Bizantinismi di ieri e di oggi: l’Italia tra frammentazione e paralisi politica

Bizantinismi di ieri e di oggi: l’Italia tra frammentazione e paralisi politica
Dall’Impero Romano d’Oriente al caos politico italiano: la lezione che non abbiamo imparato

L’Italia politica sembra essere caduta vittima di un bizantinismo senza eguali, un paralizzante teatro di schermaglie retoriche e conflitti intestini che annichiliscono ogni prospettiva di coesione e progettualità nazionale. Così come l’Impero Romano d’Oriente, con la sua esasperante proliferazione di fazioni, intrighi di corte e dispute teologiche che finirono per renderlo vulnerabile agli attacchi esterni, oggi il nostro paese è ostaggio di una guerra intestina che ne impedisce qualsiasi slancio strategico, soprattutto sul piano della politica estera.

Il richiamo alla “solidarietà nazionale” – o alla “unità nazionale”, comunque la si voglia definire – sembra oggi un miraggio irraggiungibile. L’attuale panorama politico è segnato da una radicalizzazione estrema dello scontro, in cui la priorità non è più il governo del Paese, ma l’eliminazione sistematica dell’avversario politico. Un atteggiamento che riflette, in chiave moderna, l’atmosfera di sospetto e logoramento che caratterizzò il declino bizantino, quando la lotta tra le fazioni – dai Verdi e gli Azzurri della politica cittadina di Costantinopoli fino alle lotte tra burocrati e militari – impedì ogni risposta coesa alle sfide esterne.

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Se l’antico impero cristiano riuscì a sopravvivere per secoli grazie a un raffinato equilibrio tra diplomazia e forza, l’Italia di oggi sembra aver perso entrambi gli strumenti. Da una parte, la necessità di un chiaro posizionamento in politica estera viene sacrificata in nome di piccole battaglie ideologiche che impediscono una visione unitaria. Dall’altra, il sistema politico si è avvitato in una spirale di personalismi e delegittimazioni che minano la sua credibilità interna ed esterna.

Non è un caso che l’Impero Bizantino, pur dotato di una classe dirigente di altissimo livello culturale e strategico, si sia trovato spesso incapace di reagire alle crisi perché paralizzato da logiche di palazzo e da guerre intestine. In maniera simile, oggi l’Italia assiste a un degrado del proprio ruolo internazionale non per mancanza di risorse o capacità, ma per l’incapacità di costruire un’agenda politica condivisa che vada oltre il mero gioco delle parti.

Se il nostro paese vuole tornare a contare nello scacchiere europeo e globale, deve liberarsi dall’eredità più deleteria del bizantinismo: l’inconcludenza strategica. Serve una politica estera chiara, fondata su un rinnovato atlantismo ed europeismo, ma soprattutto serve una classe dirigente capace di anteporre l’interesse nazionale alla lotta di fazione. Se non si troverà una sintesi politica degna di questo nome, il destino dell’Italia potrebbe assomigliare a quello dell’Impero Romano d’Oriente: un lungo, raffinato e sterile dibattito mentre la storia avanza inesorabile.

Antonio Rossello       CENTRO XXV APRILE

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