del serpente nero)
Black Snake Moan (Gemito del serpente nero) è un film drammatico del 2007 scritto e diretto da Craig Brewer, interpretato da Samuel L. Jackson e Christina Ricci

Splendido film sull’emarginazione nella società americana, la violenza sulle donne e la violenza razzista sui neri, possono creare storie diverse fatte di percorsi affettivi di incontro tra neri e donne bianche violentate, con la mediazione preziosa della Chiesa protestante. Incontri che leniscono le ferite sociali e di malcostume rendendo di nuovo vivibile l’esistenza.
Ottima sceneggiatura e gran ritmo narrativo, fotografia di alta professionalità…

 
La passione di Cristo (The Passion of the Christ) 

 

 La passione di Cristo (The Passion of the Christ) è un film del 2004 scritto e diretto da Mel Gibson. Il film è stato interamente girato in Italia, tra Matera e Cinecittà.

Stroncato dai critici filosofi, dai teologi, dai critici cinematografici che poco apprezzano la fotografia, da molte chiese cattoliche e protestanti, il film ha avuto invece il pieno riconoscimento dal pubblico mondiale che ha consentito ai produttori di abbattere con il loro film diversi record di affluenza.
E il pubblico ha visto giusto, il film è il più originale dei film sui vangeli, la passione e la missione di Cristo si animano su uno sfondo ambientale riprodotto con una eccezionale suggestione fotografica, rafforzata dal dialogo in aramaico. Nel film, brutalità, violenza, misticismo assassino, sadismo, contrasti teologici estremi, non sono che il risultato di un’atmosfera dei tempi storicamente reale. Mai un film sui vangeli ha reso così bene quell’atmosfera di morte e attese apocalittiche.
Infinite maschere umane di volti horror in primo piano, particolari sulla violenza al Cristo dettagliatissimi, riusciti contrasti drammatici quasi in ogni scena, cattura del Cristo nel bosco degli ulivi di Getsemani di altissima suggestione e ipnosi mistica.
3/4 dei dialoghi sono fotografici, impresa unica nella storia moderna del cinema.
Location straordinaria in una Matera affascinante e senza tempo…

Sul piano formale-espressivo un vero capolavoro, e il pubblico l’ha capito la critica no…


 Il gladiatore (Gladiator)

Il gladiatore (Gladiator) è un film del 2000 diretto da Ridley Scott, interpretato da Russell Crowe, Joaquin Phoenix, Connie Nielsen, Richard Harris, Oliver Reed Capolavoro di Ridley Scott, che non trascura niente, il film è un esempio dell’importanza nel cinema dello spazio-tempo della fotografia, uno spazio-sfera utilizzato nel suo disco centrale a 360 gradi, con tempi di permanenza dell’immagine molto lenti, il tutto inserito in una narrazione che scorre senza intoppi e una ricchezza di particolari scenici di incalcolabile varietà. Grande musica di accompagnamento che funziona in parte anche come linguaggio scenico di dettagli significanti, ottima recitazione, effetti speciali di straordinaria efficacia suggestiva sempre coerenti con la narrazione mai fini a se stessi, pietà e terrore aristotelici che funzionano a meraviglia, bellezze fisiche dei personaggi equilibrate nei ruoli, subordinate al tono alto della cultura espressa dai contenuti del racconto. Ultimo film della generazione luce al naturale commista solo a tratti con immagini da computer. Irripetibile, da antologia poetica del cinema…

  Bufera mortale (The Mortal Storm)

Bufera mortale (The Mortal Storm) è un film del 1940 diretto da Frank Borzage.

Un bianco e nero d’altri tempi, con sequenze memorabili di grande potere suggestionante, tanto da sfiorare in alcune scene l’ipnotizzazione dello spettatore, interpretazioni di elevatissima professionalità, per una storia così ben diretta da lasciare stupiti per credibilità e dissolvimento della realtà del presente intono a noi; è il trionfo della finzione sul reale attraverso una storia attenta a mostrare un vero accaduto…
Film stile anni 30-40, di elevata qualità e capacità drammatica oggi impensabili…film abbandonati da tempo dalle televisioni di stato e commerciali per presunta assenza di un pubblico televisivo esteso…

 

MISSISSIPI BURNING

 

Mississippi Burning – Le radici dell’odio (Mississippi Burning) è un film statunitense del 1988, diretto da Alan Parker e interpretato da Gene Hackman

Il razzismo visto in chiave sociologica e psicanalitica, con radici che affondano nella povertà e insicurezza della società americana e nel inconscio di ciascuno come alterità: parte di sé straniera a se stessi in quanto psiche scissa dall’Io nella parte desiderante più profonda, atavica, che la civiltà separa dalla coscienza senza riuscire spesso a domarla…

Film di ottima fattura, di buon spessore narrativo sul piano fotografico, ricco di idee nelle inquadrature, con profili dei personaggi ben tagliati senza essere banalizzati…
Film per niente datato, visto quel che ancora succede negli Stati Uniti tra polizia e neri…

 

The Hurt Locker (Il pacchetto del dolore)

E’ un film del 2008 diretto da Kathryn Bigelow e scritto dal giornalista Mark Boal.

Il film è incentrato su un gruppo di artificieri e sminatori dell’esercito statunitense in missione in Iraq (2004).

Il film ha vinto 6 Premi Oscar nel 2010: miglior sceneggiatura originale, miglior montaggio, miglior sonoro, miglior montaggio sonoro, miglior regista e miglior film.
Film di alto livello drammatico, con eccezionali sequenze da
suspense imparentate col terrore caratterizzate da un forte impatto realistico, un film in cui l’impressione di realtà tipica del linguaggio cinematografico diventa qualcosa di più: specchio diretto di un vero accaduto, finestra aperta sull’orrore della guerra inutile e affaristica…

La regista Kathyn Bigelow ex moglie di Cameron, conferma il suo straordinario talento visivo e narrativo, ridando al cinema il suo ruolo di impressionismo tangente alle coscienze: in virtù di un falso spettacolo in quanto il suo film alla fine rilascia commozione e indignazione anziché il piacere di uno scioglimento del dramma o del terrore.
Fiasco al botteghino perché il film è pedagogico, educatore dello spettatore a un gusto un po’ meno salato ma più vicino al cuore…

 

Full Metal Jacket

(Proiettile rivestito pienamente di metallo)
un film di guerra statunitense del 1987 diretto da Stanley Kubrick.
 

Nulla che già non si sapesse sulla brutalità della guerra e dell’addestramento militare, ma il modo con cui Kubrick presenta le cose, esaltando il linguaggio fotografico nelle dimensioni in cui può donare allo spettatore maggior profondità percettiva, e il reperimento per la scena dei contrasti più significativi di una situazione che regolarmente non lascia indovinare di se stessa in quale direzione evolverà, emana tuttora stupore e incanto, sopratutto in questo caso per l’effetto estetico e l’emozione atavica che ne derivano…

Si auspica che qualche giovane regista capisca prima o poi le logiche narrative più importanti di Kubrick, e ci doni, con tutte le innovazioni del caso, spettacoli come questo: così riusciti dal punto di vista estetico-drammatico…

Il cinema diventa arte quando dimostra una capacità fuori dal comune nel toccare tasti desideranti inconsci relegati dal familiare e dal convenzionale, in prigioni dell’immaginario troppo strette…

 Revenant – Redivivo 
(The Revenant)

 

E’ un film del 2015, diretto, co-scritto e co-prodotto da Alejandro González Iñárritu.

Film di grande impatto drammatico, con una fotografia linguaggio di notevole capacità narrativa, interpretazioni ben dirette, l’aspetto più letterario del film non delude, la lunghezza forse eccessiva è compensata da numerosi scene di suspense e di tensione ben orchestrate. Lo spazio e tempo della fotografia in movimento, ben dilatati dal gioco di ottiche e di spostamenti in ogni direzione, conferiscono al film una dimensione percettiva altra, di grande penetrazione sensoriale con effetti estetici per certi aspetti originali…

La vendetta, motivo centrale del film, è secondaria, è un mero strumento estetico al servizio della costruzione primaria di un dramma espandibile al massimo con il gioco della morte tra umani…

Film di grande impatto visivo, che segna forse il ritorno per chi ama la qualità dell’immagine, alla ripresa vera della realtà, senza cioè l’eccessivo uso dell’immagine tipo video-giochi oggi dominante nel cinema di questo genere…
Il film fa riferimento a fatti veri accaduti…

 Biagio Giordano

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