Intervista LA STAMPA

 Sandro Stura
CLAUDIO VIMERCATI
“L’onda? E’ difficile che possa ripetersi”
SAVONA
 

Un’onda di tempesta, che si è sviluppata in condizioni meteo precise, durante una mareggiata e con un vento fortissimo». E’ l’identikit dell’imponente massa d’acqua che venerdì sera ha oltrepassato la barriera della diga foranea nella zona Alti fondali, si è abbattuta sulla palazzina che ospita le torri di controllo dell'Avvisatore marittimo e dei piloti del porto, l’ha parzialmente sventrata, e danneggiato un centinaio di auto nuove di zecca, parcheggiate sul piazzale in attesa di essere imbarcate sulla nave. A tracciarlo è il professore Sandro Stura, docente di costruzioni marittime nella facoltà di Ingegneria dell'Università di Genova. Un esperto in materia.
Professore, se ne sono sentite di tutti colori su questa onda che si è abbattuta sul porto di Savona. Lei sgombra il campo da ogni equivoco. Quella era un’onda di tempesta....
«Sì. Un’onda generata dal vento che perdurava da parecchio tempo, tanto da generare uno stato di mare molto intenso. L'altezza delle onde aumenta quando il vento fornisce sufficiente energia. E non aumenta solo l'altezza delle onde, ma anche la loro lunghezza e velocità. Ma oltre alla velocità del vento e alla sua persistenza, un altro elemento fondamentale per lo sviluppo delle onde è quello che chiamiamo in termini tecnici ‘’Fetch‘’ ovvero il tratto di mare sul quale il vento agisce: più è vasto, ed era appunto questo il caso, e più alte sono le onde»
Il quadro, venerdì sera, era di una mareggiata molto violenta, accompagnata da venti che soffiavano a una velocità di trenta-trentacinque nodi. Cosa succede in una situazione del genere?
«Si formano onde irregolari che sono di altezze varie: una bassa, una alta, un‘altra bassa e così via. E tra le onde individuali, ce ne può essere una che arrivi ad un‘altezza doppia rispetto a quella mediamente alta. Facciamo l’ipotesi che in quel momento ci fossero onde sui cinque, sei metri: in quelle condizioni è possibile che se ne sia sviluppata e una di altezza doppia, sui dieci-dodici metri. E ovviamente stiamo parlando di alte profondità»
Professore Stura, si parla in questo caso di un’onda di tredici metri. La barriera della diga foranea, posta a protezione della banchina, può aver contribuito ad aumentarne l’altezza?
«Senza dubbio. L'onda si gonfia, si infrange, rimbalza contro la barriera e la scavalca. Penso proprio che sia quello che è successo nel porto di Savona venerdì scorso»
Insomma è come se il muraglione avesse fatto da trampolino a un’onda che comunque era già imponente?
«Non è un termine corretto, ma direi che renda bene l’idea».
Un’altra domanda, professore. Visto quello che è successo in porto, i danni che ha provocato quell'onda, la gente si è preoccupata, pensando alle conseguenze che avrebbe avuto sul litorale, se si fosse abbattuta lì e non invece contro la diga foranea. In altre parole, c’è il rischio che un’onda del genere si abbatta a riva, con quella forza, con quelle dimensioni?
«Assolutamente no. Un’onda alta così e con tale effetto dirompente non arriverebbe mai a riva. E’ una questione tecnica: l'onda sulle profondità decrescenti frange, riducendosi di altezza. A cinque metri di profondità, avremo un’onda di quattro metri, per fare un esempio. Sulla battigia, dunque, arrivano onde molto violente, ma non con l’altezza che hanno al largo»
Tornando a quanto accaduto sabato. C’è chi ha avanzato l’ipotesi che quella fosse un’onda anomala. Lei come la pensa?
«Innanzitutto va fatta una precisazione. Per anomalo, nel nostro linguaggio, intendiamo un fenomeno che non ci si aspetta, che non si può prevedere. In quel caso c’erano le condizioni meteo per favorirlo. Il vento che l'ha generata, innanzitutto. Un vento forte che girava e può aver provocato fenomeni di ‘’focusing’’ di focalizzazione, in quanto proveniva in successione da diverse direzioni. Io non mi azzarderei a chiamarla onda anomala. Piuttosto la definirei un’onda con ‘’piccolissime probabilità’’. Ecco questo sì».
Quell’onda, professore, ha persino evocato altri scenari. Ha fatto venire in mente lo tsunami, i suoi effetti disastrosi. E c’è chi si è preoccupato. Diciamolo una volta per tutte: lo tsunami è un’altra cosa....
«Innanzitutto per le sue caratteristiche e poi per le cause che lo provocano. Perchè si verifichi uno tsunami ci vogliono un fenomeno tellurico sottomarino, o eruzioni vulcaniche o come nel caso accaduto a Stromboli, la caduta in mare di una grossa frana. Le faccio un esempio semplice, semplice. Provi a dare un pugno da sotto a un catino pieno d'acqua. Che cosa succede? Succede che si solleva un’onda d’acqua. In mare succede la stessa cosa e non conta se sia mosso o calmo. Quello che contano sono le cause che determinano lo tsunami».
E’ vero che questo delle onde alte è un fenomeno tipicamente ligure?
«Dire di sì e c’è anche una spiegazione. La Liguria ha una grossa estensione di mare davanti a sè, quindi ci sono le condizioni perchè in caso di mareggiate si verifichino fenomeni del genere.
Un ultima domanda, professore. Questo significa che l’evento a cui abbiamo assistito venerdì sera, può ripetersi. In futuro potrebbe accadere di nuovo?
«Certo è possibile, come ho detto prima. Ma con una bassissima probabilità».