Corsi di formazione«Dati pubblici nessun polverone» IL SECOLOXIX
il caso
L'assessore Teresa Ferrando risponde alle critiche«Per procurare lavoro esistono i centri dell'impiego»
LA POLEMICA sui corsi di formazione professionale della Provincia, sollevata dallo Sdi, si allarga. I socialisti ribadiscono le accuse sull'organizzazione del servizio (articolo a lato).
Ma trovano la risposta di Teresa Ferrando, assessore a cui fa capo il settore: «I dati relativi alla formazione e ad ogni attività del nostro ente sono e saranno sempre pubblici e a disposizione di chi li voglia esaminare prima di sollevare inutili polveroni ». All'insegna della trasparenza. Anche se nessuno ha mai sollevato dubbi su questo. Il punto è se un simile investimento ha poi un ritorno a livello occupazionale.
«Il paragone con i costi della scuola pubblica - ha detto l'assessore Ferrando - non ha fondamento, in quanto l'orario giornaliero dei nostri corsi è di 8 ore mediamente, diverso dall'orario scolastico, come diversi sono i docenti e la loro specifica e settoriale preparazione, prelevati tra i migliori professionisti nei diversi settori toccati dalla formazione».
La Ferrando si dilunga soprattutto sul ruolo della Provincia che si limita ad applicare direttive comunitarie. «Direttive - dice l'assessore - che vincolanti per l'utilizzo dei fondi. Inoltre sia la Regione Liguria che la Comunità Europea svolgono un costante lavoro di controllo e monitoraggio sull'impiego dei finanziamenti e sulla qualità e validità dei corsi attivati. La discrezionalità della Provincia è relativa all'applicazione delle direttive al proprio territorio. Per questo abbiamo legato strettamente il nostro piano formativo ai comparti economici che sul territorio offrono maggiori possibilità di lavoro e cioè turismo, servizi alla persona, edilizia proponendo anche figure professionali innovative nel doveroso tentativo di stimolare un mercato evidentemente stagnante».
Come già in occasione della polemica del 2005, la discussione tocca l'obiettivo dei corsi. I socialisti ritengono debbano avere un ritorno occupazionale.
«Per questo - ha sottolineato la ferrando - esistono i Centri per l'Impiego, che pur tra le mille difficoltà di un'economia in crisi, rispondono a questa esige I compiti della formazione come prevista dal Fondo sociale europeo sono i seguenti: recuperare l'abbandono scolastico formando i giovani su materie che non competono alla scuola pubblica, non a caso si chiama spesso anche formazione professionale; prevenire il disagio giovanile; fornire competenze tecniche e relazionali nonchè fiducia in sé stessi a giovani che spesso ne sono privi per la loro giovane età e la mancanza di modelli adeguati. Ragion per cui si cerca di formarli, di istruirli su materie, competenze a loro consone e che possano facilitarli nella ricerca di un lavoro, ma si cerca anche di evitare che passino il tempo in giro a fare nulla diventando preda di facili stimoli delinquenziali. La formazione è un forte aiuto, ma non la soluzione definitiva del problema della disoccupazione: pensare questo, è un segno di grande ottusità e miopia».
Bisogna cambiare, non è mai troppo tardi»
le accuse
I CORSI di formazione professionale sono una sorta di nervo scoperto della Provincia. Ogni volta che se ne parla, la tensione sale alle stelle.
Era già successo nell'estate del 2005 quando i socialisti avevano chiesto alle altre forze di maggioranza una riflessione approfondita su una materia definita autoreferenziale.
Anzi,il segretario dello Sdi Paolo Caviglia era stati durissimo: «Ho l'impressione che quel fiume di denaro anzichè portare benefici ai legittimi destinatari, ovvero i giovani disoccupati e le persone di mezza età espulse dal mondo del lavoro, venga speso in larga parte per mantenere il corpo insegnanti e potenziare le strutture».
Il caso finì al centro di una riunione in cui l'attuale sindaco di Savona Federico Berruti si scagliò contro il segretario dei Ds Lunardon.
«Bertolotto e Minetti - ricorda Caviglia - avevano usato toni pesantissimi e si arrivò a parlare di clientele». L'argomento avrebbe dovuto essere affrontato in giunta.
«In realtà - ha detto Caviglia - non ne ho più sentito parlare
sino ad oggi e nel frattempo non mi pare sia stato fatto molto.
Oggi, come allora, i socialisti chiedono alla Provincia di modificare il proprio ruolo sul fronte della formazione professionale. Fare sistema con l'università, puntare sui master, aprire maggiormente ai contributi esterni.
«Coinvolgendo - ha sottolineato Paolo Caviglia - anche l'Unione Industriali e le organizzazioni sindacali. Non mi pare che si sia fatto molto per cambiare le cose ma sono convinto che non è mai troppo tardi per iniziare».
Insomma, i socialisti non fanno marcia indietro.
A sollevare nuovamente il caso è stato, ieri, il consigliere Franco Caruso: «Le cifre investite nella formazione sono sproporzionate rispetto ai risultati ottenuti in termini di occupazione. Ora attendiamo il consuntivo del 2006 per valutare gli effetti di questa costosissima esperienza».
Il nostro lavoro richiede competenza»
la lettera dei consulenti
«SVOLGIAMO un lavoro che richiede competenze, abilità pazienza e passione nella formazione professionale, che è il settore in cui ci siamo specializzate, attraverso laurea e master specifici, a costo di tempo, fatica e denaro, impegnandoci in tutte le fasi della formazione, dalla progettazione alla gestione umana e amministrativa delle attività formative. Dei compensi che percepiamo, circa la metà rientra nelle casse dello Stato sotto forma di tasse. Inoltre, non è affatto detto che al reddito dei primi sei mesi, oggetto dell'inchiesta sunnominata, ne corrisponda uno uguale per la seconda parte dell'anno.
Come professionisti lavoriamo con il massimo impegno, in un Ente pubblico o presso privati, pur senza avere la sicurezza del futuro, una cadenza regolare di compenso mensile, la possibilità della malattia, della maternità, una liquidazione alla chiusura del rapporto di lavoro.
Vogliamo soprattutto difendere con vigore il senso del nostro lavoro: il nostro impegno, soprattutto quello con gli adolescenti, in età di obbligo formativo, è volto a creare le basi non solo per un possibile futuro professionale ma anche per una condizione di serenità per ciascun giovane che seguiamo, allo scopo anche di limitare eventuali situazioni di disagio. Vorremmo che ci si rendesse conto della fortissima valenza sociale (secondo noi ancora più importante dell'esito occupazionale) del nostro lavoro».
Laura Maniscalco, Rossella Pattaro, Giovanna Servettaz,Antonella Tedde