Quando riconosci un altro essere umano tanto simile a te nella paura e nell’impotenza é Natale.
ASCOLTIAMO IL RESPIRO DEL NATALE

MARGHERITA PIRA

E’ inutile, anche se siamo contrari alla frenesia consumistica dei regali,degli addobbi, delle vetrine scintillanti, non ce la facciamo proprio a non lasciarci prendere dal desiderio di acquistare proprio quel maglione che lei – o lui – desidera tanto.

Le tredicesime sono sempre più essenziali per far quadrare il bilancio, i prezzi sono aumentati, le tasse pure e c’è una grande incertezza per il futuro. Eppure… quel maglione, proprio quello è così importante per farla ( o farlo ) sorridere di gioia ed entusiasmare della sorpresa.

E’ vero: i conflitti continuano nelle più varie regioni del pianeta e sono più gravi che mai; i reportage trasmessi dalla televisione continuano a straziare l’anima, i bimbi in certe parti del mondo continuano a morire di fame o per malattie non adeguatamente curate e i pochi soldi che mandiamo a chi si occupa fattivamente di loro hanno troppo spesso l’unica funzione  di placarci l’anima e sono ben lontani dal risolvere i problemi.

Anch’io sono una di quelli i quali pensano che i problemi debbono essere risolti alla radice e che i palliativi servono molto poco, tuttavia, ipocritamente, ora voglio soltanto pensare a comprare proprio quel maglione per vedere proprio quel sorriso. E’ sbagliato, ma ora voglio quello.

Per questo non mi sento di scagliare la prima pietra contro il Natale consumistico; anch’io faccio parte dello schema e, in fondo, mi ci trovo egoisticamente bene.

Tuttavia oggi, andando in ospedale per un piccolo intervanto ambulatoriale,  ho pensato a cosa significa respirare l’arie del Natale. 

Prima ad aspettare il turno allo sportello mi sono seduta nell’atrio e ho cercato di rilassarmi.

Allora davanti a me ho visto passare un’umanità dolente.

Una signora attempata e molto sovrabbondante di peso ( quasi obesa ) portava verso non so dove il suo corpo straripante e malato mentre il marito , anziano come lei ma più arzillo, la sosteneva come poteva.

Sono passate poi tante persone acciaccate. Alcune avevano una gamba rigida, ma tutte si affannavano allo stesso modo, sorreggendosi con stampelle verso i  disparati reparti  nei meandri del monoblocco.

Sono passata poi al piano presso il laboratorio dove si eseguono interventi leggeri.

Qui l’atmosfera era più distesa, meno frettolosa, ma anche più tesa. Mi sono accorta che tutti avevamo paura.

Lo so: tutti ti dicono “ E’ una sciocchezza. Non senti nulla”  tuttavia un po’ di paura ti rimane sempre. Io ( e non credo di essere la sola ) ho paura anche quando mi devono estrarre un dente. E io avevo paura.

Tuttavia , per attenuare la tensione, osservavo l’umanità che mi sfilava davanti.

Anche qui tante signore anziane spesso sorrette da figli impazienti e innervositi

Tanti pensionati che cercavano di ritrovare la propria individualità e il proprio ruolo nella società raccontando di come loro erano importanti nel loro lavoro. Tutti cercavano aiuto alle loro paure inconsce chiacchierando con i vicini e lamentandosi di come viene gestita la sanità pubblica in Italia. All’uscita dall’ambulatorio, poi, erano soddisfatti e raccontavano di come il medico era stato bravo e l’infermiera gentile.

Passavano veramente tanti anziani accompagnati spesso da parenti

E’ incredibile quanto noi anziani graviamo sul bilancio dell’ASL!

Passavano anche signore giovani o finte giovani che si mostravano disinvolte, ma queste  erano decisamente in numero inferiore.

Anch’io sono entrata nel gioco. Ho cominciato a inserirmi nelle conversazioni e sono stata accolta con piacere. Uno in più non fa male.

Io , di natura, preferisco ascoltare e un interlocutore così è sempre gradito nelle conversazioni che in realtà sono monologhi sulla propria condizione esistenziale. 

Poi è arrivato il mio turno ed è stata effettivamente una cosa tranquilla.

Io credo nella sanità pubblica che, a parte casi particolari, a mio parere funziona. Soprattutto nelle emergenze

Sono poi uscita anch’io dopo un frettoloso saluto alle persone con  cui avevo chiacchierato.

Tuttavia, da quella esperienza, mi è rimasto qualcosa che giudico prezioso.

Ho respirato l’aria del Natale. 

Quando riconosci un altro essere umano tanto simile a te nella paura e nell’impotenza é Natale.

Quando, indipendentemente da qualsiasi credo religioso o da qualsiasi ideologia, nell’altro essere umano trovi un tuo simile è il vero Natale in cui, penso, possiamo riconoscerci tutti.

Allora si ricostruirà la social catena e, forse, la pace. 

Ma forse sono soltanto idee da Natale!

Margherita Pira