Breve risposta al prof. Lisorini

Breve risposta alla risposta del Prof. Lisorini

L’alta cultura di noi occidentali sa che non serve alzare muri ma, semmai, costruire ponti

BREVE RISPOSTA ALLA RISPOSTA DEL PROF. LISORINI

 Anzitutto le devo un ringraziamento per non aver eluso le mie dieci domande (in fondo poteva anche liquidarle con un’alzata di spalle per troncare sul nascere quella che poteva, o potrebbe diventare, una polemica infinita); in secondo luogo non posso fare a meno di confessarle la mia persistente perplessità riguardo alla sua visione della storia recente del nostro Paese. Sia chiaro che anche per me la libertà di pensiero, di opinione e di espressione è sacra e inviolabile; ma, appunto, così come lei rivendica la sua libertà e autonomia di giudizio e di critica anche io rivendico la mia.

Bene; vede che, tra l’altro, le offro “un’occasione per mettere alla prova le sue convinzioni”; nelle quali continua ad esserci qualcosa, a parer mio, di poco convincente. Ad esempio, capisco che lei non voglia prendere una posizione esclusiva e, al limite, dogmatica, riguardo a una parte politica piuttosto che a un’altra; tuttavia la sua giusta idiosincrasia per le etichettature rischia di sfociare in una sola etichetta, cioè in quella di “qualunquista”. Ma lei non è un qualunquista, tant’è vero che prende posizioni nette su diverse questioni eticopolitiche e porta avanti il suo discorso (come si diceva nel Sessantotto), per esempio contro l’ “invasione” dei migranti, contro la “vulgata” storiografica sulla Resistenza, contro l’insegnamento della storia patria ad usum delphini, (a proposito di storia recente, lei vede soltanto il pericolo rosso rappresentato dalle “smanie di vecchi arnesi che non avevano dismesso gli scarponi e avevano nascosto il fucile in cantina e dei loro nipotini ansiosi di emularli. Altro che ‘album di famiglia’. Se poi si desiderano dettagli si provi a fare qualche domanda ai vertici militari in servizio qualche anno fa”. Non so con quali vertici militari lei sia così in confidenza e a quale titolo; quanto a me, so da fonte militare certa, – di cui sono in grado, se richiesto, di fornire nome e cognome – che i vertici militari italiani prendevano ordini dalla Cia, e che erano disposti a tutto pur di impedire la presa del potere del PCI, anche per via democratica. Mi ha stupito, invece, il suo strano silenzio sullo stragismo neofascista), contro tutto quello che suona politicamente corretto (comprese le cosiddette “unioni civili”),  contro l’”okkupazione” di tutto l’occupabile da parte dei compagni, contro l’intreccio perverso tra  potere giudiziario ed esecutivo, tra sistema bancario e Partito democratico (di nome ma non di fatto). Ha dimenticato solo, almeno in questa sua articolata risposta, l’intreccio tra criminalità organizzata e amministrazioni locali, a cominciare dalla Capitale (chi è che ha scritto “Capitale corrotta = nazione infetta”?).


 

Insomma, il suo è indubbiamente quello che il generale De Gaulle avrebbe definito “ Vaste programme, en effet”; quindi capisco anche perché le sue simpatie vadano tutte verso quei movimenti e quei personaggi che proclamano a gran voce la loro volontà di occupare a loro volta tutti i poteri per sottrarli agli eredi (peraltro indegni, come lei stessa candidamente ammette) del vecchio e, per i vecchi compagni superstiti, anche glorioso PCI. Già, ma se il Pd fosse, come lei dice, l’erede del PCI, mi spiega perché i famosi “poteri forti” (e la Chiesa cattolica), non certo sospettabili di simpatie rivoluzionarie, preferiscono appoggiare persino un burattino come Matteo Renzi piuttosto che un Grillo, una Meloni o un Salvini? Ma lei, in confidenza, ce lo vede Salvini (o la Meloni o Grillo) alla Presidenza del Consiglio? Ce li vede Dibba, Di Maio, la Taverna, la Ruocco, la Lombardi, Fico, Toninelli al Governo del Paese? Lei, prof. Lisorini, è un intellettuale non un qualunque omino sprovveduto e manipolabile che non sa distinguere il grano dal loglio, come fa a riporre “una certa fiducia in Salvini e in Beppe Grillo”? A proposito di intellettuali, lei che, come dice, ha avuto “il piacere, tanti anni fa di conoscere Bruno Widmar”, cioè un pensatore di area marxista di prima grandezza, come ha potuto ridursi a simpatizzare per Salvini e Grillo?


 

Possibile che non abbia potuto trarre ispirazione, lei, intellettuale, da altri intellettuali e filosofi anch’essi impegnati a denunciare il degrado e la crisi dello stesso sistema democratico, non per affossarlo ma per salvarlo, appunto, dal totalitarismo del neocapitalismo finanziario globale? Pensi in grande, estenda il suo sguardo all’orizzonte mondiale, consideri i disastri che la volontà di potenza e di dominio di Stati Uniti e Russia hanno finora provocato in Medio Oriente e, con l’aiuto della Francia, in quell’Africa da cui provengono tanti disgraziati in fuga dai massacri tribali e dalla miseria. Pensi che l’alta cultura di noi occidentali sa che non serve alzare muri ma, semmai, costruire  ponti. A meno che non ci si rassegni a una logica di guerra, cioè di difesa e di attacco, ma contro chi? Contro i disperati che fuggono dalla guerra e dalla miseria? Piuttosto dichiariamo guerra a chi li sfrutta e a chi specula sulle loro disgrazie. Guardi che non intendo dire che bisogna abolire le frontiere e “accogliere” chiunque, ma o troviamo un modo per convivere con culture ed etnie diverse in uno stesso territorio, o si arriverà alla guerra di tutti contro tutti. Non credo che lei voglia questo, né in quanto intellettuale né in quanto essere umano dotato di sentimento e di ragione.

Un cordiale saluto da

 FULVIO SGUERSO

 

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