Occorrerebbero anni per un tale controllo: allora avremmo sempre un governo “precario”!
Conta e riconta…
                                                 di
Sergio Giuliani      versione stampabile

 Le notizie, al tempo nostro, finiscono subito nel trituratore dopo aver, per un giorno o due, lampeggiato furenti. Così sarà del riconteggio di schede (ma non sarebbe bastato il controllo dei verbali di seggio?) che impegnerà forze e denaro per mesi ed anni e si trascinerà stancamente come una qualunque Mitrockin.

Gran chiasso sul teorico dedurre dell’èquipe Deaglio (che non è certo uno degli ultimi fra i giornalisti; che anzi!) per cui la straordinaria calata del numero delle schede bianche induce a sospetti, certo non a provate accuse. Ma non ci piace l’arringa solitaria dell’ex ministro dell’Interno invitato senza contraddittore dal troppo buono ed educato meteorologo Fabio Fazio.

Probabilmente qualcosa in quella strana notte in cui si aspettavano i risultati delle politiche dovrebbe essere meno oscurato dalle reticenze e dalle paure di perdere consenso: il sasso in piccionaia di Deaglio pare essersi rivoltato più contro l’Unione, cautelosissima in questa circostanza, che contro la Casa delle libertà.

Ma proviamo a ragionare con un senno un poco vecchio, ma sicuro. Imbrogliare (anzi:”brogliare”) si può, ma con le schede bianche, in che modo?

Per tanti anni sono stato rappresentante di lista, scrutatore e presidente di seggio. Allo scrutinio si procede, dice la legge, dopo aver sigillato e restituito tutte le schede inutilizzate, sia vidimate e sia no.

Aperta l’urna, uno scrutatore a scelta estrae le schede ad una ad una, le apre e le porge al presidente che annuncia a voce alta il voto. Due scrutatori lo annotano sui tabelloni e controllano il numero dei suffragi riscontrandoli ogni dieci voti.

Il presidente, prima dello spoglio, ha fatto discutere e mettere a verbale i possibili casi di dubbia interpretazione con la concordia di tutto il seggio, rappresentanti di lista soprattutto compresi. In tanti anni non mi è mai capitato di dover chiudere in apposita busta una scheda contestata: siamo sempre riusciti,quando possibile, a riconoscere la volontà del votante o, d’accordo, la nullità del voto.

Per le schede bianche, il presidente la guarda con attenzione e la passa a scrutatori e rappresentanti che confermano la mancanza di segni o,rarissimamente, scoprono qualcosa che appaia una qualche volontà. Ma se il presidente ci vede….

Proclamata “bianca” la scheda, il presidente la timbra e la firma, subito. Tutto coram popolo ed a voce alta: come è possibile pasticciare con grafite sotto le unghie?

Il verbale del seggio è, quindi, la risultante di questo lavoro ed è quanto mai veritiero ed intoccabile.

Segno che i padri costituenti avevano fissato una procedura che sarà pur sempre defatigante, ma garantisce l’onestà del risultato.

Le cose hanno funzionato bene finchè la passione o la curiosità politica non erano ancora considerate come malattie o perditempo e la gente affollava i seggi durante lo scrutinio “alla voce” seguendo le sorti del proprio partito e quindi esercitando una funzione di controllo sulle operazioni e sugli operatori.

Poi……

a)      sono stati nominati scrutatori anziani o giovinetti del tutto inesperti, frettolosi e facili a stancarsi. Non per colpa loro, ma di chi li ha lasciati impròvidi, la naturale lentezza delle operazioni si è moltiplicata, con un occhio alla “velocità” dei seggi vicini ed un altro a rimproverare il presidente “fiscale”.

b)      è scomparso il pubblico degli elettori, tanto frequente fino a pochi anni fa. La porta del seggio è aperta sul vuoto; meglio su un crucciato funzionario comunale che aspetta il primo verbale dei risultati, borbotta che questo seggio è l’ultimo e, spesso, chiede quanto si debba ancora aspettare.

Finchè mi sono sentito dire che lo scrutinio “alla voce” lo facevo soltanto io, e per nessuno. Dovevo capire come si faceva ad “andare via presto”: rovesciare le schede sul tavolo; tutti ad aprire tutto ed a fare pile di schede per partiti; poi si contano i mucchi, si verbalizza e si va via. Per quei pochi ed agri soldi del compenso…

Ho chiesto allora la cancellazione del mio nome dalle liste dei papabili presidenti.

Ancora una volta nessuno ha cercato alla base il presunto “reato” di cui parla Deaglio. Col “silenzio: si conta!”è facile sbagliar pila, in buona fede ed è più facile segnar schede pulite. Ancora una volta non si mette in conto la colpevole “stanchezza” della prassi democratica e la tentazione alla piccola furberia velocizzante, forse causa di tanti guai.

Se così è stato, il lavoro di  controllo diventa ben arduo: un conto è verificare i circa sessantamila verbali di seggio se si è certi che i voti assegnati corrispondano alle schede lette e, quando bianche, vistate e timbrate; ben altro riguardare tutte le schede se si temono errori nei conteggi non alla voce e, quindi, finiti pari pari sui verbali.

Occorrerebbero anni per un tale controllo: allora avremmo sempre un governo “precario”!

                                                                                            Sergio Giuliani