La domanda sorge spontanea: che cosa avrebbe rischiato, il famoso fallo di Babele-Fuksas, sotto un’onda simile o magari più alta?

ANCORA Pensierini

                                    di Nonna Abelarda          versione stampabile

 Cosa volete farci… continuo a sentirmi frammentaria. Ed ecco allora altri pensierini sparsi. Tutti, però, più o meno sul caso Margonara.  

Onda su onda 

Sarebbe da ridere, se la situazione non fosse seria, il balletto a proposito dell’onda anomala in porto a Savona. Prima: alta dodici, no, quattordici metri, danni per quattrocentomila euro, no, che diciamo, un milione di euro… Insomma, tra la mania dei mezzi di informazione di enfatizzare per fare ascolto (e difatti la notizia era stata ripresa su scala nazionale perché trovata particolarmente pittoresca), e quella dei danneggiati di piangere miseria per ottenere fondi, abitudine ormai dopo qualsiasi evento naturale che sia niente niente insolito, ci si stava avviando al solito andazzo iperbolico, quando all’improvviso, me li figuro, gli interessati: a guardarsi in faccia, smettendo per un attimo di stracciarsi vesti e capelli, e ricordarsi delle case di lusso costruite e costruende  proprio sul mare. Mica vogliamo spaventare i facoltosi acquirenti!

Allora, di colpo, eccoli a sminuire, correggendo rapidamente il tiro con inversione a centottanta gradi: ma no, si scherzava, che diamine… che volete che sia, aggiustiamo tutto noi, un’ondetta, ecchessarà mai, non è mica la fine del mondo, un caso su un milione, ma no, non era così alta, è solo rimbalzato qualche spruzzo, ha danneggiato una macchina o due, un muretto, un’inezia. E comunque, in ogni caso, si è trattato di un evento rarissimo,  quasi unico. Mi raccomando, giornali, correggete, strombazzate, rassicurate…

Io, scusate ma non mi sento molto rassicurata. Anzi, trovo che quello che è accaduto sia altamente simbolico e ammonitore, in questo momento. Non me ne intendo di correnti e di mare, ma basta studiarsi le equazioni d’onda, in fisica, per capire come eventi del genere, onde che si sovrappongono e si accumulano o qualcosa di simile, siano più che spiegabili, e possibili. Non frequentissimi, certo, ma neanche così rari e unici come si vorrebbe far credere. E non è che magari in futuro fra i tanti cambiamenti climatici e fra le tante modifiche artificiali di costa e fondali ci beccheremo anche qualche altra stranezza imprevista del genere?

Tra l’altro, vista da qui la mareggiata non mi sembrava delle peggiori. Infatti, avrei trovato più normale e spiegabile una serie di onde a flagellare i moli, dovute a mare particolarmente agitato, che non un fenomeno così.  In ogni caso, la domanda sorge spontanea: che cosa avrebbe rischiato, il famoso fallo di Babele-Fuksas, sotto un’onda simile o magari più alta?

Forse niente. Forse un po’ di disagio, due spruzzi e qualche allagamento. Ma non vorrei mai che la nostra presunzione di travestire  a tutti i costi una cittadina in disarmo da metropoli ultramoderna ci regalasse anche un  piccolo 11 settembre alla savonese. Vale la pena di fare una minuscola  riflessione anche su questo. 

Il grande fallocrate 

L’architetto si è offeso, risentito, per le affermazioni della sottosegretario. E ha replicato in modo acido, come una soubrette, una primadonna,  che queste similitudini stanno solo nella mente malata di chi le fa. Ovvio, se una donna si permette queste battute è chiaramente la solita zitella e/o sfigata non più giovane e frustrata… Bene, faccio outing, allora: anch’io, come la signora Marchetti, ho profonde turbe sessuali. Sarà grave? Poi per difendersi il nostro ha ribadito che la sua ardita costruzione è tesa a limitare i danni, occupando poco spazio, al posto del solito “borgo ligure” di case basse, da lui definito “villaggio alla Walt Disney”.

Be’, signor architetto, che dire… almeno Walt Disney qualche volta ci ha fatto sognare. Lei ci regala un bell’incubo.

E poi, scusate la banalità… ma… ormeggi e strutture limitate senza residenziale no, nevvero? Chi ha detto che dobbiamo “limitare i danni”? E non farli del tutto, invece, i danni,  né torre né villaggio?Come dite? Albergo, strutture pubbliche prestigiose, specchi e lustrini e delfini… Ma non ci sarebbero già spazi a sufficienza, solo a voler ristrutturare come si deve l’esistente? Che poi, l’ultramoderno, volendo, lo si infila anche nelle ristrutturazioni, se proprio piace e si vuol essere innovativi e prestigiosi. Fantasia, se ne può discutere. Altro cemento, no.  

A ognon al so’ meste’ 

Il primo cittadino di Savona promette riunione e decisione del consiglio comunale a proposito della Margonara, dicendo di essere “un notaio che registra le posizioni”.

Strano: pensavo fosse un sindaco. Pensavo che il suo ruolo fosse anche decisionale, e che dovesse esprimere parere in prima persona. Ma evidentemente il virus della confusione di ruoli si diffonde: il sovrintendente Carlo Rossini dice che il progetto va bene, che recupera una zona di degrado, ( a ridaje…), che a lui piacciono i grattacieli in mezzo al mare (contento lui…forse vede bene anche pesci volanti ed elefanti rosa) e che comunque la torre ha “bisogno di una spuntatina”. Che in fondo in fondo sognasse di essere un coiffeur? 

Democrazia indiretta 

E anche Forza Italia si esprime, con  un comunicato peraltro abbastanza fumoso. Dopo gli strali alla sottosegretario (e ti pareva) che a sentire loro esprime un parere “di gusto personale” e basta, come se l’affermazione di un sottosegretario, per quanto donna, a prescindere dai termini più o meno folcloristici, non avesse un preciso valore politico,  si   fa una certa mescolanza, non voglio dire confusione, fra opere pubbliche e private, e non si prende una posizione precisa.

In compenso FI si dice assolutamente contraria al referendum popolare, su questa come su altre questioni simili, perché, spiega, “andrebbero a votare solo i contrari”. Forse si riferisce alle abitudini dei suoi elettori, dal loro capo stesso definiti “pigri”.

L’affermazione non ha molto senso logico: se in un referendum votano solo i contrari a un progetto, evidentemente o sono la maggioranza, e allora democrazia vuole che siano ascoltati, o sono i più decisi, partecipativi e i più informati, e allora non si capisce perché bisognerebbe lasciare che il futuro della città sia deciso dai politici contando sulla disinformazione e sugli indifferenti, o non esistono comunque fra  le cittadinanza persone tanto motivate ed entusiaste dell’idea e dei suoi aspetti innovativi, modernistici, di possibilità di lavoro e sviluppo ecc. da scomodarsi a votare, se non i diretti interessati e qualche loro amico. Allora, anche qui, democrazia vuole che un progetto privato così impegnativo e stravolgente, che non ha sufficiente appoggio dei cittadini, sia messo da parte o corretto. Dov’è il problema, allora? Che siccome si sa già che esiste un forte movimento di contrari, non bisogna dar loro l’occasione di esprimersi, e tenere invece le decisioni al chiuso di pochi intimi, nelle stanze dei bottoni ad esse più acconce?

Buone feste a tutti J 

Nonna Abelarda