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TONNELLATE di residui tossici sono sepolti sulla collina di
Passeggi, alle spalle di Zinola, proprio a ridosso del
depuratore consortile. E' la pesante eredità lasciata
dall'inceneritore per rifiuti che il Comune smantellò agli
inizi degli anni Ottanta senza preoccuparsi troppo della sua
messa in sicurezza. Tant'è che quella montagna di ceneri è
tornata a far parlare di sé, dopo oltre vent'anni di
silenzi. Il rischio (per il momento solo teorico) è che
essendo situata lungo un pendio, possa lentamente franare
con conseguenze sotto il profilo ambientale.
Per questa ragione l'amministrazione comunale aveva
commissionato un progetto preliminare di bonifica del sito
che consiste essenzialmente nella realizzazione di fasce
lungo il versante di Zinola, adatte a contenere gli
eventuali movimenti del terreno impregnato di sostanze
inquinanti. Il progetto, consegnato a Palazzo Sisto l'agosto
scorso dal geologo Diego Minuto, prevede un investimento di
1,5 milioni di euro.
Una somma importante per un intervento che il Comune conta
di realizzare in tempi ragionevolmente brevi, magari con il
sostegno finanziario della Regione. L'obiettivo è duplice:
scongiurare, ovviamente, situazioni di pericolo; e mettersi
in regola sotto il profilo giuridico-amministrativo, dal
momento che la presenza di siti come quello in questione non
è più tollerata dalle normative vigenti in tema ambientale.
Ad esercitare pressioni affinché si provveda a bonificare al
più presto la collina di Passeggi, è poi la stessa comunità
di Zinola attraverso la IV circoscrizione. Dopo anni di
esposti e petizioni popolari, la "Quarta" aveva deliberato
all'unanimità, lo scorso ottobre, un documento che
sollecitava l'assessorato all'Ambiente ad intervenire. La
settimana scorsa la risposta dagli uffici di via Maciocio:
«E' pronto il progetto preliminare di bonIfica». Il primo
passo è compiuto. «Finalmente il Comune ha compreso e
recepito la complessa pericolosità e la rilevanza delle
richieste formulate dai consiglieri di circoscrizione e dai
230 cittadini firmatari delle petizioni popolari» afferma il
consigliere di minoranza Renzo Briano. A suo avviso la
"collina dei veleni"«contiene quasi certamente diossine,
metalli pesanti ed altre sostanze cancerogene». Veleni che
avrebbero già contaminato il territorio attraverso il
percolato dell'ex inceneritore. Briano suppone che i
liquami, non essendo stati incanalati in apposite condotte,
possano aver inquinato le falde acquifere e il torrente
Madonna del Monte, «con conseguente contaminazione delle
spiagge adiacenti il fiume Quiliano nel quale confluisce il
piccolo corso d'acqua».
«Il sito è inquinato - confermano all'ufficio Ambiente -
;tuttavia le indagini chimiche che abbiamo effettuato sono
tranquillizzanti. Non sappiamo su cosa basi le sue
convizioni il consigliere Briano. La percolazione è minima e
per quanto concerne il "movimento " della collina è tenuto
costantamente sotto controllo tramite sensori». Era stata l'Arpal,
già nell'estate del 2005, a chiedere al Comune di affrontare
il problema della stabilità della collina. Le indagini
dell'Agenzia avevano evidenziato «superi di rame, zinco e
idrocarburi». E la diossina? «Non mi risulta ne sia stata
accertata la presenza - sostiene il geologo Minuto -. Non
esiste un'emergenza ambientale e non c'è nulla che possa
avere rilevanza sotto il profilo sanitario. Ciò che il
Comune intende fare è semplicemente un intervento di
sistemazione del versante lungo il quale sono state sepolte
le ceneri, allo scopo di regolarizzare la posizione dell'ex
discarica dal punto di vista amministrativo».
29/11/2006
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