Cara amica ti scrivo…

CARA AMICA TI SCRIVO

 

CARA AMICA TI SCRIVO

 Cara Giovanna, ho letto la tua accorata “Lettera aperta  a Giuseppe Grillo” nella quale, oltre a enumerare le analogie tra te e lui, gli confidi le amarezze e le delusioni che il tuo convinto e quasi quotidiano impegno per  e nel MoVimento da lui fondato ti ha fatto patire, facendoti bere la cicuta a piccoli sorsi fino a ucciderti “politicamente”: “A me la cicuta la hanno somministrata a piccole dosi, attraverso chat presunte segrete, alla fine mi hanno politicamente ucciso parlandomi di ‘compromessi’, ‘ricerca di consenso’, ‘discrezione’, ‘voti’. In pratica ho lasciato il mio Meetup, e chissà, forse dopo questo mio scritto mi farai cacciare anche dal MoVimento. Io spero di no, perché ci ho creduto e ci credo tanto, ma io non ho mai avuto bisogno di appartenenza”.

Bene, quindi non dovresti temere di essere cacciata come altri delusi dal MoVimento in quanto tu non sei stata delusa da Grillo ma, se ho ben compreso, dai grillini di Casarza Ligure. Poi la tua lettera prosegue ricordando altre analogie, come una “visione che qualcuno definirebbe folle”, ma anche una differenza: “io ho ricevuto due lettere da te, le due certificazioni ad usare il tuo simbolo, mentre tu ricevi per la prima volta un mio scritto”. E aggiungi: ”Sai perché ti scrivo? Perché ti voglio bene”. E qui ti lasci andare a una deprecatio sulla natura umana “sempre uguale a se stessa”, alludendo ai “complotti, sotterfugi, lotte di potere” che allignano anche all’interno di un MoVimento nato per combattere la politica intesa come lotta per il potere, mentre dovrebbe essere tesa esclusivamente al bene della comunità. Giusto; quindi la politica ha a che fare con il bene, così del singolo cittadino come della città, e, come ben insegnava Socrate, le due cose non si possono separare, pena l’ingiustizia e, di conseguenza, l’infelicità di tutti.

 

Anche a me, come sai, cara Giovanna, piace Socrate, che scelse di bere la cicuta invece di fuggire dal carcere (come gli consigliavano i suoi amici e discepoli) per lasciare nei secoli avvenire testimonianza della sua virtù e del suo coraggio. Atene condannò a bere la cicuta il suo miglior cittadino, sostanzialmente perché faceva troppe domande scomode. Eh già, a chi vuol vivere in pace non conviene fare troppe domande, è vero. Tu, Giovanna, giustamente non ti rassegni al silenzio o ai compromessi per il quieto vivere, tu giustamente combatterai sempre in buona fede per le cose in cui credi: “Se non mi fidassi più non starei a scriverti…Sono stata Portavoce, mi hanno deriso, umiliato, minacciato, offeso in mille modi”; tu, proprio perché gli vuoi bene e hai creduto e credi in lui, alla fine della tua lettera lo esorti a “non cedere alle sirene… a vigilare ancora di più perché i proci sono entrati da tempo nella tua casa e aspettano solo che tu ti arrenda. Non farlo.

Chi sogna non muore mai, nemmeno in politica”. Su questo, cara Giovanna, vorrei rassicurati: non mi pare proprio che Grillo sia sensibile al canto delle sirene (quali?) e che abbia in animo di arrendersi ai proci (quali sarebbero?). Dubito, ma spero davvero di sbagliarmi, che Grillo risponda pubblicamente a questa tua lettera (forse, chissà, ti risponderà in privato).  Quanto al resto, come si dice, il tempo è galantuomo, e chi vivrà vedrà.

Con immutata amicizia.

Fulvio

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