Buonismo e populismo

BUONISMO E POPULISMO

 

BUONISMO E POPULISMO
 

L’Africa è un continente immenso con una densità abitativa di 33 abitanti per Km2, con una popolazione di circa 1,2 miliardi di abitanti, il tasso di natalità è del 2,3%.

L’Europa è un continente molto più piccolo e ha una popolazione di circa 712 milioni di abitanti e una densità di 70,6 abitanti per km2.

In Africa vi è il deserto, in Europa vi sono delle zone altrettanto inabitabili come le grandi montagne e le grandi distese di ghiacci al Nord, quindi più o meno i territori hanno aree inabitabili sovrapponibili.

 

L’Europa praticamente non ha ricchezze naturali, L’Africa ha immense ricchezze naturali, che vanno dal petrolio a ogni tipo di minerali, oltre naturalmente a una grossa risorsa energetica quale il sole.

Purtroppo in Africa vi sono tante guerre, molto spesso per motivi di potere di alcune etnie su altre; in Africa esiste un coacervo di etnie diverse e fanatismi religiosi, che in generale, tendono ad infierire sulle popolazioni di religione cattolica, mentre in Europa, da circa 60 anni, regna la pace (a parte il periodo della guerra nella ex Jugoslavia, dovuto innanzi tutto, guarda caso, a motivi religiosi);  tali guerre sono spesso fomentate per interessi economici, sia da Potenze Occidentali sia dalla Russia e sia dalla Cina, sovente dalla Francia,  per meri interessi imperialisti, ma spesso anche per  semplici interessi  economici di imprese multinazionali.

In Europa le ultime guerre religiose hanno lacerato l’intero continente tra il 16° e il 17° secolo a seguito della Riforma di Martin Lutero e Italo Calvino, riforme che in pratica contestavano alla chiesa il potere temporale e hanno dato il via alla grande emancipazione e laicizzazione dei popoli del nord Europa, costringendo le gerarchie cattoliche ad adeguarsi e alla perdita del loro potere, che si basava sull’ignoranza dei popoli e sull’ oscurantismo.

I popoli europei del Nord, per conquistare una vita terrena migliore (e non vivere miseramente sperando nel Paradiso), hanno dovuto combattere strenuamente contro i fautori della Controriforma, lasciando sul campo centinaia di migliaia di vittime.

 A seguito di tali guerre, tanti nord europei emigrarono in America, perché perseguitati o per fame; l’America di allora era un continente immenso e con densità di gran lunga inferiore a un abitante per Km2 e ricchissima di ricchezze naturali, sia nel sottosuolo sia nel vasto territorio in superficie.


Tale emigrazione fu accolta dai primi coloni senza grossi problemi, poiché man mano che arrivavano nuovi coloni avveniva il fenomeno della corsa verso il West, dove vi erano vasti territori abitati da poche tribù di indigeni, se non completamente disabitati, territori spesso inospitali, che i coloni, man mano che si installavano, ne dissodavano i terreni selvaggi per trasformarli in fertili terreni agricoli e abitabili dall’uomo.

La conquista del west è costata centinaia di migliaia di morti per malattie, per stenti e non ultimo per le resistenze degli autoctoni “indiani”, che, pur in un territorio vastissimo, non accettavano quella seppur non biblica “invasione” e combatterono sino all’ultimo l’avanzata degli invasori.

In seguito, l’emigrazione verso il nuovo continente, una volta che tali Stati Uniti diventarono uno Stato organizzato e richiedente mano d’opera per implementare il proprio sviluppo, avvenne secondo delle regole ferree, con Leggi sull’immigrazione che causarono non pochi respingimenti per coloro che, secondo le leggi americane, non avevano i requisiti per immigrare.

Chi è stato Ellis Island avrà potuto verificare le tragedie avvenute su tale isola, dove gli aspiranti immigranti venivano messi in quarantena e controllati scrupolosamente prima di permette loro di entrare nel territorio. (Per quella gente disperata la parola “diritto” non è mai esistita, non solo nel loro vocabolario ma neanche nel loro pensiero).

Parecchi emigrati negli Stati Uniti, fra i quali il nonno di mia moglie, ritornarono in patria perché richiamati per fare la guerra e per difendere la patria e molti morirono sui campi di battaglia europei, anziché rimanere tranquilli nel nuovo continente, al riparo dalle guerre.

Intanto è bizzarro constatare che la nomenclatura di sinistra, che ha sempre giudicato un delitto l’invasione dei bianchi in un continente che apparteneva agli autoctoni americani Apaches, Navajos, ecc.. dove peraltro vi era un territorio vastissimo con spazi immensi per tutti, ora consideri non altrettanto l’invasione che ora stiamo subendo, peraltro  in un territorio dove già non vi è spazio per noi stessi e dove l’ambiente (tanto caro a loro!) si sta ribellando all’uomo già da adesso e che, mentre in pompa magna ogni anno commemora i caduti per la patria, al contrario è così magnanima verso chi lascia donne e bambini in balia dei tagliagole di turno  per venire nell’ Europa della facile accoglienza.

Ciò non di meno, siccome viene spesso teorizzato il principio, specialmente dalla attuale Presidente della Camera, che il mondo è di tutti e quindi tutti hanno diritto di stabilirsi dove loro aggrada, le domande che dobbiamo farci sono :

A – Quanti Africani o Pakistani o Afgani potremo accogliere? 1 milione, 10 milioni, 100 milioni 1 miliardo?

B – Quanto siamo pronti a sacrificare il nostro standard di vita per dividere le nostre risorse con milioni di disperati?

C – Quanto siamo preparati a convivere con modi di vivere o filosofie di vita diverse dalla nostra (vedi certi aspetti della religione mussulmana) in nome dei quali si vuole sottomettere chiunque la pensi diversamente?

D – Quanto può un territorio fragile come il nostro sopportare un inquinamento e uno sfruttamento del suolo, che già ora è al limite, di fronte a una ulteriore impennata demografica, che non avrà controllo alcuno, perché sostenuta da motivi culturali e religiosi?

E – Quanto tempo occorrerà per educare popoli abituati a vivere come i nostri antenati del Medio Evo alle nostre maniere ovvero, saremo noi pronti ad accettare di vivere alle loro maniere?

F – Quanto saranno disposti i nostri nipoti a rimanere in un Paese in balia di queste nuove situazioni culturali ed economiche, se consideriamo che già oggi le migliori risorse umane scappano dal nostro Paese?

G – L’esodo dei nostri giovani migliori, già in atto, come cambierà la vita dei vecchi che dovranno rimanere in Italia in balia dei nuovi arrivati, giovani baldi e forti e spesso pure prepotenti?

 
 Siriani in fuga

A queste tematiche gli approcci da parte dei due schieramenti politici sono diametralmente opposti e cioè da una parte vi è quello della Sinistra o meglio dei Cattocomunisti che è di tipo “buonista” dall’altra parte vi è quello del Centrodestra che è di tipo “populista”.

L’approccio “buonista” delle Sinistre si basa essenzialmente su una visione a corto raggio, nel senso che la nomenclatura di sinistra non pensa a ciò che potrà succedere fra 20/30 anni, contando sul fatto che oggi possiamo sopportare 100/200 mila immigrati all’anno e che tali immigrati, in seguito, si disperderanno in qualche modo in Europa o perlomeno, anche se con qualche mugugno, alla fine potranno essere assorbiti e sopportati dalle nostre popolazioni e dal nostro welfare.

Addirittura l’attuale Presidente della Camera profetizza in senso molto positivo che la cultura dei nuovi arrivati diventerà la futura cultura dell’Europa con nostro grande vantaggio (!!)

Chiunque può già oggi assistere a ciò che avviene ai vari Pronto Soccorso degli Ospedali o può assistere a ciò che avviene nelle stazioni ferroviarie e sui treni, dove i meglio serviti sono quelli che non pagano, per non parlare dei crimini piccoli e grandi, che si stanno moltiplicando prepotentemente, per cui non oso pensare a quello che sarà fra 10/20 anni.

Ad un mio amico sposato con una donna di colore, ai controlli per una gravidanza della stessa, gli è stato domandato se la signora fosse regolare o clandestina e alla risposta che era regolare gli è stato detto allora deve pagare il Ticket; recentemente sono stato alla stazione ferroviaria di Savona per accompagnare una persona e ho assistito all’assalto del treno intercity verso XXmiglia delle 08.40 da parte di decine se non centinaia di VuCumprà, probabilmente senza biglietto, che ha impedito di fatto l’accesso a due vecchiette che, pur avendo il regolare biglietto, alla fine hanno dovuto rinunciare a partire, e questo è solo l’inizio.

Naturalmente i predicatori del buonismo ben si guardano dall’ ospitare i loro “protetti” in casa loro o nei loro condomini, ma, al contrario, li sbattono nelle periferie dove vive la povera gente o, comunque, ben distanti dalle loro residenze, come peraltro fa un nostro assessore PD qui a Savona.

Non mi risulta che qualche prefetto dia l’esempio ospitando in casa sua almeno un immigrato o che i “salottisti radical chic” facciano altrettanto, in fin dei conti se tutti i predicatori della fratellanza dessero l’esempio, già un bel po’ di migranti sarebbero ben sistemati ed accuditi degnamente da questi pseudo novelli samaritani.

Da quando questa cosa è stata fatta presente a Gianni Morandi e qualcuno ha pure fotografato la sua grande villa, il nostro cantante nazionale, come per incanto, ha smesso di fare il buonista in pubblico e sul tema è diventato più taciturno.

Il potere dei più “buoni” risulta sempre vincente perché tocca i sentimenti buoni della gente e per raggiungere tale obbiettivo vengono usati i mezzi più subdoli, come racconti raccapriccianti di persecuzioni, di viaggi terribili se non di sevizie e barbarie subite durante il lungo percorso verso la terra promessa.


Nessuno tuttavia si domanda dove questi migranti prendano i soldi per pagare gli scafisti e per affrontare tali viaggi, perché quello è un dettaglio che non interessa, come non interessa se tali persone siano realmente perseguitate o siano terroristi, e principalmente se siano sani; insomma della qualità della “merce” non importa, l’importante è il guadagno che si può avere in termini economici o politici o entrambi; infatti le cooperative e tutto l’apparato legato all’accoglienza è una potente macchina da guerra elettorale, che porta soldi specie al PD, (vedi mafia Capitale) e garantisce ritorni elettorali notevoli a chi la gestisce: questo vale anche dalle nostre parti.

Se pensiamo che il partito di Alfano a livello nazionale non raggiunge il 2% dei voti ma che a Mineo, dove esiste il più grande centro di accoglienza del Paese, nelle ultime elezioni ha preso il 40% dei voti possiamo ben capire come sia importante per i partiti di governo gestire questa emergenza.

La prova di ciò che io dico è il fatto  che nessuno si preoccupa altrettanto intensamente di quei disgraziati che, non avendo danari, devono restare nei loro paesi di guerra o non, dove ben più gravi sono le oppressioni, le sevizie, gli stupri di massa e i genocidi, per lo più commessi da mussulmani fanatici  dell’ ISIS e affini  nei confronti dei cristiani o di qualche minoranza anche mussulmana; su questo argomento mi domando se sia ancora ragionevole pagare quell’organismo mangiasoldi che si chiama ONU, che dal palazzo di vetro assiste alle carneficine dei tagliagole senza battere ciglio e, mentre si preoccupa di quei fortunati che raggiungono il traguardo di questo diabolico gioco dell’oca, dove chi raggiunge la meta finale ha il lauto premio di raggiungere l’Eldorado, si dimentica totalmente e vergognosamente delle tristi sorti di milioni di abitanti dell’Africa, falcidiati da guerre e malattie.

Il motivo di questo disinteresse sta nel fatto che alle sinistre nostrane delle disgrazie dei popoli in verità non importa un bel niente, a loro interessa solo il business di chi arriva, perché tale business gestito dalle cooperative porta soldi ai partiti di riferimento e potere immediato; poi di quello che lasceranno ai posteri “chi se ne frega!” come dire meglio l’uovo oggi che la gallina domani.


L’approccio invece “populista” del centro destra è diametralmente opposto, nel senso che non rifiuta l’accoglienza di veri perseguitati, specialmente di religione cattolica ma non solo, che devono fuggire dai territori occupati dall’ISIS , ma che si preoccupa soprattutto di eliminare il problema alla radice, sia con un intervento armato di peace keeping (che piaccia o no ai signori che siedono inerti nel palazzo di vetro) sia con la eliminazione fisica degli scafisti, la distruzione delle carrette e dei gommoni attraverso squadre di incursori e la istituzione di centri di identificazione in Tunisia , Egitto e Libia, ma soprattutto con interventi economici nei paesi dove non vi è la guerra, ma che tuttavia sono la fonte maggiore di migrazioni verso l’Europa. Investire in prevenzione si spendi di gran lunga meno di quando si deve intervenire a posteriori e lo si fa in modo strutturale, quindi per sempre.

I soldi spesi per mantenere quelli che sono arrivati al traguardo dell’orrendo gioco dell’oca, se venissero investiti in programmi di scolarizzazione, nella costruzione di infrastrutture e per incentivare investimenti industriali nei territori africani, porterebbero il sollievo a numeri enormi di abitanti di tale continente e sarebbero poi moltiplicatori di economie locali a vantaggio di tutti i cittadini e non soltanto a quelli che hanno potuto pagare le mafie varie della filiera del buonismo peloso.

Se con 30 euro al mese puoi mantenere una bambina a scuola e darle un pasto e con 9 euro al mese puoi salvare parecchi bambini dalla cecità in Africa, con tutti i miliardi che si spende nell’accoglienza e per andare a prelevare i baldi giovani  davanti alle coste libiche, quanti se ne potrebbero emancipare e rendere felici a casa loro?

Perché dobbiamo mantenere quelli che hanno vinto il diabolico e orrendo “gioco dell’oca”, che peraltro provoca migliaia di morti annegati, quando con il costo di un mese per il loro mantenimento potremmo soddisfarne 1000 a casa loro?

A tutto ciò sopra detto, dobbiamo aggiungere un altro “piccolo” dettaglio e cioè come i partiti dovrebbero rappresentare il pensiero e le esigenze del popolo in una democrazia vera.

La stessa Costituzione italiana, definita dalle sinistre la più bella Costituzione del mondo, recita all’art. 1° che la sovranità appartiene al popolo.

Dalla fine della guerra, con la trasformazione dell’economia del Paese da prevalentemente agricola a industriale, e con l’emancipazione delle masse, specie nel Sud, la crescita demografica si è interrotta.


Oggi stiamo assistendo a un declino demografico, guarda caso in coincidenza della crisi economica, che sta attanagliando il Paese ormai da 15 anni

Qual’ è il motivo per cui gli italiani non fanno più figli? Forse perché improvvisamente un popolo non ama più i bambini o forse perché avere dei bambini rappresenta un costo tale da non poter essere sopportato senza rinunciare a uno standard di vita decente?

Certamente è corretta la seconda ipotesi e cioè, le famiglie preferiscono non fare molti figli, ma al massimo due, perché non vogliono vivere sotto certi standard e vogliono poter dare ai figli una educazione scolastica possibilmente universitaria e non fare mancare ai propri marmocchi di fare sport:  semplicemente farli crescere in modo sano e felice, ma tutto ciò deve essere supportato da adeguate entrate.

Pertanto il popolo in democrazia va interpretato non educato dalle elites dei miei stivali!

Populismo vuol dire ascoltare il popolo e interpretarne le esigenze e rappresentale, al contrario del dirigismo con cui si vuole, dall’alto in nome di una supposta superiorità culturale e morale, insegnare al popolo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, cosa che sta facendo la maggior parte dei mass-media del regime.

Se il popolo non fa figli è perché non ha i mezzi, pertanto per invertire la tendenza occorre aiutare le famiglie con migliori servizi e maggiori detrazioni fiscali, per incentivarle a fare i figli, anziché incentivare gli arrivi dei figli di altre civiltà.

Noi pensiamo che il popolo medio sia superiore sia in moralità che in cultura ma soprattutto in onestà di chi si fa paladino della giustizia sociale, spesso guadagnandoci, per cui il nostro “populismo” vuole rappresentare le lagnanze della povera gente, che non vuole condividere con i nuovi arrivati i propri risparmi, le proprie terre, le proprie abitudini e che non ottiene alcun aiuto dallo Stato, ma al contrario vede sempre di più uno Stato ingiusto verso i propri cittadini, che hanno da generazioni contribuito a creare il benessere generale di questo Stato. 

Per noi populisti il nostro dovere è di lasciare i nostri territori, le nostre usanze, i nostri costumi e le nostre cose ai nostri nipoti, come li hanno lasciati a noi i nostri avi, e se mai in meglio, proprio il contrario di cosa vuole fare la sinistra che, se non fermata, lascerà il caos.

Silvio Rossi

Lega Nord

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