TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
           

SI CHIAMAVA ANGELO DI PAOLO 

Era un ragazzetto scuro di capelli e di pelle,dai lineamenti del volto molto marcati ed un poco primitivi. Per non so qual difetto,aveva le spalle incurvate in avanti e girava la testa con fatica per guardar di lato coi grandi occhi marroni spinti all’estremo dell’orbita.

I muratori dell’impresa lo canzonavano,ma bonariamente,anche se gli gridavano sempre di esser più veloce ad issare con la carrucola e la fune (allora non c’erano gli elevatori!) carichi di “pronta” o di mattoni fino al tetto da riparare,dove c’era sempre urgenza di materiale per le abili e svelte mani dei lavoranti. Lui accettava senza rispondere,badando  ad obbedire.

 Lo rividi poi,fatto uomo e messosi in proprio,allorché ristrutturò;meglio ricostruì da capo,la casa di miei amici.Aveva acquisito una grande maestria nel lavoro edile e gran sveltezza,malgrado la rigidezza del suo busto nel lavorare.Ci comandava con gioia,noi che lo aiutammo volentieri come bocia a cacciar via “zeto” ed a portargli mattoni,ferri e sacchi di cemento per lavorare.Bisognava fare alla svelta,particolarmente quando si incementavano i piani orizzontali o le colonne nelle loro armature,che il giorno dopo venivano destramente tolte per essere rifissate. Tutto da solo,il lavoro difficile,cantando di continuo vecchie canzoni con voce tonante:una ne ricordo,”Rocche bianche”,una storia partigiana che non ho più risentito.

La casa fu terminata e Angelo fu a capotavola nel pranzo di inaugurazione,allorché nonna Marina aveva preparato l’agnello da lei allevato con i carciofi e Tino aveva portato su dalla cantina il vino imbottigliato dal babbo.

Poi…..la sorpresa! L’amico e collega don Peluffo aveva ora la sua chiesa di San Paolo in corso Tardy e Benech,fuori,finalmente,dal garage di via Trilussa.Ritrovai qui Angelo a lavorare al grande Cristo di Parini nell’abside della modernissima costruzione nella quale m’è toccato di dar l’ultimo saluto a tanti che conoscevo e che adesso sono soltanto icone nella memoria.

Si andava realizzando su un grandissimo pannello ligneo composto la struttura scatolata,anch’essa in legno e rilevata del Cristo che sarebbe stata issata dietro l’altare,riempita alle spalle di cemento su cui sarebbe rimasta,eterna e scavata,l’immagine.

Mi parve un gran lavoro d’arte e d’artigianato. Chiesi ad Angelo come avrebbe garantito il diffondersi della malta tutto eguale attorno ai rilievi del legno e mi rispose con una sicurezza un poco millantata. Aggiunse:”Non è certo facile,ma….” E sorrise.

Buon Natale ad Angelo,al bellissimo e perfetto Cristo in gloria,preciso ed efficace ei suoi profili di cemento e che spesso,passando da San Paolo,entro a rivedere.

Probabilmente Angelo è morto per bontà. Disponibile ed amico di tutti com’era,lui del sud,fattosi valdese ad ogni effetto,è incappato in una situazione disperata e disgraziata. E’ stato preso a fucilate,nel centro di Vado,da un marito che non sopportò che lui conoscesse la moglie abbandonata coi figli e che le portasse umana solidarietà,o,forse,anche amore.

Non me ne vorrà,l’artista Gian Paolo Parini se ricordo così importante nel suo capolavoro anche Angelo.Ha avuto così poco;è passato così presto;era capace di tanta allegra amicizia;era bravo a lavorare. E’ Natale e farò il solito “salto” a san Paolo. Per risentire una voce amica.

                                                                                                Sergio Giuliani