CHI VINCERÁ LE ELEZIONI

Qualche giorno fa è apparso un articolo su Wall Street Italia [VEDI] con questo stesso titolo. Si noti l’assenza, alla quale mi sono attenuto anch’io, del punto interrogativo. Con il serrato testa a testa tra PD e FdI, non è presunzione indicare per certo il vincitore?
Se intendiamo per vincitore non quello che uscirà dalle urne, ma dietro le quinte, non si può sbagliare: se una dozzina di anni fa il suo nome era troika, oggi si tratta di una sua riedizione, con soli due membri: BCE e UE. Il terzo membro, FMI, risulta riassunto nel volto della stessa persona che allora ne era a capo: Christine Lagarde, che oggi, con immutato atteggiamento, dirige la BCE. Come fosse una stessa persona che assomma in sé due funzioni.

La gestione della BCE da parte di Christine Lagarde, ex presidente FMI, sarà ben diversa da quella di Mario Draghi. Il TPI, da lei partorito, è il classico metodo della carota sotto minaccia del bastone

Infatti, che cosa ha architettato l’arguta mente della signora ex-FMI? Un nuovo acronimo: TPI, a significare, nel solito inglese, Transmission Protection Instrument. Tradotto per il volgo: Scudo anti-spread.
Ricordate il babau del’ESM (European Stability Mechanism), in italiano MES, o, a livello giornalistico “Fondo salva-Stati”? L’Italia (e tanti altri Stati europei) era sull’orlo del default, e l’idea di un organismo transnazionale che corresse in suo aiuto, visto che i Trattati europei, art. 123, vietavano alla BCE di salvare Paesi in difficoltà, sembrava la soluzione migliore. Il problema era che il MES, a differenza delle BCE, non poteva emettere moneta dal nulla, acquistando titoli di Stato (sappiamo che Draghi scavalcò l’art. 123 col suo celeberrimo “whatever it takes”), perciò doveva ricevere fondi dagli Stati dell’eurozona per costituire un capitale subito disponibile al momento del bisogno. Fondi che andavano ad aumentare i rispettivi debiti pubblici.
Fin qui, si potrebbe dire, tutto secondo una regola di solidarietà inter-statale, secondo il medesimo meccanismo usato dalle normali compagnie di assicurazione. Quello che era totalmente indigesto alla politica nazionale era l’insieme di condizionalità che accompagnava l’erogazione dei prestiti: un principio in sé ineccepibile, come quello che governa la concessione di un bene fisico in comodato d’uso, ossia la clausola di un suo corretto utilizzo, onde non pregiudicarne il buon funzionamento. In termini ancora più colloquiali: non ti presto dei soldi per darti alla pazza gioia, se no addio rimborso!
Tradotto in termini di conduzione della cosa pubblica, però, queste condizionalità interferivano nelle pretese dei partiti e, tramite questi, dei governi, di espletare la loro normale funzione di gestire la cosa pubblica secondo propri, insindacabili criteri. Era un po’ come se la politica venisse commissariata dall’alto e dall’esterno da organismi remoti e lontani dai bisogni reali della popolazione. Insomma, il MES era visto come un altro organismo burocratico e intrusivo, trasferendo di fatto fuori d’Italia il potere reale.

Giulio Tremonti, Ministro di Economia e Finanza in tre governi Berlusconi, a differenza di altri che lo precedettero e seguirono, riuscì a resistere alle direttive extra-nazionali, pur negli stretti limiti consentiti dalla struttura finanziaria dominante, fino alla dignitosa resa dell’autunno 2011 per aver osato difendere gli interessi dell’Italia [VEDI]. È in odore di pole position in un eventuale governo Meloni. Benvenuto a bordo!

Il sovranismo non è altro che l’opposizione alla creazione di Stati non più indipendenti, ma di fatto assoggettati ad organismi finanziari transnazionali, che vanificano ogni pretesa di autonomia, come quella democratica per eccellenza: l’elezione popolare del governo e, per suo tramite, del presidente della Repubblica. Le condizionalità esterne sono viste dai sovranisti come dei lacci eterodiretti che azzoppano la democrazia e quindi il risultato della volontà popolare attraverso il voto. In pratica, il sovranismo vuole uscire dall’attuale, eppur antica, logica del colonialismo, col premier declassato a semplice vice-re e il presidente della Repubblica a suo cane da guardia. Aggiungo che sovranismo è anche ricerca della minor dipendenza possibile da forniture estere, che il globalismo non ha fatto che esasperare, portandoci alle attuali condizioni di precarietà alimentare e industriale.
Tutto ciò premesso, il TPI altro non è che una versione aggiornata del MES, sotto la guida della BCE e della UE. E, aggiungo, il PNRR si ispira agli stessi criteri di erogazione/prestito fondi dietro precise garanzie sul loro uso e sull’attuazione delle solite riforme neo-liberiste.
Cito qualche passo dal succitato articolo di WSI: “…il MES impallidirà al confronto con il TPI… che sembra essere stato scritto apposta per, o meglio, contro l’Italia. […] LA BCE PRONTA A GUIDARE L’ITALIA. Chiunque vincerà le elezioni sarà costretto a seguire alla lettera i dettami della BCE, grazie alla discrezionalità dei parametri da utilizzare per le singole valutazioni. Come dire che UE e BCE insieme guideranno il Paese in totale autonomia. […] Tutte le promesse elettorali che circolano in questi giorni per spostare voti passeranno sotto la lente del TPI. […] Del resto, è normale che l’Italia, con un debito pubblico di circa € 2.800 miliardi e un rapporto debito Pil al 150%, sia considerata il grande malato dell’Europa. Per inciso, la Francia ha un debito pubblico di quasi € 3.000 miliardi. Ma nessuno ne parla.”

Un’immagine battagliera di Giorgia Meloni. Avevo intuito il suo talento politico sin dai suoi esordi, quando FdI muoveva i primi passi. E su Trucioli ci sono miei articoli a testimoniarlo. Ma, come spesso accade (vedi pure Salvini), quando i consensi crescono troppo bisogna proiettare l’immagine “di governo” più che di opposizione; e i temi caldi si stemperano

A questo punto, mi vien fatto di commentare il presunto sovranismo dei nostri altrettanto presunti sovranisti: quale sovranismo è e sarà mai possibile permanendo l’attuale sistema finanziario, che soffoca ogni autonomia della politica e agita come arma di ricatto un sistema che lascia creare denaro dal nulla alle banche, private e pseudo-pubbliche, ergendole così a creditori del mondo intero, in particolare del mondo produttivo, e quindi, in forma sia diretta che indiretta, a giudici inappellabili delle scelte politiche e sociali?
Se l’immagine del singolo usuraio desta in noi un sentimento di ripulsa, perché un sistema usurario in grande scala, che attanaglia il mondo intero, viene considerato l’unico possibile e moralmente accettabile?

Desta in me stupore che un partito passato nei decenni da lotta a salotto riesca ancora ad attrarre, almeno nei sondaggi, consensi pari a quelli di FdI, pur essendo quasi sempre al governo e quindi esposto al logorio del potere. Se dovesse davvero battere il centro destra sarebbe la consegna dell’Italia ai migranti e l’ossequiosa, acritica subordinazione al TPI

Ho sempre avuto simpatia per Giorgia Meloni e il primo Salvini, riponendo in loro la fiducia che fossero (almeno in pectore, per non venire mediaticamente distrutti), genuini sovranisti. Le loro ultime posizioni, in particolare della Meloni, che urla ai 4 venti il suo atlantismo ed europeismo, sia pure (forse) per non venire fatta a pezzi prima del 25 settembre, provocano in me rabbia e disillusione.
Alla luce di quanto sin qui scritto, riuscirà la nostra spavalda eroina a vincere, spada in pugno, le schiere di panzer deviate dall’UE rispetto alla loro originaria destinazione, in Ucraina, per domare i fieri moti rivoluzionari sobillati dalla novella Giovanna d’Arco?
Perdonatemi questa mia divagazione finale ad occhi aperti: almeno sognare è ancora lecito. Ma presto, coi microchip sottopelle, Bruxelles e Francoforte conosceranno anche quelli.

P. S. (1) Le mie previsioni di una settimana fa circa l’intensificazione degli sbarchi in vista di un cambio di governo erano sin troppo facili. La Lamorgese potrà lasciare il ministero dell’interno, dopo 2 anni di dormienza, con piena soddisfazione: mission accomplished! E i negrieri libici ringraziano.
(2) Dopo l’addio di Di Maio al M5S un mese fa, scrivevo che, se non cadeva la regola dei 2 mandati, ci sarebbe stata un’ulteriore emorragia di parlamentari. La regola è stata confermata e Conte rischia davvero di “restare solo al comando… di 4 gatti”. Ognuno si regola in base al proprio tornaconto personale, anche se nascosto dietro dichiarazioni di nobili principi. Ha cominciato l’ex-capogruppo alla Camera, Davide Crippa. Altri lo seguiranno. Sarà interessante vedere cosà deciderà di fare il Presidente della Camera, Roberto Fico.

Marco Giacinto Pellifroni   31 luglio 2022

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One thought on “CHI VINCERÁ LE ELEZIONI”

  1. Ho sempre pensato che il MES fosse una fregatura ed ero rimasto soddisfatto quando il governo Conte lo rifiutò anche per l’utilizzo dei problemi sanitari.
    Ora leggo il suo articolo e scopro che il programma di acquisto dei titoli pubblici è peggio del MES. Notizia che sui giornaloni non ho mai letto.
    Insomma non c’è più salvezza, sono rassegnato sono convinto che se la Meloni, come sembra vincerà le elezioni sicuramente non la faranno governare.
    Lo spettacolo di questi giorni della preparazione delle elezioni fa vomitare. La sinistra non fa un programma, si coalizza solo per far perdere il centro destra.
    Grazie prof. Pellifroni per le notizie sulla situazione politico economica del nostro paese che ci da ogni settimana, in famiglia la seguiamo sempre da anni.
    Andrea

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