Ma se bastasse moltiplicare i fornitori di servizi per avere concorrenza e prezzi più bassi, come mai, nonostante le città abbiano uno sportello bancario ad ogni angolo di strada e le compagnie di assicurazione proliferano, di concorrenza non se ne vede l’ombra ?
Grazie Bersani ?

Marco G. Pellifroni

Bersani ha l’effervescenza del neofita che ha scoperto le virtù della fazione avversa: del comunista che assapora le “magnifiche sorti e progressive” del neoliberismo. Insomma, da Karl Marx ad Adam Smith. Peccato che arrivi in ritardo di qualche decennio, quando i guasti del neoliberismo sono evidenti a tutti; mentre si continuano ad evocare, peraltro non senza ragione, soltanto quelli dello statalismo, in un abbraccio di fatto tra maggioranza e opposizione.

Ma veniamo al nuovo decreto-legge. Apprendiamo dunque che tassisti, edicolanti, stazioni di servizio, parrucchieri, bar, ristoranti, insomma la gran parte dei pubblici esercizi sono drammaticamente pochi. Di qui i provvedimenti urgenti del governo per moltiplicarli (moltiplicando nel contempo anche i centri commerciali, che dei piccoli esercizi sono i killer). Ma Mr. Bersani ha mai fatto un giro a piedi per le città? Ha mai visto file di gente in attesa per accedere a questi servizi? E crede che i prezzi siano di fantasia, o non invece il risultato di costi e balzelli che i suoi stessi provvedimenti stanno contribuendo ad esasperare?

Intento dichiarato del governo è quello di creare nuove opportunità, specie per i giovani, abolendo i privilegi di coloro che tuttora li detengono gelosamente. Lodevole intenzione. Ma bisogna innanzi tutto considerare che quei “privilegi” sono stati pagati profumatamente, con la prospettiva di cederli al cessare dell’attività incassando una sorta di liquidazione e quindi una vecchiaia più serena. Non si può da un giorno all’altro dire a costoro, che grazie a quei “privilegi” lavorano duramente e spesso stentano a sbarcare il lunario, che quello che hanno in mano non vale più un soldo bucato, equiparandoli ai primi venuti. Questo è moralmente e politicamente ingiusto: in giurisprudenza sarebbe un venir meno alla certezza del diritto.

Quanto ai “primi venuti” appena menzionati, il decreto funge loro da abbaglio, esaltato anche dalle agevolazioni per l’apertura di nuove attività. Ci sarà, in sostanza una massa di giovani e meno giovani disoccupati che si butteranno a testa bassa ad intraprendere attività di ogni genere, portando la concorrenza, che già c’è, alle sue estreme conseguenze. Il governo si affretti anche a varare misure per agevolare le cessazioni di attività: perché ce ne saranno molte, forse quante di nuove. Già oggi si nota un accelerato turnover di piccoli esercizi, che molti intraprendono nella convinzione di camparci, per poi dolorosamente accorgersi che la massa di tasse, imposte,  contributi (quelli che il Governo innalza, “ma solo fino al 2009”, rassicura Padoa-Schioppa) e adempimenti fiscali vari (cui solo un commercialista può adempiere, e a caro prezzo) giorno per giorno, mese per mese, li dissanguerà, forse ben prima del 2009, e con uno strascico di debiti ben oltre quella data.

A fronte di queste misure devastanti, molto più timide e riguardose sono invece quelle riservate alle vere rapine dei cittadini. Devo forse nominarle, o avete già capito chi sono? Bene, lì si abolisce la commissione di massimo scoperto, le penali sui mutui pre-estinti, le spese di chiusura conto. Meglio di niente, per carità. Ma sono misure di facciata, contro il dissanguamento da parte di quegli stessi mutui che i nuovi venuti avranno aperto per finanziare la loro nuova attività: mutui che lieviteranno mese dopo mese, in ossequio ai diktat della BCE, che mira a “raffreddare la domanda”, in evidente controtendenza alle misure di Bersani & Rutelli.

Il meccanismo delle facili nuove imprese oggi è identico a quello dei facili mutui ieri: invogliare la gente a realizzare l’aspirazione della loro vita per poi abbandonarla alle c.d. leggi del mercato, ossia dell’ingordigia statale e dei gruppi finanziari privati. L’importante è creare illusioni: oggi quella di un lavoro autonomo, ieri quella della casa di proprietà. E sullo sfondo la costante promessa di meno tasse e lavoro per tutti di qui a due, tre anni. Leggo che in provincia di Savona sono in via di concessione 500 licenze di bar e ristoranti. Ma quelle esistenti non bastavano già? Sarebbe questa la “crescita” di cui si riempie la bocca ad ogni intervista il vice-premier Rutelli? Crede davvero che i posti di lavoro si creino dal nulla, così come la moneta da parte delle banche?

Le vere misure di risanamento sono ben altre, e partono da un nuovo modo di porsi del governo di fronte alle lobbies della finanza internazionale, sciogliendo le catene che governi sconsiderati ci hanno imposto con il Trattato di Maastricht e poi col cambio folle dell’euro rispetto alla lira. Ciampi, l’artefice di questo “patto col diavolo” li giustificò agitando lo spettro delle svalutazioni cicliche della lira, di cui non volle individuare le cause in una Bankitalia privata tanto quanto la BCE, riconosciute creditrici, l’una e l’altra, di un debito pubblico che tale non era, e non è. Ma le banche non si toccano se non pro-forma, visto che è chi detiene le leve del denaro che muove i governi. E allora si gira intorno al problema, che è uno, definendo privilegiati i parrucchieri, gli edicolanti, i tassisti e i benzinai; e incitando tutti a partecipare al loro bengodi. Diventeremo un popolo di negozianti, tassisti, benzinai, agenti di commercio: è oggi così facile diventarlo, ma assai meno restarlo, all’ombra di sempre nuovi supermercati !

Ma se bastasse moltiplicare i fornitori di servizi per avere concorrenza e prezzi più bassi, come mai, nonostante le città abbiano uno sportello bancario ad ogni angolo di strada e le compagnie di assicurazione proliferano, di concorrenza non se ne vede l’ombra e deve intervenire il governo a vietare questo e quel (piccolo) sopruso? Non doveva bastare il numero e quindi la concorrenza spontanea? Il mercato insegna che quando la torta è grossa, stanno bene coloro che la possiedono, e non c’è bisogno di concorrenza; chi sta male sono solo gli utenti. Quando la torta è piccola, i tanti intorno ad essa si scannano per una fettina; e stanno male tutti: titolari e utenti. 

Marco Giacinto Pellifroni  

27 gennaio 2007