Calimero e il triangolo di Karpman

CALIMERO E IL TRIANGOLO DI KARPMAN
Ognuno di noi, volente o nolente, nel momento in cui entra in relazione con gli altri, assume un ruolo, cioè interpreta una parte in quel teatro in cui tutti veniamo a trovarci fin da quando veniamo al mondo.

 
CALIMERO E IL TRIANGOLO DI KARPMAN

     Ognuno di noi, volente o nolente, nel momento in cui entra in relazione con gli altri, assume un ruolo, cioè interpreta una parte in quel  teatro in cui tutti veniamo a trovarci fin da quando veniamo al mondo. Forse che un neonato non ha già un suo ruolo in seno alla sua famiglia? Non è già un oggetto d’amore per i suoi genitori e soprattutto, per la madre?  E non si forma già il suo tipo di atteggiamento verso il mondo che lo circonda percependo il modo con cui viene trattato dalla madre (o dalla nutrice)?


Lo psichiatra statunitense Eric Berne

E non vediamo forse tutta la famiglia accorrere ai suoi vagiti trascurando ogni altra cosa che non sia la cura dell’infante? In caso contrario, cioè se il bambino non viene accudito con amore dai genitori e soprattutto dalla madre, gli effetti non tarderanno a manifestarsi nei suoi comportamenti e nella sua vita di relazione, così nella prima e nella seconda infanzia come poi nell’età adulta e persino nella sua tarda età. In altri termini, ci portiamo sempre dentro il bambino che siamo stati (Pascoli docet), né potrebbe essere diversamente dal momento che nel nostro io convivono, secondo lo psichiatra statunitense Eric Berne, l’ideatore dell’Analisi Transazionale, tre diverse modalità relazionali o stati: l’io bambino, l’io adulto e l’io genitore. Se questi stati dell’io sono in armonia ci sentiamo OK, se invece confliggono ci sentiamo non OK. Attenzione: questi stati non sono ruoli o maschere ma modi di essere: può infatti accadere che uno dei tre stati dell’io domini sugli altri due provocando gravi squilibri psichici; se infatti il Bambino pretendesse di escludere il Genitore, cioè il portatore delle istanze morali e l’Adulto, a cui compete la funzione raziocinante e decisionale in base all’esame di realtà, ne risulterebbe una personalità gravemente disturbata definibile al limite come borderline; allo stesso modo, se il Genitore diventasse padrone assoluto dell’io avremmo a che fare con una personalità autoritaria incline al rigorismo fondamentalista e fanatico, intenta a reprimere con ogni mezzo  la libera creatività, l’affettività  e la spontaneità del Bambino; se invece a dominare l’io fosse l’Adulto, ne soffrirebbe l’emotività,  le passioni verrebbero represse così come  le giuste istanze ed esigenze del Bambino che è in noi, anche in questo caso con grave danno all’equilibrio della persona,  a cui verrebbero a mancare quegli aspetti gioiosi, fantastici  e poetici che rendono bella la vita. 


Ora non è difficile comprendere l’importanza dell’equilibrio interno degli stati dell’io quando si tratta di interagire con gli stati dell’io del nostro prossimo così in ambito familiare come in ambito sociale, professionale, politico, ecc. Tutte le volte che un soggetto entra in relazione con un altro soggetto avvengono delle “transazioni”, cioè scambi di messaggi verbali (o non verbali), questi messaggi possono partire da un Genitore, da un Adulto o da un Bambino; se i messaggi vanno da un Genitore all’altro, o da un Adulto all’altro, o da un Bambino all’altro, avremo delle transazioni complementari e la comunicazione funziona a meraviglia; se invece al messaggio inviato da un Genitore risponde il Bambino dell’altra persona o viceversa, la transazione non è più complementare ma incrociata e la comunicazione fallisce. Un esempio frequente di transazione incrociata (e quindi fallita) è la cosiddetta “svalutazione”, la quale consiste praticamente nel rispondere a un messaggio senza tener conto del suo contenuto e della sua finalità, quindi svalutandolo (Es.:-  Mi sento male –  Sciocchezze,  prenditi una vacanza…). Inoltre non tutte le transazioni sono, diciamo così, sincere; un esempio classico è la captatio benevolentiae, cioè lisciare per il verso del pelo qualcuno (di cui magari non si ha nessuna stima) per ottenere un qualche beneficio; e qui entriamo nel campo delle transazioni nascoste, cioè quelle in cui si afferma qualcosa di falso per accreditarci presso qualcuno o per nascondere desideri o sentimenti di cui ci vergogneremmo se venissero scoperti. 

Lo psichiatra  Stephen Karpman

Le transazioni nascoste sono quelle su cui si basano i cosiddetti giochi di ruolo dove ogni attore, consapevolmente o inconsapevolmente, recita una parte  nascosto dietro una maschera, nella convinzione (o nella credenza) che, senza quella determinata maschera non potrà ottenere nessuna conferma, nessun  riconoscimento e nessuna stima (nessuna “carezza”) per come gioca  o non gioca la sua parte in commedia o, nei casi più gravi, in tragedia. Nell’ambito dei giochi di ruolo è particolarmente significativo il cosiddetto “Triangolo drammatico” elaborato dallo psichiatra Stephen Karpman: immaginate un triangolo ai vertici del quale si trovano tre ruoli: il SALVATORE, il PERSECUTORE e la VITTIMA. Secondo Karpman non esiste gioco di ruolo senza che gli attori entrino in questo triangolo. Il ruolo del Salvatore è  quello di aiutare i deboli e i bisognosi, si sente investito da questa missione e non esita a mettersi al loro posto per salvarli dai pericoli a cui sicuramente andranno incontro  senza la sua guida. Il Salvatore tuttavia non si rende conto che così facendo svaluta la loro capacità di agire, di pensare in modo autonomo e di ingegnarsi per migliorare la loro condizione.  Ha bisogno di sentirsi indispensabile alle Vittime e quindi anche a se stesso. Guai per lui se non ci fossero Vittime da aiutare. Il Persecutore, terrorizzato dall’idea di sentirsi Vittima, assegna il ruolo agli altri e poi li svilisce, assumendo un atteggiamento vendicativo e, appunto, persecutorio. Il suo ruolo è però funzionale sia alla Vittima che al Salvatore (senza di lui verrebbero meno  gli altri due ruoli del Triangolo). Infine la Vittima soffre di un inguaribile complesso di inferiorità, si svaluta continuamente e ha un disperato bisogno sia di un Salvatore che di un Persecutore che la confermi nel suo ruolo di Calimero piccolo e nero. Tutti e tre i ruoli implicano una svalutazione: il Salvatore e il Persecutore svalutano gli altri, la Vittima svaluta se stessa. Salvo scoprirsi, come il povero Calimero, solo sporco, non nero. O come il brutto anatroccolo della fiaba di Andersen, non anatra ma cigno. 

 Fulvio Sguerso

 

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