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DOPO i parcheggi e la manutenzione del verde, arriva anche
la gestione dell'illuminazione pubblica. L'Ata, l'azienda di
tutela ambientale, amplia ulteriormente il proprio raggio
d'azione, ormai da tempo non più limitato alla pulizia delle
strade, alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti.
Sfumata definitivamente la possibilità di realizzare e
gestire un inceneritore a Cima Montà l'azienda è costretta a
puntare su altre attività redditizie.
Una metamorfosi che provoca polemiche e sospetti a Palazzo
Sisto. Sospetti alimentati negli ultimi giorni dallo strano
destino della gara d'appalto indetta dal Comune per la
gestione triennale dell'illuminazione pubblica.
Secondo Patrizia Turchi, consigliere comunale di "A Sinistra
per Savona", la gara sarebbe stata bloccata dal city manager
Nanni Ferro, che è anche presidente dell'Ata, con
l'obiettivo di limitare a sei mesi la durata del contratto
di gestione.
L'argomento verrà discusso in consiglio comunale, poiché la
Turchi ha presentato un'interpellanza al riguardo. Chiede al
sindaco Federico Berruti se l'Amministrazione concorda con
l'iniziativa del city manager e se questa preluda al
passaggio all'Ata del contratto di manutenzione degli
impianti luce.
Ma la Turchi insinua anche un altro dubbio sulla partita
dell'illuminazione pubblica: e cioè che il passaggio sia
propedeutico «ad eventuali ingressi di imprese magari
istituite ad hoc». Più avanti è ancora più esplicita e
chiede «se risulta all'Amministrazione che questo eventuale
ingresso di imprese istituite ad hoc, porti vantaggio a
soggetti connessi a personalità dell'amministrazione aventi
incarichi istituzionali e non».
Per il momento si tratta di semplici illazioni ma che hanno
alzato il livello di attenzione della minoranza sul futuro
contratto di gestione degli impianti luce della città.
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