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Le monete di Savona

Breve introduzione alla numismatica ligure e alla fidelissima zecca

Quante zecche vi furono in Liguria? Rispondere a questa domanda apparentemente semplice non è cosa da poco: vari sono i fattori da considerare, ed occorre in primo luogo fare una distinzione fra quella che è la nostra regione entro gli attuali, modesti confini e tutti quei territori che, dal punto di vista storico, senza dubbio le appartengono ma oggi non ne fanno più parte. Va poi ricordato che gran parte della storia ligure medioevale - giacché è questo il periodo che andremo a considerare - è stata scritta fuori dalla nostra Penisola, in luoghi spesso geograficamente così lontani da noi da creare oggi stupore e quasi incredulità in chi non sia dentro a tali argomenti. Per questo occorrerebbe tener conto delle numerose località dove i liguri coniarono moneta in giro per il Mondo. Ci limiteremo per questo a raccontare brevemente della nostra zecca savonese, senza dilungarci oltre.   

Analizzando la situazione precedente al medioevo, possiamo affermare che, come per il periodo classico, anche durante il tardo Impero e le dominazioni bizantina e longobarda la Liguria occidentale non ha ospitato zecche attive. La sede principale di tale attività in questo settore dell’Italia settentrionale rimane per lungo tempo Pavia, zecca imperiale (Ticinum) da lungo tempo e tale anche in epoca carolingia. 

Durante la prima fase medioevale, sino alla caduta del regno longobardo, la moneta può essere considerata come appendice di quella romana tardo imperiale, mentre la vera moneta medievale inizia a circolare in Italia ed in Liguria alla fine dell’VIII secolo, con Carlo Magno. Risale infatti al 794 l’introduzione del sistema monetario carolingio, basato sul denaro d’argento di peso 1,7 gr. e titolo 950/1000 (1 soldo = 12 denari, 1 lira  = 20 soldi = 240 denari). 

Però è solo in periodo tardo medievale che in Liguria si inizia a battere moneta. Sembra naturale che sia Genova la prima città ad esercitare questa prerogativa: infatti essa ottiene il privilegio di zecca dall’imperatore Corrado II negli ultimi giorni dell'anno 1338. Il neonato sistema monetario genovese ricalca in parte quello carolingio, articolato poi in multipli e sottomultipli. Tralasciamo in questa sede la trattazione delle monete delle monete di Luni, di impostazione bizantina e pertanto fuori dai nostri obiettivi.  

Le altre zecche liguri entrano in attività successivamente: una delle prime è certamente Savona, che ottiene l'autorizzazione a battere moneta nel 1327, anche se non è affatto certa l’effettiva data di inizio delle attività. Sempre nel XIV secolo troviamo anche le emissioni tradizionalmente assegnate a Dego (ma che oggi possiamo attribuire ad altra officina), effettuate dai marchesi di Ponzone (l’attività di questa zecca dura molto poco).

 Soltanto in età moderna (e, se naturalmente si esclude Monaco, tutte per periodi piuttosto limitati) esercitano la loro attività altre zecche liguri, fra le quali citiamo qui soltanto la vicina Loano. 

Per quanto riguarda la circolazione della moneta a Savona, secondo alcuni Autori l’atto del 1162 mediante il quale l’abate Odizone di Bergeggi contrae un mutuo in lire genovesi è la più antica carta savonese menzionante il tipo di monete in uso.

 Per quasi due secoli dopo il 1138-39 le transazioni commerciali ed immobiliari registrate a Savona vengono effettuate in valuta genovese (reale o di conto), come si può evincere da tutti gli atti, ogniqualvolta viene specificato quale sia la moneta usata.

 Ancora il 20 settembre 1305 la vendita al Comune della torre del Brandale da parte di Oberto Bava avviene in valuta di Genova. Anche gli stipendi dei magistrati, per questo come per altri anni del primo Trecento, sono riportati in lire di Genova.

 Il dato storico riguardante la formazione a Genova, nel 1320, dell’antigoverno dei ghibellini, i quali occupano una parte della città ed hanno a Savona il loro quartier generale, induce alcuni storici e numismatici a credere che questo antigoverno abbia battuto moneta. Infatti secondo il Desimoni l’Aquilino imperiale, pezzo unico di collocazione non provata, fu coniato a Savona intorno al 1320; secondo il Poggi, se ciò fosse vero presupporrebbe l’esistenza di una officina con attività di zecca a Savona già in questo periodo. Anche alcuni storici e numismatici nostri contemporanei, tra cui il Pesce, sono di questa opinione.

 Al di là delle supposizioni, possiamo dare alcuni fatti certi riguardo l’inizio della circolazione di monete savonesi:

 

·  Abbiamo accennato all’emissione, il 15 luglio 1327, alle ore 10, del diploma col quale l’imperatore Ludovico IV detto il Bavaro concede al Comune di Savona il diritto di battere moneta.  

·  Nel 1348 si pone mano alla costruzione di un edificio per la zecca. Tale edificio, secondo Giovanni Battista Minuto, si trova in Chiappinata (la Chiappinata era una lunga via che saliva dal Brandale sino alla antica Cattedrale del Priamar), ma non escludiamo che gli archivi possano riservarci qualche sorpresa.

 

·  Bartolomeo di Pietra Caprina è, nel 1349, il primo zecchiere conosciuto. Il Comune stipula con lui un contratto, in data 23 marzo, riguardante la battitura di vari tipi di monete. 

·  A conferma della diffusione della moneta savonese, sappiamo da fonti certe che nel 1360 fiorini d'oro savonesi circolano a Imola ed a Bologna. 

·   Nel 1379 il sindaco di Castellino cita i fiorini savonesi in un atto legale.

 ·  Il compianto Domenico Giuria pubblicò un elenco di pergamene, conservate nell’Archivio di Stato di Savona, da cui si rileva che fiorini savonesi circolano a Milano nel 1355, a Noli e Savona nel 1389, ad Asti e Savona nel 1404, a Parigi nel 1405, a Genova nel 1413. 

Per avere un quadro generale delle emissioni della zecca di Savona e dei relativi periodi, rimandiamo alle pagine del sito...http://digilander.libero.it/adamaney/savonazecca.htm .

 Dario Ferro