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L’improvviso scoppio della bolla del credito, e quindi immobiliare, ha riportato tutti all’amara realtà, con la svalutazione di case acquistate a caro prezzo grazie ai mutui facili e  la contemporanea drastica riduzione della capacità di farvi fronte per il taglio dei posti di lavoro e quindi dei cespiti familiari
CASE, MUTUI, EREDITÁ

L’improvviso scoppio della bolla del credito, e quindi immobiliare, ha riportato tutti all’amara realtà, con la svalutazione di case acquistate a caro prezzo grazie ai mutui facili e  la contemporanea drastica riduzione della capacità di farvi fronte per il taglio dei posti di lavoro e quindi dei cespiti familiari
CASE, MUTUI, EREDITÁ

Questa settimana propongo all’attenzione dei lettori di Trucioli un articolo di C.H. Smith, che ricalca e accentua quanto vado da tempo sostenendo; e cioè che l’ultimo ventennio, e accentuatamente l’ultimo biennio, hanno vanificato buona parte della ricchezza accumulata dalla classe media nell’arco di generazioni. Una situazione bene illustrata nell’articolo tradotto, che si occupa della situazione oltre-Atlantico. 

Gli italiani, per parte loro, avevano saputo mantenere quanto i loro avi avevano loro tramandato di generazione in generazione: soprattutto valori immobiliari, pagati a costo di sacrifici, lavoro, risparmi. L’avvento del credito facile aveva convinto che fosse possibile moltiplicare ulteriormente quella ricchezza, aggiungendone altra, non più pagata allo stesso modo, ma tramite dei “pagherò” verso un mondo bancario improvvisamente generoso e accomodante, che stimolava anche verso il superfluo, come la seconda casa. Sembrava così naturale ipotecarsi la casa a vita, il cui valore continuava a lievitare, per finanziare spese voluttuarie o parte del mutuo di un nuovo alloggio, spesso per un figlio o il coniuge separato, anche per la drammatica esplosione delle separazioni coniugali.

L’improvviso scoppio della bolla del credito, e quindi immobiliare, ha riportato tutti all’amara realtà, con la svalutazione di case acquistate a caro prezzo grazie ai mutui facili e  la contemporanea drastica riduzione della capacità di farvi fronte per il taglio dei posti di lavoro e quindi dei cespiti familiari. Si assiste anzi ad un riflusso verso il nucleo familiare originario per l’insostenibilità delle spese connesse al suo smembramento in nuclei singoli.

L’Italia ha sinora retto meglio di Paesi, come gli USA, drogati dal credito facile, grazie alla nostra atavica natura di risparmiatori. Ma cosa significa questo, in realtà? Significa che coloro che hanno evitato il pignoramento l’hanno potuto fare attingendo ai beni familiari, creati in proprio o frutto di eredità, per trasferirne una cospicua fetta alle banche e compensare così parte dei loro mutui in sofferenza.

Questo equivale ad una riduzione generalizzata della ricchezza ereditabile dai nostri figli e nipoti; ai quali peraltro abbiamo tolto anche le occasioni di un lavoro soddisfacente sia come livello che come retribuzione, andando a fare outsourcing e shopping in Oriente. Insomma, nel giro di una generazione, o anche meno, abbiamo bruciato buona parte dei nostri risparmi e delle ricchezze solide che padri, nonni e bisavoli avevano costruito e tramandato.

Il governo ha ripetuto di “non aver messo le mani nelle tasche degli italiani”, ma gli italiani hanno dovuto mettercele loro stessi, aggiungendosi ai prelievi del fisco. E quanto loro rimane subirà gli attacchi di nuove tasse che il governo varerà per pagare alla banca centrale (BCE) il suo debito fasullo, denominato “debito pubblico”, che gode di assoluta priorità (v. ad es. “€uroschiavi”, più volte citato in miei precedenti articoli).

L’altra bolla, del tutto evidente negli USA e nei Paesi a sviluppo forzato, come la Cina, è quella dell’immobiliare commerciale, cui non resterà indenne il nostro Paese: basti vedere il numero di negozi e uffici che si continuano a costruire e che rimangono in gran parte invenduti o sfitti, andandosi ad aggiungere a quelli esistenti, che a macchia di leopardo stanno abbassando le saracinesche, in sintonia col volume di alloggi pignorati che le banche immettono sul mercato, mentre incomprensibilmente si continua a cementificare per ogni dove, in una sorta di psicosi collettiva da mattone, cui la legge appena varata sul divieto di demolire le case abusive ha dato ulteriore spinta.

Non aggiungo altro e invito chi è arrivato sin qui a leggere, per un approfondimento del tema, il citato articolo di C.H. Smith su questo stesso numero di Trucioli. L’Atlantico è davvero sempre più stretto. 

  Marco Giacinto Pellifroni                                                                                      25 aprile 2010

 

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