CINEMA: Birdman (2014)
RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Birdman (2014)
In sala nella provincia di Savona
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RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Birdman (2014)
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Titolo Originale: BIRDMAN OR (THE UNEXPECTED VIRTUE OF IGNORANCE) Regia: Alejandro Gonzalez Inarritu
Interpreti: Michael Keaton, Emma Stone, Edward Norton, Naomi Watts, Andrea Riseborough, Zach Galifianakis, Amy Ryan, Merritt Wever, Natalie Gold, Joel Garland, Clark Middleton, Bill Camp, Anna Hardwick, Dusan Dukic, Carrie Ormond, Kelly Southerland
Durata: h 1.59
Nazionalità: USA 2014
Genere: commedia drammatica
Al cinema nel Febbraio 2015
Miglior film, Miglior regista (Alejandro González Iñárritu), Migliore sceneggiatura originale (Alejandro González Iñárritu, Alexander Dinelaris, Nicolás Giacobone), Miglior fotografia (Emmanuel Lubezki)
Recensione di Biagio Giordano
Film in sala nella Provincia di Savona
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Trama. Riggan Thompson è un attore di grande successo, famoso per il ruolo di Birdman nella serie dell’eroe alato e mascherato, un uomo superdotato dalle sembianze di un grosso pennuto. Riggan è rimasto fortemente prigioniero di quel personaggio divenuto a una certo punto un vero e proprio feticcio, divulgatore di significati mitologici sincretici e fissi, e nonostante il grande successo avuto con esso, l’attore precipita in una grave crisi di identità. Agisce in lui, in diverse forme tipiche della nevrosi ossessiva, la sensazione di non essere stato un artista sufficientemente creativo. Riggan avverte, per vie inconsce misteriose, un disagio dissociante, che appare nella coscienza come una sorta di conflitto paradossale tra le povere qualità artistiche espresse fino a quel momento e la celebrità piovutagli addosso nonostante ciò. Pensando di avere qualcosa di più da dimostrare sul piano della verve creativa, rispetto a quanto realizzato fino a quel momento, Riggan decide di impegnarsi in un ambizioso progetto: trascrivere in una forma teatrale originale, ricca di ispirazione amatoriale, impregnata di scene esistenziali in stretta relazione con il suo pensiero più profondo e critico, il racconto di Raymond Carver Di cosa parliamo quando parliamo d’amore, e recitarlo in un tradizionale teatro di Broadway, assumendosene le principali responsabilità nella realizzazione. Nell’impresa vengono interessati la bella figlia Sam, inquieta, trasgressiva, creativa, in cura presso un centro di disintossicazione, l’amante Laura, il produttore Jake, un’attrice che ama particolarmente il palcoscenico di Broadway, e un attore di grande talento ma di pessimo carattere. Riuscirà Riggan a portare a termine questa difficile operazione culturale e a trarne una soddisfazione dagli effetti ricompositivi del suo stato mentale diviso? Commento. Il film pone la questione della problematicità dei rapporti nel mondo dello spettacolo teatrale tra personaggio, attore, comunicazione col pubblico, evidenziandone forme di estetica narrativa e di vero divenute vetuste, stereotipate, che lasciano sempre più indifferente il pubblico. La genialità di Riggan protagonista del film non sta solo nel aver inteso fino in fondo il senso della crisi teatrale in atto, ma nel aver saputo materializzare l’idea di una sua soluzione, mettendo quindi in gioco se stesso fino alle estreme conseguenze, aprendo un grande squarcio nel sipario polveroso del teatro in grado di far scorgere una prospettiva narrativa nuova, autenticata da un vero fresco interagente con lo spettacolo, innovando l’estetica senza mai separarsi dal reale più sanguigno e carnale del momento. Riggan diviene allora di nuovo un eroe, altro rispetto a prima, che agisce nel campo della mediocrità dello spettacolo cercando di spazzare via tutto, agendo con un coraggio superlativo ben ancorato alla sua passione creativa in cerca di soddisfazioni, spinto dal suo delirio di sconfinamento che lo trasporta dal terreno della finzione priva di vita a quello di un reale vivente da lui stesso incarnato. Riggan è catapultato, dalla sua crisi di identità divenuta esplosiva, nel cielo della libertà via di fuga dalle forme etiche terrene cristallizzate e privilegiato punto di vista di Dio. Riggan capisce che può risolvere il problema teatrale, può riuscire a favorire un cambio radicale nella materia del dire e del rappresentare suscitando nuovamente empatie e consensi, e che lo può fare solamente grazie alla follia che lo pervade, di cui è pienamente cosciente in quanto sperimentata come parte caratteristica attiva del suo essere artista. Il nuovo eroe troverà il modo di provocare radicalmente il pubblico e la critica? Magari smettendo di recitare, mettendo in gioco la sua maschera di persona così come si presenta nella vita quotidiana dell’artista, con tutte le sue pseudo finzioni labilmente incollate al vero delle convenzioni. Magari mettendo a nudo i suoi retro pensieri più assurdi investiti da pulsioni desideranti legate a potenti formazioni immaginifiche oniriche che facendo ammalare giudicano da sempre negativamente quella parte della realtà imprigionata nelle consuetudini sociali più assurde e inespressive? |
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