Sei arrivato presto stamattina.

 UMANE SFUMATURE

                                Samantha Giribone          versione stampabile

“…Quando, in anticipo sul tuo stupore, verranno a chiederti

del nostro amore

a quella gente consumata nel farsi dar retta

…un amore così lungo…

Tu:

non darglielo in fretta.

Non spalancare le labbra ad un ingorgo di parole,

le tue labbra così frenate nelle fantasie dell’amore.

Dopo l’amore così sicure a rifugiarsi nei sempre,

…nell’ipocrisia dei mai…

Non sono riuscito a cambiarti…non mi hai cambiato

…lo sai…” 

 

Sei arrivato presto stamattina.  

Non ti aspettavo. Non così presto.  

“Avevo voglia di vederti. Mi mancavi. Andiamo via dai, dormiamo stretti stanotte”.  

Così, hai detto. 

Sorridevi.  

Mi sono vestita in fretta, e sono venuta via con te.  

Come volevi. Come volevo. 

Poi il gelato, il mare (d’inverno, come piace a noi. Quando fa un po’ freddo e si ci stringe per stare al calduccio), un pranzo veloce ma buono, e poi di corsa in macchina verso casa.  

Stare vicini, parlarsi, sorridere. 

Ti ho guardato tutto il tempo, di nascosto, per non fartelo notare.

Per non arrossire, come succede ogni volta che scopri il mio sguardo.  

Hai parlato tanto. Tu.  

Io ero un po’ strana.  

Ti ho detto solo: “Diciamoci sempre la verità, Amore”.  

Tu non hai capito, d’altronde non potevi. Senza conoscere i miei pensieri. 

Stringimi forte, perché verrà il giorno in cui non ci riconosceremo più”. 

Così avrei voluto dire.  

Non l’ho detto.  

I pensieri troppo spesso si incartano nella bocca, troppo timidi per uscire. 

Verranno i giorni in cui tornerai senza guardarmi, butterai il cappotto sul divano, e andrai nell’altra stanza. Coi tuoi pensieri, i tuoi sogni, i tuoi silenzi. Solo tuoi. 

Verranno i giorni in cui dividere il letto sarà solo una questione logistica. In cui spegneremo la luce, voltandoci di là. Fino al mattino. Fino al lavoro.

Fino ad una nuova luce da spegnere. 

I miei pensieri. I tuoi pensieri. Di nostro, molto poco. Forse i ricordi. 

Troppe cose esterne si saranno intrecciate con le nostre vite. 

Silenzio. 

“Non facciamoli venire quei giorni”.  

Così, avrei voluto dirti stasera.  

Non l’ho detto. 

Dovrà esserci un modo.  

E poi perché pensarci ancora prima di iniziare? Perché pensarci a vent’anni? 

A vent’anni, ci si rifugia “nei sempre, nell’ipocrisia dei mai”. 

Si cercano certezze. Si esigono certezze. 

Chi disattende le nostre aspettative, è inevitabilmente colpevole.  

Quanto siamo arroganti, a vent’anni. 

“Motori immobili” affettivi: di questo abbiamo bisogno. Di modelli, che restino lì, al nostro fianco, per mostrarci che anche se tutto sembra crollare, esiste una possibilità d’eternità.  

Non perdoniamo nulla, a vent’anni. Neppure a noi stessi. Figuriamoci agli altri. 

Figuriamoci a chi ci ha messo al mondo. Senza peraltro che lo domandassimo…

Non diciamo sempre così, a vent’anni? 

I grigi, le sfumature, non le vediamo. Non le possiamo accettare.  

Ma purtroppo, non è così che vanno le cose. Nella realtà. Nella vita.  

NULLA è bianco o nero. 

Ognuno ha i suoi grigi, le sue zone d’ombra. Ognuno, prima di diventare una madre, un padre, un professore, un datore di lavoro, un fratello, una sorella, una moglie, un marito, un fidanzato, un prete: è un uomo, è una donna.  

Fallibile. 

Esattamente come noi.  

Paure, dubbi, passioni, errori, incertezze, insicurezze, crisi: sfumature umane. 

Non si può avere il controllo su tutto. E spesso ci sono cose per cui non esistono colpevoli da additare, colpe da condannare.  

Spero che non verranno mai quei giorni. Ma se dovessero venire, spero che saremo ancora in tempo per guardarci negli occhi e ricordarci di giorni come questo. 

Senza fatiche. Senza affanni.  

Spero che ci ricorderemo, che ogni giorno passato insieme è stato un giorno scelto.  

Un giorno voluto.  

Un giorno pensato. Desiderato. Mai un giorno costretto, obbligato. 

Dormiamo stretti stanotte. Forse riusciremo a scacciare quei giorni.  

NOTA:

Questo truciolo non è un truciolo “smielato” (l’unica volta che mi sono azzardata a parlare d’Amore, qualcuno mi ha accusato di avergli cariato un dente!). 

È un truciolo sentito. Un truciolo pensato. 

È il truciolo di chi ha riflettuto, e ha scoperto l’esistenza dei “grigi”.  

E un po’ forse ne ha paura. 

Perfezionista, rigida, arrogante: così sono sempre stata.

E non credo di essere cambiata più di tanto. 

Ma, pian piano, rimettendoci qualche cosa, prendendo qualche facciata, si scoprono le sfumature.  

Le gradazioni del Vivere.  

Sempre bellissimo Vivere.  

Perché, a vent’anni, qualche musata sul vetro della realtà è giusto prenderla. 

Le cose scorrono, e non sempre è possibile indirizzarle come si vuole. 

Per quanto possa essere maniacale, non potrò mai avere il controllo su tutto. 

Prima o poi lo imparerò.  

Perché, a vent’anni, se non altro, ho il Tempo. 

 

“…senza luoghi comuni, né vane parole…

S’intrecciano lenzuola come sacre bende di sacerdoti egiziani...

…Non saremo più né tu né io…

Cerca di restare immobile e non parlare

lento il respiro all’unisono,

 rallenta il cuore,

muta la furia in ebbrezza, in tenerezza

…lasciati andare…

…Piano…

…fino ad arrivare all’estasi con me…” 

 

SAMANTHA GIRIBONE