Beigua, il gigante di pietra che resiste: titanio e tutela ambientale al centro del dibattito
Il Parco del Beigua, straordinario crocevia di bellezze naturali, cultura e biodiversità, torna sotto i riflettori. Questa volta, però, non si tratta solo delle sue faggete incantate, dei panorami mozzafiato o del patrimonio storico. È la sua ricchezza nascosta, il titanio, a scatenare interessi e tensioni, mettendo alla prova la capacità delle istituzioni di conciliare tutela ambientale e interessi economici.
Il cuore pulsante del Parco
Esteso su oltre 8.700 ettari, il Parco del Beigua è un patrimonio inestimabile. Dalla costa di Varazze e Cogoleto alle vette che sfiorano i 1.300 metri, il massiccio montuoso che separa le province di Savona e Genova offre un’esperienza unica: un territorio in cui la pianura padana e il golfo ligure si incontrano in un gioco di luci e colori che lascia senza fiato.
Questa ricchezza paesaggistica è affiancata da un patrimonio culturale straordinario: i borghi di Sassello con i suoi amaretti, Campo Ligure e la tradizione della filigrana, o la Badia di Tiglieto, simbolo della presenza cistercense in Liguria. E non meno importante, il parco è un Geopark riconosciuto dall’UNESCO, simbolo di un fragile equilibrio tra uomo e natura.
Titanio e minacce al massiccio
Negli ultimi anni, il Beigua ha vissuto l’ombra di una minaccia concreta: l’estrazione mineraria. Nel sottosuolo del monte Tarinè, tra Sassello e Urbe, riposa un giacimento di titanio tra i più ricchi in Europa. Un tesoro geologico che ha attirato l’interesse di società minerarie, pronte a scavare per estrarre il prezioso metallo.
La CET di Cuneo, una delle principali promotrici del progetto, ha tentato di ottenere il via libera per l’apertura di una miniera, ma la mobilitazione di cittadini, associazioni ambientaliste e istituzioni locali ha creato un muro di opposizione. Dopo una lunga battaglia legale, il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso della società, sancendo un’importante vittoria per la tutela dell’ambiente.
Un futuro sostenibile
La decisione di bloccare l’estrazione di titanio è stata accolta con sollievo da chi considera il Beigua un bene collettivo da preservare. Le preoccupazioni non riguardavano solo l’impatto diretto sul paesaggio e sulla fauna, ma anche le conseguenze sul delicato ecosistema idrico e sulla qualità della vita dei comuni coinvolti.
Oggi, il Beigua guarda al futuro con un’ambizione: rafforzare il suo ruolo come modello di sviluppo sostenibile. L’ente parco continua a investire in percorsi naturalistici, come il nuovo itinerario sensoriale inclusivo nella Foresta Deiva, e in attività che valorizzano le eccellenze locali, dai prodotti tipici agli eventi sportivi e culturali.
La sfida della convivenza
Non mancano però le difficoltà. La presenza di specie animali come il lupo e l’introduzione di nuove specie aliene, tra cui l’ammotrago, sollevano interrogativi sulla gestione faunistica. Anche le infrastrutture, spesso inadeguate, richiedono interventi per migliorare la fruibilità del territorio.
Eppure, il Beigua dimostra che è possibile resistere alla tentazione di sfruttare il territorio in modo indiscriminato. La sua storia recente è un esempio di come il dialogo tra istituzioni, cittadini e associazioni possa portare a scelte che rispettano l’ambiente senza sacrificare il progresso.
Il Parco del Beigua non è solo una meraviglia naturale, ma un simbolo di resistenza e speranza. Mentre le pressioni economiche continuano a farsi sentire, la sua comunità guarda avanti, decisa a dimostrare che il valore di un territorio non si misura solo in tonnellate di minerale, ma nella sua capacità di ispirare e nutrire chi lo abita.
Italo Armenti