Bislacco Europeismo.  L’illusione di una federazione impossibile

Tra falsi profeti e illusioni federaliste, l’Unione Europea si trova al bivio tra declino e resistenza.
Bislacco Europeismo.  L’illusione di una federazione impossibile
Tra le macerie del sogno comunitario, un’Europa sempre più fragile si confronta con populismi, finanza spregiudicata e un’élite scollegata dalle realtà dei cittadini.

L’Europa di oggi assomiglia sempre più a un fortino assediato, difeso con ostinazione da un’élite tecnocratica che fatica a comprendere le sfide di un mondo che cambia. Mentre il “tramonto dell’Occidente” avanza inesorabile, le istituzioni europee continuano a inseguire modelli di governance inefficaci, incapaci di far fronte alla crescente pressione dei giganti globali e alla frammentazione interna.

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Il recente dibattito sul futuro dell’Unione, alimentato dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e dall’instabilità politica in Germania, Francia e Italia, mette in luce l’incapacità di Bruxelles di proporre una visione coesa. I “nanetti comunitari”, privi di leadership e visione strategica, si aggrappano a slogan vuoti come “Tornare al futuro”, evocando patetici richiami a un europeismo ormai logoro.

Nel frattempo, la scena è dominata dai “palloni gonfiati extraeuropei”, attori globali come Cina e Stati Uniti, che sfruttano l’incertezza europea per consolidare la propria influenza economica e politica. La finanza internazionale, popolata dai “saltimbanchi della finanza”, continua a dettare l’agenda politica, mentre le economie reali dei Paesi membri arrancano sotto il peso di regole astruse e austerità insensate.

Ma chi sono oggi i veri responsabili del disastro europeo? Tra i “falsari della storia”, che riscrivono il passato per giustificare scelte impopolari, e i **duri e puri votati al massacro, convinti che un’unione più stretta sia la risposta a tutto, il futuro appare incerto. E poi ci sono i “lestofanti”, politici opportunisti che cavalcano le paure dei cittadini per fini elettorali, alimentando sentimenti di disaffezione e sfiducia.

Eppure, tra le macerie di questo progetto in crisi, vi è ancora chi lavora con dedizione: gli “operai della vigna del Signore”, quei pochi europeisti genuini che tentano di ricucire un tessuto sociale ormai logoro, cercando di coinvolgere la cittadinanza attiva e riformare le istituzioni in chiave realmente democratica.

Prodi e Gentiloni

Le proposte avanzate da figure come Romano Prodi e Paolo Gentiloni, pur con le loro contraddizioni, indicano almeno un tentativo di riavviare un dibattito costruttivo. Tuttavia, l’idea di una nuova alleanza costituente tra universalismo cristiano, internazionalismo socialista e cosmopolitismo liberale appare quanto mai fragile e scollegata dalle realtà quotidiane dei cittadini europei.

Se l’Europa non riuscirà a liberarsi dall’influenza di questi attori e da un modello istituzionale incapace di rispondere alle sfide globali, rischia di trasformarsi definitivamente in un museo delle illusioni, destinato a essere ricordato come l’ultimo sogno infranto di un continente in declino.

Tags: 
Europa in crisi, populismo europeo, Unione Europea fallimento, politica comunitaria, crisi istituzionale

Antonio Rossello       CENTRO XXV APRILE

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