Bozza Calderoli

RIFLESSIONI LIBERE SULLA BOZZA DI RIFORMA COSTITUZIONALE

RIFLESSIONI LIBERE SULLA BOZZA DI RIFORMA COSTITUZIONALE

Il Ministro Calderoli

Abbiamo appreso dalla stampa nazionale che pochi giorni orsono il ministro Calderoli si è recato dal Presidente della Repubblica, indipendentemente dalla querelle se sia stato chiamato o abbia chiesto egli stesso un appuntamento, in quell’occasione gli ha presentato la ormai già famosa “bozza Calderoli” di riforma costituzionale. Anche il contenuto della suddetta bozza è stato ampiamente fatto rimbalzare sui principali giornali nazionali ed in questa sede voglio limitarmi a fare alcune considerazioni personali su alcuni punti di quella bozza che, chissà con che modifiche, potrebbe assurgere al rango di Legge Fondamentale.

Che sia necessario riformare in qualche modo la costituzione per superare alcuni limiti che hanno dato prova di sé nel corso dei decenni non ci sono dubbi, ma altro è inserire disposizioni che non sarebbero in grado di mantenere nel sistema l’equilibrio tra i poteri dopo la riforma. In parole povere, ben venga la riduzione del numero dei parlamentari, il superamento del bicameralismo perfetto e la conseguente suddivisione di competenze tra i due rami del parlamento; ben venga anche se richiede un attento studio per realizzare l’interesse del paese, il rafforzamento dei poteri del Presidente della Repubblica eletto dal popolo che, badiamo, nell’ordinamento attuale non è organismo politico ma di garanzia. A proposito di quest’ultimo poi, nel nostro sistema il presidente della Repubblica e con lui la Corte costituzionale, come detto sono organi di garanzia, posti a tutela dell’ordinamento, nel senso che costituiscono una barriera alla possibilità che il potere politico possa scavalcare, anche con l’emanazione di leggi, i principi fondamentali fra i quali i diritti dell’individuo e la separazione dei poteri che è da ritenersi valore in sé in quanto regola di metodo per la realizzazione dell’ordine democratico.

Quello che non ritengo possibile in un sistema democratico come il nostro è che si possa eliminare uno dei due organi di garanzia (il Presidente della Repubblica) trasformandolo in organo politico e nel contempo ridimensionare fortemente il potere di controllo sulle leggi della Corte Costituzionale senza una contropartita di qualche genere. Logica piuttosto vorrebbe che a fronte dell’eliminazione di un organo di garanzia l’altro venisse rafforzato. Nel nostro sistema la Corte Costituzionale svolge una funzione chiave in quanto permette di garantire dalla violazione, da parte del potere legislativo, delle norme poste a tutela della separazione dei poteri e dei diritti soggettivi costituzionalmente garantiti sanzionandole con la incostituzionalità che automaticamente le rimuove dal sistema giuridico. Con questo strumento, di per sé semplice, l’organo che potrebbe scavalcare le barriere con più facilità (il potere legislativo), specialmente quando questo si identifica nella stessa maggioranza che detiene il potere esecutivo, viene immediatamente sanzionato e l’attività normativa non coerente con i principi costituzionali viene posta nel nulla. Perché un tale organismo possa esistere ed operare nel miglior modo possibile deve avere delle regole di funzionamento ed un processo di selezione dei componenti che sia il meno dipendente possibile dai poteri che dovrà controllare. Per questo la paventata riforma della Corte nel senso di modificare il quorum deliberativo per la dichiarazione di incostituzionalità delle leggi e la composizione fatta per 1/3 dalle più alte magistrature, 1/3 dal parlamento ed 1/3 dal Presidente della Camera e del Senato non sono in grado di garantire tale indipendenza in quanto, ad un’attuale selezione fatta per un terzo di nomina tecnica (magistratura), un terzo di nomina politica (parlamento) ed un terzo di nomina da parte di un organo di garanzia (Pres. Della Repubblica) se ne sostituisce una fatta soltanto per un terzo di nomina tecnica e due terzi di nomina politica. Con tale ultima soluzione il controllore risulterebbe essere controllato da chi dovrebbe essere a sua volta controllato, costituendo un grave pericolo di corto circuito qualora la maggioranza parlamentare, che rappresenti anche il potere esecutivo, voglia imporre leggi al limite della costituzionalità, portando al venir meno della funzione suprema di tutela costituzionale attribuita alla Corte stessa. Si unisca poi a tutto ciò il fatto che, nelle intenzioni del legislatore, perlomeno rimanendo alla bozza Calderoli, si andrebbe verso un rafforzamento del potere della maggioranza di governo, qualunque essa sia, dando la possibilità a quest’ultimo di decidere quali siano gli emendamenti da votarsi sui testi normativi in discussione e di richiedere alle Camere un solo voto su tutto o parte del testo normativo in discussione.

In conclusione, a mio parere, vista l’opportunità di una riforma costituzionale su alcuni punti della Carta che risultano ad oggi essere non più attuali, spero sia però possibile realizzarla senza rischiare di minare l’efficacia e l’incidenza dei poteri di garanzia posti a tutela dell’ordinamento ed il rispetto dei principi costituzionali dai quali lo stesso trae energia e forza.

 Savona, 21/04/2010

                    Avv. Gianluca Gandalini

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