Cinema: Alain Delon – Il lato oscuro di una Star

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Alain Delon – Il lato oscuro di una Star

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 Alain Delon – Il lato oscuro di una Star

Alain Delon – Il lato oscuro di una Star (Alain Delon cet inconnnu), di Philippe Kohly, Francia, 2015, documentario- biografico, durata 53 minuti

Alain Delon, all’anagrafe Alain Fabien Maurice Marcel Delon (Sceaux 8 novembre 1935), è un attore cinematografico e teatrale francese, nonché regista, e produttore cinematografico.
E’ considerato da buona parte della critica, non solo un sex symbol di fama internazionale, ma un attore professionalmente completo, formatosi brillantemente in virtù di un talento naturale e grazie a un grande impegno nel lavoro (e nel confrontarsi con autori nonché attori affermatisi nel mondo del cinema e del teatro prima di lui).

Nel cinema Alain Delon è noto per la bellezza dei primi piani del suo volto, dai regolari e ben composti lineamenti, capaci di suscitare sguardi carismatici, e dagli occhi discreti, seducenti suo malgrado. Il film mette in rilievo aspetti importanti della biografia infantile di Delon, che appare per lo più caratterizzata da tristezza e solitudine, da negatività che anziché inibire il suo carattere lo hanno portato ad avere uno spirito di avventura ad alto rischio: da cui scaturirà, nel mezzo di sconfitte, dolori e vita bohémien, una grande fortuna.

Alain Delon sullo schermo era se stesso, trovava di volta in volta nei personaggi che incarnava vari aspetti emozionali della propria vita, cosa che gli consentiva di rendere particolarmente credibile la sua recitazione, fino al punto spesso di catturare completamente l’attenzione dello spettatore facendola diventare identificazione con la realtà su cui lui agiva.

Il film di Philippe Kohly prova a interpretare anche i lati oscuri della vita di Delon, impresa che appare subito ardua se non impossibile, perché Alain Delon nelle interviste che rilasciava parlava del suo passato in modo sincero ma troppo letterario, sacrificando la profondità della storia, dando cioè l’impressione di scegliere qua e là cosa dire e come dirlo in funzione di un piacere nel raccontarsi destinato a impressionare il suo pubblico, una sorta di film nel film di indubbio gusto stilistico, ma che lasciava insoddisfatti sia i critici cinematografici che gli intellettuali.

   Biagio Giordano  

 

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