SUPEREGO (- ISMI)

Per non dimenticare noi stessi

                                Samantha Giribone          versione stampabile

“…Dico quel che penso e faccio quello che dico
l'azione è importante
siamo uomini troppo distratti da cose
che riguardano vite e fantasmi futuri
ma il futuro
è toccare mangiare tossire ammalarsi d'amore…”
 
 

Mi è stato suggerito di parlare dei “modi di produzione” in Marx, per pagar il pegno di una mia pessima negligenza.  

Invece, disattendendo il consiglio, parlerò di “problemi morali di primo livello”.  

Cioè?  

Quello che facciamo tutti i giorni. 

Ascoltando la tv, pensando a cosa sarebbe meglio inserire in una legge, o riflettendo su drammi umani come l’aborto, l’eutanasia. 

Ma anche, più semplicemente, quando dobbiamo decidere se “buttare” via dei soldini per quella borsa oppure tenerli lì e usarli per cose più utili.  

Visto che in realtà di borse ne abbiamo fin troppe.

Visto che in realtà ce ne basterebbe una. Massimo due. 

Piacere, virtù. Edonismo, ascetismo. Giusto mezzo. 

E poi dicono che la Filosofia è lontana, astratta. 

Tuttologia del Nulla.  

Quanti problemi morali ci poniamo ogni giorno, senza neppure saperlo? 

Riflettete. 

A volte capita anche di scegliere di chi (non) innamorarsi, per scrupoli “morali”: monogamia, omofobia, xenofobia… Muri che inseriamo fra noi e un sentimento umano troppo umano: la paura. Che spesso confondiamo con coscienza. 

Superego ingombrante. 

Ego indeciso. 

Es, sempre troppo poco ascoltato. 

Eros e Thanatos. Dopo tutto non sono queste le cose su cui ideologie, stati e religioni, cercano di esercitare il controllo? 

“Uomo Animale Razionale” :  

controllare l’Uomo, incatenare l’Animale, fagocitare il Razionale. 

Tanti piccoli automi. Tanti piccoli servi. Lavoro, famiglia, produzione, divertimenti omologati.  

Una Morale di pochi per tutti. Padrona. 

E la fantasia? E la realtà che sta nell’irrazionale? 

Gli impulsi che celiamo anche a noi stessi, non si collocano propriamente “al di là del Bene e del Male”?  

E poi questo Bene e questo Male, esistono davvero? Hanno ancora senso? Si può procedere per dicotomie? 

Quando da un lato si ha la felicità e dall’altra la convenienza, il quieto vivere, l’altrui felicità?

Quando da una parte c’è un uomo che soffre e dall’altra un “essere” che sonnecchia aspettando di diventare forse un uomo, che forse soffrirà?  

Quando si deve scegliere se mettere sulla barca col lupo una donna (o addirittura, una ragazzina) che ha il coraggio di dire “non ce la faccio” o una potenziale vita?  

Quando una verità ferirebbe più di una menzogna? 

Quando un uomo ci chiede di morire, di salvarlo dalla “vita” e noi pensiamo solo a salvarlo da un peccato in cui non crede? Non è un diritto sbagliare, sulla propria pelle?  

Quando una persona t’illumina la vita con un sorriso (anche uno solo, che non vedrai mai più), perché bloccare l’impulso nel nome di una “natura biologica”, che evidentemente è essa stessa ad esser “contro-natura”? Cosa c’è di più “naturale” dell’attrazione fisica? O cosa c’è di più Umano di quella intellettuale, elettiva, assoluta? 

Responsabilità a volte non significa anche tirarsi indietro? 

Riconoscere i propri limiti e affermare: “Non voglio creare una sofferenza”. 

Riconoscere il confine tra noi e gli altri. “Non posso decidere sulla tua vita, sulla tua esperienza. Scegli tu, io ti ascolto. E capisco”. 

E invece, non capiamo mai. E giudichiamo sempre. 

Egoisti. Ipocriti. Moralisti. Bigotti. Superbi. 

Lo siamo tutti. O quasi. 

Ma proprio questa naturale propensione per l’esercizio di una “morale di primo livello”…dovrebbe mostrarci come l’imposizione delle nostre “riflessioni” agli altri sia impossibile, errata, ingiusta.  

L’elaborare una morale di “secondo livello” (un’etica, diciamo) lasciamolo ai filosofi. Bravi ad indicarci una possibile via, su cui possiamo inserire nostre personali deviazioni, soste, excursus. Solo NOSTRE.  

Complessità e sguardo d’insieme. Dentro di noi e fuori di noi. 

Perché pubblico e privato s’intreccino sulla via della libertà. Mai su quella della Paura. 

Impariamo (tutti, me compresa) a guardarci in faccia. Prima di tutto nello specchio e nell’anima. Poi negli occhi degli altri. 

Guardando le cose nel loro accadere.  

“…Ci sono mattine in cui guardo il sole dalla finestra
e mi rendo conto che non mi serve altro…

A volte apro l’armadio
e mi sembra di non avere nulla da mettere...”
 

(Serena, alias “la coscienza del mio inconscio”,

una notte di qualche anno fa…

quando mi aiutò a razionalizzare la mia volubilità…) 

 

 

SAMANTHA GIRIBONE