Caos ferroviario e il teatro dell’assurdo: tra accuse, proteste e responsabilità mancate

Scontro in Senato sulla crisi dei trasporti: Salvini nel mirino, l’opposizione insorge mentre il Paese affonda nel disservizio
Caos ferroviario e il teatro dell’assurdo: tra accuse, proteste e responsabilità mancate
Populismo e tecnocrazia si scontrano in un’aula sorda e grigia, mentre il declino della rete ferroviaria italiana avanza inesorabile

Caos ferroviario e il teatro dell’assurdo: tra accuse, proteste e responsabilità mancate
L’Italia ferroviaria è in ginocchio, e con essa anche il dibattito politico che si è consumato nell’aula di Palazzo Madama. Un’aula sorda e grigia, per citare le parole di un celebre statista, dove il Partito Democratico ha inscenato una protesta con cartelli recanti un messaggio inequivocabile: “Chiedi scusa”. Il destinatario delle accuse è il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, chiamato a rispondere sul collasso della rete ferroviaria nazionale, ma ciò che ne è scaturito è stato l’ennesimo capitolo di una tragicommedia politica fatta di accuse reciproche e teatrini di basso livello.

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La crisi ferroviaria tra incompetenza e populismo
Il dibattito avrebbe dovuto affrontare con serietà i disagi che milioni di pendolari subiscono ogni giorno, ma si è invece trasformato in uno spettacolo di ciarlataneria politica. In un’atmosfera da tradotta ferroviaria, i senatori hanno dato vita a una rappresentazione degna del più oscuro dei teatri. Se da un lato il governo si difende parlando di un incremento degli atti di sabotaggio del 25% rispetto all’anno precedente, dall’altro le opposizioni insistono su una gestione fallimentare, dove incompetenza e scarsa cognizione dei problemi reali hanno prevalso su soluzioni concrete.
Renzi, con la sua consueta teatralità, ha ribadito che il vero sabotatore delle Ferrovie dello Stato è Salvini stesso, reo di aver distrutto il percorso di risanamento avviato in passato. Le parole riecheggiano come il fischio di una locomotiva a vapore che arranca su binari ormai obsoleti, testimoni di una rete infrastrutturale che non è più all’altezza di un Paese moderno.

Tecnocrati senza tecnica e populismo sfrenato
Mentre il ministro parla di sicurezza, cifre e statistiche, l’opposizione sottolinea il disinteresse verso i problemi concreti dei cittadini. La deriva plebiscitaria che caratterizza l’azione di governo si scontra con l’incapacità di proporre soluzioni tangibili: tecnocrati che ignorano la tecnica, pantofolai in grisaglia che decidono il destino di milioni di viaggiatori senza mai aver messo piede su un treno regionale.
L’interesse delle autoscuole e delle lobby del trasporto su gomma aleggia come un’ombra su questa gestione, e molti si chiedono se dietro le scelte politiche non si celi una premeditata strategia di favorire altri settori a scapito del trasporto ferroviario.

Dal Napoli-Portici a oggi: un declino senza fine
Dalla prima ferrovia italiana, la gloriosa Napoli-Portici, il nostro Paese ha fatto molta strada. Eppure, nel 2025, ci ritroviamo a discutere di ritardi, guasti, cancellazioni e disservizi cronici. Il quadro è desolante, con un sistema che si sfalda sotto il peso di anni di mala gestione e mancate riforme. I centristi allo sfascio, incapaci di proporre una linea chiara, assistono inermi alla disfatta, mentre i leoni da tastiera infiammano le polemiche sui social senza offrire soluzioni concrete.

Un futuro su binari incerti
L’Italia ferroviaria somiglia sempre più a una nave alla deriva, dove le decisioni sembrano essere prese in funzione di calcoli elettorali e non del bene comune. Le proteste in aula, per quanto legittime, rischiano di rimanere sterili gesti di facciata, mentre i passeggeri restano intrappolati in un’odissea quotidiana fatta di ritardi e inefficienza. L’auspicio è che si abbandonino le scene da circo politico per affrontare finalmente il nodo della questione con intelligenza emotiva e pragmatismo.
Fino ad allora, continueremo a viaggiare su una locomotiva che ha perso la sua rotta, diretta verso un binario morto.

Tags:
caos ferroviario, Matteo Salvini, Partito Democratico, trasporti pubblici, populismo politico

Antonio Rossello       CENTRO XXV APRILE

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