FOGLI MOBILI

La rubrica di Gloria Bardi  

     Siamo di nuovo agli auguri.
Al chiudersi dell’anello di tempo che va da un “buon anno” al “buon anno” successivo.

In realtà non andiamo mai a verificare l’efficacia dei nostri auspici e sappiamo che se lo sarà o meno, un buon anno, non dipende dall’augurio ma dipende per un terzo dal caso, per un terzo dalla necessità e per il restante da noi. Oppure le dosi sono diverse. O non ci sono dosi. Certo a tutti, o quasi, all’inizio dell’anno che finisce è stato augurato, più o meno sinceramente, “buon anno” ma non per tutti lo è stato.

Non tutti gli anni sono buoni, ce ne sono alcuni da dimenticare, altri da rimpiangere. Tutti gli anni però sono bene o male raccontabili. E se non ci piace la divisione in anni, lo sono tutti gli scampoli di vita. E lo è la vita, nella sua pezzatura d’insieme.

Nel tempo mi sono convinta che l’umano sia costituito soprattutto dal caso e dal desiderio e che tutte le nostre energie consistano appunto nell’accordatura, in questo le nostre trame, le nostre infaticabili filature di vita.

Siamo impastati di caso a partire dalla nostra stessa origine: siamo nati perché nostra madre e nostro padre si sono incontrati un certo giorno, si sono innamorati, se si sono innamorati, hanno fatto l’amore e lì noi nasciamo.

Ma le cose avrebbero potuto andare altrimenti e loro due non incontrasi: non essere stati presentati da quel certo amico comune o non essersi iscritti a quella certa università o non essere stati lì, proprio lì, in quel certo giorno, proprio quello.

Insostenibile leggerezza dell’essere.

E’ affascinante questa parte di noi di cui non siamo padroni e che avrebbe potuto non essere ed è stata. Non so immaginare senza pesantezza l’eliminazione del caso dalla vita umana, credo anzi che proprio il caso, che apparentemente ci “banalizza”, ci garantisca invece dignità.

Prendiamo la nostra stessa origine.

La tecnologia applicata alla genetica in parte consente e ancor più consentirà ai genitori di progettare un figlio ma il figlio progettato finisce per essere negato nella sua singolarità, perché troppo “dei genitori”, troppo conforme ai loro desideri, troppo previsto. Intendiamoci, ben venga la tecnologia, quella mirata a limitare la sofferenza ma non quella mirata, senza peraltro potervi riuscire, a eliminare il caso.  

E poi il desiderio: è lì che indirizziamo le troppe circostanze casuali, vi diamo senso e orientamento, le facciamo diventare storia, ce le cuciamo addosso come un abito nel quale, con tutti i suoi limiti, ci piace stare. E se avremo immaginazione potremo, a tratti, rasentare il meraviglioso.

Il caso senza desiderio è caos e dissipazione; il desiderio senza caso è progetto. Là l’insostenibile leggerezza, qua l’insostenibile pesantezza dell’essere.

Qualcuno riesce ad immaginare una vita senza hazard?

Come paradiso  risulterebbe troppo uguale all’inferno.

Certo, anche la sovrabbondanza del caso, senza desiderio, ci umilia. Ci nega. Torniamo ancora al momento dell’ incipit: ci umilia sapere di non essere stati desiderati e di dovere la nascita a un “incidente”. Per carità, potremo elaborare la cosa e superarla ma ciò richiede uno sforzo in più e non da poco.

Ma torno agli auguri.

Così è stato l’anno appena trascorso, così sarà quello che sta per iniziare: una tramatura di desiderio e caso, complicata dall’interagire dei telai, dal fatto che la nostra storia si sostanzia di storie altrui e su esse interferisce. Che ogni filatura è sempre ad intarsio, che nessuno può astrarre le sue trame da quelle comuni.                 

A ben vedere noi stessi siamo le persone che abbiamo incontrato o meglio, le storie che abbiamo intersecato, anche fugacemente. Ogni incontro ci cambia e ad ogni incontro cambiamo qualcuno. La storia si aggiusta dopo un nuovo equilibrio spezzato e si riassesta. Così deve essere e non va opposta preventiva resistenza. Senza equilibri spezzati non si costituiscono narrazioni.

Auguri quindi, di un caso propizio e di un buon artigianato del tempo. Auguri di incontri interessanti, anche se quelli veramente tali non sono di facile gestione. Auguri di buone risorse immaginative. Auguri di desiderio. Capacità di desiderio. Auguri di generosità, immedesimazione, fantasia e perfino illusione. Cosa sarebbe l’uomo senza un po’ di illusione?  

Per un 2007 da raccontare vivendolo.

Da vivere raccontandolo.

Buon anno.

Gloria Bardi

   www.gloriabardi.blogspot.com

 

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