Cinema: Armiamoci e partite

 
RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO

Armiamoci e partite

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
 Armiamoci e partite
 

 Titolo Originale: ARMIAMOCI E PARTITE 

 Regia: Nando Cicero

 Interpreti: Anna Maestri, Philippe Clay, Martine Brochard, Ciccio Ingrassia, Franco Franchi 

 Durata: h 1.46 

 Nazionalità: Italia, Francia 1971

 Genere: commedia 

 Al cinema nel Febbraio 1971 

 Recensionedi Biagio Giordano

 1914. Franco e Ciccio lavorano come camerieri in una locanda, in Francia. Proprio quando Ciccio prende la cittadinanza francese, scoppia la Prima guerra mondiale che vede Germania e Francia contrapposte. Molti cittadini sono costretti ad arruolarsi. Franco (anche lui cittadino francese) e Ciccio si arruolano, ma mantengono uno spirito pacifista che li procurerà una serie di guai.


In guerra ai due viene ordinata una missione ad alto rischio: mettere fuori uso alcune  trincee tedesche con delle esplosioni tattiche. I due vengono quindi travestiti da tedeschi ma vengono scambiati da quest’ultimi per veri e propri soldati del loro esercito. Il caso vuole che ad essi venga commissionata la stessa identica missione di prima ma con l’obiettivo opposto: mettere fuori uso alcune trincee francesi vestiti da soldati transalpini.

I due finiscono con l’eseguire efficacemente l’ordine del nemico e far pendere quindi le sorti della battaglia, di quella zona, a favore dei tedeschi.

Qualche tempo dopo, i due pacifisti fanno ritorno al comando francese e, dopo una serie di violenti rimproveri vengono riammessi nell’esercito transalpino. Essi si propongono poi come volontari per semplici lavori di servizio all’esercito, manifestando l’intenzione di non voler andare più in battaglia.


 Il loro primo nuovo compito è quello di sistemare i cavi e le apparecchiature per l’attivazione del telefono nella camera del generale inglese alleato McCaster. Quest’ultimo, per non creare scandalo all’arrivo dei due, in quanto è in compagnia dell’affascinante Lilì Fleurette (una splendida Marin Brochard), (che a insaputa del generale è una spia che lavora per i tedeschi), si nasconde con lei sotto il letto.

Quando Franco e Ciccio, finita la prima parte del lavoro, sono ormai fuori dalla stanza, la signorina con un siero speciale mette in uno stato catalettico  il generale McCaster che, per una casuale combinazione, all’atto della paralisi rimane con un telefono in mano; successivamente  Franco e Ciccio, all’esterno, nel completare il loro lavoro provocano accidentalmente un corto circuito tra i cavi telefonici  quelli elettrici.

Quando Franco e Ciccio ritornano nella stanza e trovano il generale in quello stato paralizzato lo considerano morto. Credendo di essere stati loro stessi  responsabili della morte, per via del corto circuito provocato su tutta la linea telefonica, dapprima lo nascondono e poi con uno stratagemma lo portano fuori da quel comando.


 Il loro intento è trasferire il corpo del generale sul campo di battaglia, facendo credere a tutti che è morto in guerra. Essi perciò, durante tutta questa operazione, ignorano che il generale è ancora vivo .

Dopo tante peripezie, quando i due amici riescono a trovare finalmente la condizione  favorevole per  simulare una uccisione in guerra dell’alto ufficiale,  il generale si risveglia e dopo aver fatto un po’ di mente locale alla situazione in cui si trova insegue arrabbiato i due soldati per punirli personalmente.

A osservare quella scena di inseguimento sono sia gli ufficiali dell’ esercito francese sia quelli delle truppe tedesche, poi entrambe le milizie  si daranno battaglia,  e alla fine la vittoria arriderà ai tricolori francesi; i soldati transalpini infatti avevano  scambiato la corsa dei tre verso il nemico tedesco come un gesto eroico d’attacco, e la cosa li aveva galvanizzati, a tal punto da portarli istintivamente a  scontrarsi molto valorosamente con i tedeschi: grazie alle loro energie moltiplicate.


 Ma per via di tutti i grossi guai combinati in precedenza, Franco e Ciccio vengono, su pressione del generale, condannati alla fucilazione; al momento dell’esecuzione però il generale McCaster si ravvede della decisione e fa sospendere l’esecuzione. Egli si accontenterà  della paura procurata ai due pacifisti svagati. I tre poi, brinderanno alla vittoria,  ma la guerra sullo sfondo non appare ancora finita, e le spie tedesche presenti nelle loro truppe sembrano essere ancora in grado di colpire.

Commento. Il film secondo alcuni critici è una parodia della famosa pellicola  di F. Rosi del 1970, Uomini contro, che trattava in forme diverse il tema della follia nella guerra.

Fatto curioso, alla sceneggiatura di questo film hanno collaborato ben 6 sceneggiatori, tra cui Raimondo Vianello, e si può dire che questa troupe di scrittura dai componenti così numerosi non abbia affatto disturbato, ma anzi abbia contribuito al successo del film inventando un racconto comico indubbiamente ben strutturato, con una composizione di gag ben distribuite e logicamente sensate, elaborate senza risparmiarsi, che hanno soddisfatto il bisogno di  umorismo e di comicità presente in vasti strati delle masse lavoratrici agli inizi degli anni ’70,  turbate dal feroce terrorismo politico  dilagante  allora nel paese.


Un film questo che, dunque, nel suo genere mantiene le promesse.

Armiamoci e partite si avvale di un racconto filmico ricco di gag divertenti, a tratti portatrici di una comicità irrefrenabile; un vero film scacciapensieri che ha fatto ritornare nei lavoratori del nostro paese quel buon umore che essi perdevano  spesso facilmente  tra le eccessive responsabilità quotidiane, responsabilità spesso solo dovute, prive cioè di ogni reale post soddisfazione e che perciò non potevano che procurare loro forti stress.

Armiamoci e partite è indubbiamente uno dei migliori film di Franco e Ciccio Ingrassia e di Nando Cicero (insieme all’irresistibile opera filmica Ultimo tango a Zagarol).

Nel film la parodia sulla guerra e sugli ufficiali seriosi che la guidano funziona benissimo tanto che gli spettatori  non riescono, a un certo punto del racconto, a valutare se sono più buffi i due comici protagonisti che impersonano un pacifismo paradossale che si annida in ogni piega delle loro battaglie o gli ufficiali, preoccupati quest’ultimi in primo luogo di ottenere delle medaglie: cosa che li porta a giocare con i propri subordinati partite ambigue segnate dall’ inganno.


 Una comicità complessa quindi, poco valutata e analizzata dalla critica italiana. Il fenomeno cinematografico Franco e Ciccio che detiene tutt’ora al botteghino il record assoluto di incassi della intera storia del cinema italiano (fonti Storia del cinema italiano della Marsilio), è stato liquidato troppo frettolosamente dalla cultura cinematografica italiana a causa di uno oscuro disinteresse di fondo.

In realtà il film ha logiche semiologiche di base interessanti, importantissime anche per un eventuale ulteriore sviluppo della teoria del cinema, soprattutto sul piano comunicativo cinema-spettatori: esse se sviluppate potrebbero fornirci nuove indicazioni, forse  preziose, su come certi film vengono intesi e vissuti dalle masse degli spettatori in specifici contesti storici.

Interessante in particolare sarebbe riprendere un approfondimento del rapporto cinema-spettatori soprattutto in chiave psicanalitica, come suggerito (e già esemplificato con saggi)  dal grande semiologo cinematografico francese Christian Metz (vedi il testo Cinema e Psicanalisi).

 

  Biagio Giordano  

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