CINEMA: Anarchia-Notte del giudizio

 
 RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Il sala nella provincia di Savona
Anarchia – Notte del giudizio

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO

Il sala nella provincia di Savona

Anarchia – Notte del giudizio

 

Titolo Originale: THE PURGE 2

Regia: James DeMonaco

Interpreti: Frank Grillo, Carmen Ejogo, Kiele Sanchez, Zach Gilford, Michael K. Williams, Chad Morgan, Nathan Clarkson, Eric Womack

Durata: h 1.43

Nazionalità: USA 2014

Genere: horror

Al cinema nel Luglio 2014

Recensione di Biagio Giordano

In sala nella Provincia di Savona

Nel cinema non proprio da intrattenimento, ossia quello lontano dal mercato del  gusto cinematografico più immediato codificabile in statistiche, non è del tutto vero  il famoso detto calcistico che squadra che vince non si tocca, infatti in una logica più artistica che industriale, un film di successo che vuol bissare  i suoi buoni incassi e riottenere  l’approvazione della critica, deve cambiare molto la sceneggiatura e cercare  di migliorare la qualità d’insieme dell’opera, due aspetti  riconosciuti da molti critici come indispensabili per non cadere nelle logiche del film fotocopia.


Con Anarchia-Notte del giudizio (The purge 2) il regista James DeMonaco è forse riuscito in questo difficile compito, realizzando un film che si presenta al primo impatto visivo di ottima fattura soprattutto sotto l’aspetto della riuscita  della drammaticità, che appare ben configurata  da un corredo di dettagli visivi forti e coerentemente pertinenti all’argomento centrale del film che è  la violenza verso i deboli. Una drammaticità che si evolve via via verso una esplosione di tensioni iperboliche di rara efficacia.  

 Il film è indubbiamente superiore per qualità narrativa a quello uscito l’anno scorso intitolato La notte del giudizio, una pellicola che inaugurava la fertile idea di fondo  del “ libero sfogo annuale”.

Il film precedente La notte del giudizio è stato   realizzato con codici narrativi già collaudati in altri film e perciò  è apparso un po’ troppo scontato, funzionando da  telefonata che preannuncia scene prossime in questo caso già viste; un film prevedibile anche nel racconto  sopratutto per quanto riguarda lo scioglimento di  quei nodi  pazientemente costruiti nella prima parte del film di cui si intuisce un esito finale privo di sorprese.


Con Anarchia-La notte del giudizio,  in distribuzione nelle sale da luglio 2014, il regista DeMonaco riesce invece ad esprimere, in modo più credibile,  problematiche psicologiche e sociali di un certo spessore, prese nella loro profondità  cinematograficamente più coinvolgente: intessuta qua e là, nelle sue radici, di  specificità inedite sulla brutalità  omicida, espressioni  anche dai contenuti spaventosi che appaiono del tutto plausibili. 

Le scene del film sono ben strutturate, animate da una particolare cura della coerenza psicologica  dei personaggi e delle logiche che sottostanno alle loro reazioni d’insieme, tanto che le cose per come vengono rappresentate, danno l’impressione  allo spettatore, trascinato di forza dentro lo schermo, di essere testimone virtuale  non di una banale azione cui sfugge l’emozione associata più sfumata, ma di una condizione umana estrema  dominata dall’angoscia, con tutti i suoi conseguenti effetti devastanti di cui è molto difficile per lo spettatore immaginare una via di uscita,  cosa invece che il film in qualche modo, a un certo punto, sarà in grado di indicarne una.


 

Un’angoscia che per come viene espressa,  lungo la coinvolgente articolazione narrativa, delinea, soprattutto sul piano un po’ più critico cioè in relazione con le esigenze analitiche-interpretative del  film,  una maggiore complessità contestuale delle cose in gioco, per lo più astratta, per interpretare la quale non si può non intravedere  la necessità di un ricorso a strumenti  anche  filosofici.

Inoltre   le questioni  scelte da raccontare sono inserite  così bene nei codici  narrativi strumentali, quelli abituali  usati per fare spettacolo, da suscitare  nello spettatore non solo un forte coinvolgimento emotivo ma anche un aperto e preciso stato di indignazione etica, sopratutto contro quella parte di  male, a volte subdolo, di evidente responsabilità istituzionale.

DeMonaco sembra dare  allo specifico filmico, che è notoriamente l’effetto di   impressione di realtà suscitato dalla pellicola, una dimensione altra,  per lunghi tratti fantasmagorica,  spettrale, e forse proprio per questo più efficace nel narrare: fertile com’è nella stimolazione  creativa di una prospettiva di suggestioni e  di lavoro onirico diurno dell’inconscio.

E’ qualcosa che sembra voler sollecitare maggiormente  l’apertura delle porte dell’inconscio  dello spettatore, spingendolo a dischiudersi di più su di sé,  migliorando la propria conoscenza introspettiva, proiettandosi dinamicamente verso quelle zone del rimosso da sempre sensibili e complici dell’immagine filmica.


 

Tutto ciò  favorisce  l’entrata dell’Io in un altrove immaginifico particolare, sorgente di emozioni inedite, una posizione apparentemente paradossale da cui  ci sembra di percepire un sommovimento autobiografico di notevole valenza storica,  ben rilanciato a sua volta  dallo schermo stesso che pare allearsi ora con la  coscienza e ora con l’inconscio.  

E’ un proliferare  nello spettatore di ricordi, emotività, tensioni, idee improvvise, pensieri etici, paradossi di pensieri, di  pregevole interesse, grazie a un gioco di elevate e seducenti associazioni   nel tessuto visivo di derivazione inconscia, che è enigmatico, portatore di pulsioni di vario genere spesso assai potenti perché legate alla propria storia più prossima alla sfera primaria.

 Trama. Ecco allora dopo il successo  de “La notte del giudizio” dello scorso anno, la nostra mitica America dell’immediato futuro, 2023, riproporre attraverso i suoi  governanti, la notte dello sfogo annuale, 12 ore di libertà criminogena per  tutti i cittadini, un lasso di tempo in cui ogni reato è annullato per permettere alla popolazione più nevrotica di purificarsi dal senso di colpa,  da qualcosa di oscuro ma chiaro nei suoi effetti di disagio, una colpa che ha creato una dissociazione psichica misteriosa e paralizzante facente parte di un disagio più ampio causato dalla civiltà.

Una civiltà intesa freudianamente come bene prezioso ma non del tutto positivo perché rilascia, con la sua richiesta di trasformazione a fini sociali superiori  degli istinti fondamentali dell’uomo, una nevrosi.


L’azione questa volta si svolge per lo più  per le strade, dove una coppia in auto, proprio mentre sta rientrando a casa vede con angoscia  il proprio mezzo fermarsi per un serio guasto, un attimo prima dell’inizio dello sfogo.

A sirena suonata di inizio della libertà criminogena,  i malcapitati, a cui si assocerà un uomo in cerca di una vendetta personale per il figlio ucciso nel precedente sfogo,  sono subito presi di mira da cecchini, nonché da bande varie di  teppisti.

 Ai tre  si uniranno in seguito due donne di colore in fuga per minacce di omicidio subite. Le cinque persone  riusciranno a sopravvivere? E la nascente organizzazione estremistica di opposizione ideologica allo sfogo, novità di questo film serie, che appare con i suoi messaggi critici anche in ogni TV, quale parte avrà nello sviluppo del racconto?

 

 

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