C’erano una volta gli asini …

C’erano una volta gli asini …

C’erano una volta gli asini …

…ed ora ci sono i bulli, gli strafatti, i devianti e, naturalmente, i deviati. Un tempo, neanche troppo lontano, era un motivo di grande rammarico per una coppia di genitori l’avere un figlio che non si impegnasse nei propri doveri scolastici, o che fosse particolarmente insolente. Oggi guai a rimproverare un giovane un poco troppo “esuberante”. Un docente che stigmatizzasse un comportamento eufemisticamente non adeguato, correrebbe seriamente il rischio di trovarsi minimo l’auto rigata. E’ molto facile pontificare sulla perdita di valori sociali, discutere sulle tematiche giovanili senza conoscere un’acca di devianza, affibbiare tutte le colpe del livello di maleducazione ed ignoranza di molti studenti alla scuola.


Nelle famiglie cosa si insegna? A sputare addosso ai compagni? A camminare all’indietro come scimmie circensi ammaestrate fracassando un piede a chi malauguratamente si trova dietro e poi mettersi a ridere? A masturbarsi in classe dietro una pila di libri giusto per non farsi cogliere in flagrante evidenza? Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di esempi limite. Non è affatto così, è solo un amaro spaccato di realtà. Realtà che non viene certo a galla nei consigli di classe, in cui la principale preoccupazione dei genitori è la destinazione della gita o la garanzia della settimana di vacanza a febbraio per la settimana bianca. In questo contesto capita che gli insegnanti tendano, più o meno comprensibilmente, a tutelarsi dietro valutazioni che si avvicinano al desueto sei politico. E allora ciò che un tempo era socialmente riprovevole, oggi diventa una triste normalità. Il concetto di “normalità” è fluttuante, dipende da contesti sociali, da modelli culturali.

 

Allora ecco che il ragazzo che sputa addosso ai compagni oggi è solo uno scherzomane, ieri nota e sospensione. Quello che si diverte a camminare come un gambero oggi è un simpatico giullare, ieri perlomeno rimprovero. Per il giovane erotomane oggi tanta comprensione, probabilmente non ha mangiato abbastanza caramelle da piccolo, ieri perlomeno una convocazione per la famiglia. E siamo all’assurdo fatto e finito: un fulgido esempio di questa gioventù, che non si può nemmeno definire bruciata perché da bruciare c’è poco o nulla, ride in classe di fronte ad alcuni filmati relativi alla shoah. Questo soggetto vivacchia col sei che-non-si deve- chiamare-politico, e si becca un bell’otto pieno in una verifica di una materia che non cito giusto per diplomazia, commentando una frase con “pensieri propri”.


 

Altro soggetto, stessa classe stessa verifica, commenta la stessa frase motivando i propri pensieri citando Nietzsche, Gandhi e Freud, già che c’era aggiungendo qualche considerazione personale sugli esiti della lobotomia, voto: sette perché non era richiesto” un trattato filosofico” ma solo qualche riflessione personale, come testualmente riportato dalla docente sulla verifica, in evidente contraddizione logica con la premessa al giudizio. Qualcuno potrebbe pensare che sia un esempio inventato tanto risulta assurdo, ma spero che il lettore mi creda sulla parola quando affermo che non posseggo doti di così fervida immaginazione. Ecco un piccolo spaccato di ciò che è la scuola oggi, di ciò che sono molti giovani oggi. E pensare che un tempo li chiamavano “asini”…

Giovanna Rezzoagli Ganci

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