I SAVONESI mangiano poco pane e focaccia, ma i prezzi
s'impennano ugualmente come se la domanda dei prodotti da
forno fosse fortissima. In realtà per il pane e similari
nella nostra provincia siamo in presenza di un calo nelle
vendite che dagli inizi del decennio scorso in avanti è
risultato praticamente inarrestabile.
I dati in possesso dell'associazione di categoria indicano
che da una media giornaliera di 143 grammi di pane consumati
per persona registrata nel 1990, il calo è stato progressivo
e oggi i grammi a testa sono scesi a quota 130, pari a una
spesa che non supera - sempre mediamente - i 70 centesimi al
giorno. Tutto ciò calcolato per i soli residenti, quindi
esclusi i turisti che nelle diverse stagioni affollano i
centri della nostra Riviera, considerando i quali si
andrebbe a far precipitare ulteriormente il dato della
domanda.
Quali le cause di questa depressione nei consumi di pane e
focaccia? «Sostanzialmente - risponde Luigina Barabino,
vicepresidente dell'Assopanificatori savonese - perché negli
ultimi anni sono cambiate molte abitudini alimentari del
passato. E poi ci sono i continui assalti della grande
industria spinti dalla pubblicità, sistemi distributivi che
consentono di far arrivare giornalmente prodotti da altre
regioni, e stili di vita profondamente e generalmente
mutati. In questa situazione l'artigiano panificatore è
stritolato».
I savonesi dunque preferiscono i prodotti preconfezionati
rispetto al pane fresco e finiscono anche per comprare al
supermercato nella speranza di risparmiare: nei market il
pane fresco ha lo stesso prezzo dei negozi e il portafoglio
può guadagnare solo con i prodotti conservati. Ma il pane
rimane pur sempre un fondamento della nostra alimentazione
come continuano a sostenere gli esperti? «Io continuo a
essere convinto di sì. Ma evidentemente non è più così per
molti - dice Vittorio Vipiana, presidente provinciale di
categoria - E spesso le stesse istituzioni sono sorde ai
nostri appelli sulla salvaguardia delle produzioni locali e
sulla salute dei cittadini, adulti o bambini che siano. E
alla fine, i consumi di pane saranno destinati a scendere
ulteriormente e le nostre aziende a diventare delle
rivendite e non più di produzione».
I vostri prezzi, tuttavia, continuano ad essere alti, come
peraltro sono elevati i listini dei prodotti conservati che
sostituiscono il pane fresco. «Per continuare a rimanere sul
mercato - dice Barabino - le aziende savonesi di
panificazionesono già dovute cambiare. Ma i costi di
gestione sono saliti come peraltro in tutto il comparto
commerciale. E così oggi, nella nostra provincia facendo
anche soltanto pochi chilometri, ci troviamo di fronte a
prezzi molto diversi tra loro. L'associazione tuttavia non
può che rispettare le scelte di ciascun operatore».
In effetti le oscillazioni riscontrate sono forti. Per il
pane si passa dal minimo di 2,34 euro al chilogrammo di
Cairo, ai 4,10 euro di Varazze, cittadina storicamente
ostica dal punto di vista dei listini dei prodotti da forno.
E, per quanto concerne la focaccia, a sorpresa, le
rilevazioni effettuate a Spotorno risultano tra gli 8,50 e 9
euro al chilogrammo, seguite da quelle di Alassio al secondo
posto con 8 euro, e di Finale a quota 7,20-8 al chilo. A
Varazze la focaccia è venduta tra i 6,80 e i 7,50 euro al
chilo.
angelo verrando
Oggi
i clienti cercano prodotti industriali» |
le
testimonianze |
AGOSTINO VERNAZZA, dello storico
panificio Piccionetti di Varazze,
afferma: «Oggi c'è chi, anziché il pane,
chiede prodotti similari
pseudo-dietetici. La pubblicità perfora
la mente dei consumatori, che non
riescono più a distinguere un prodotto
artigianale da quello industriale».
Fuori del negozio, in piazzetta
Malocello, Eugenio Vanoli, 74 anni,
turista affezionato, osserva: «Qui i
prodotti sono più cari del 30% rispetto
ai prezzi praticati nel Modenese». Per
Alberto Pescetto dell'omonima panetteria
di Albisola «sono ormai diventati
importantissimi i clienti fedeli». E A
Vado, nel panificio Antonelli, dicono:
«Per fortuna lavoriamo con i dipendenti
delle aziende vadesi».
«Cresce la richiesta di pane al farro ed
integrale - dice Tiziana Musso della
panetteria Ghigo a Finale - I prezzi?
Quest'anno forse saremo costretti ad
aumentarli a seguito degli aumenti della
farina». Ed eccoci alla panetteria
Parodi. « La gente vuole il pane
multicereali e al sesamo - dice
Giampietro Parodi - Speriamo di non
dover aumentare il prezzo quest'anno».
«Ormai solo una o due famiglie su dieci
compra mezzo chilo di pane al giorno,
tutti gli altri ne consumano molto
meno». Anche ad Albenga il consumo di
pane vive un momento di crisi, come
conferma Laura Selini, titolare
dell'omonimo panificio. «Tra diete e
intolleranze si consuma molto meno pane,
e poi forse c'è chi pensa che faccia
ingrassare». Può essere effetto
dell'aumento dei prezzi? «Assolutamente
no». Problemi anche in Valbormida, come
conferma Sonia Orrù del "Paradiso del
pane" a Carcare: «Ormai il pane viene
considerato un bene voluttuario e non è
più una presenza fissa sulla tavola,
com'era una volta. Se bisogna tagliare
sulla lista della spesa, ecco quindi che
la scelta è bell'e fatta».
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