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Genova. Ferrania, «o la va o la spacca». Il futuro
dell'azienda savonese si gioca su una nuova scommessa,
l'ultima. Burlando e Malacalza ci «mettono la faccia»:
cambio di interlocutore per il presidente della Regione
Liguria, cassa integrazione congelata per i lavoratori, un
nuovo piano industriale di rilancio per l'azienda. Ci si
gioca il tutto per tutto, nel tentativo di traghettare
un'operazione a carattere industriale che, per dirla con le
parole di Claudio Burlando, «è molto simile a quella di
Cornigliano, solo più difficile».
Nella mattinata di ieri il presidente della Regione ha
incontrato Vittorio Malacalza e il prefetto di Savona
Nicoletta Frediani. Nel pomeriggio l'incontro si è esteso ai
sindacati.
Intorno al tavolo c'erano tutti, tranne l'ex amministratore
delegato Giovanni Gambardella. Più che un'assenza casuale,
la precondizione posta da Burlando a Malacalza, che si è
impegnato «a diventare interlocutore, in prima persona».
Le novità. È stata congelata «come atto unilaterale da parte
della proprietà» la cassa integrazione annunciata per 120
lavoratori a partire da lunedi. Vittorio Malacalza
presenterà un piano industriale di rilancio. L'accordo di
programma resta, ma cambieranno i contenuti. Ancora non
definito il settore sul quale si orienterà l'investimento
industriale.
«Saranno attività ad alto valore tecnologico - scandisce
Burlando - di altissima qualificazione».
Si pensa ai superconduttori, una delle principali produzioni
industriali del gruppo, che peraltro necessita di ampissimi
spazi. Le centrali elettriche - quella a biomassa e quella a
carbone (o metano) - non necessariamente saranno stralciate
dalla pianificazione. Presidente della Regione e industriale
glissano. La sensazione è che, più che l'intento di
realizzarle, sia venuta meno la disponibilità a costruirle
sull'area attualmente occupata dalla produzione di pellicole
fotografiche. Regione, imprenditore e sindacati torneranno a
sedersi intorno al tavolo lunedì, per pianificare la svolta.
Ai lavoratori, come spiega Anna Giacobbe, segretaria
regionale della Cgil, «dovrà essere assicurato un quadro di
garanzie sindacali». Non sarà facile. Un percorso per la
cassa integrazione è inevitabile, data la situazione in cui
si trova l'azienda.
I primi giorni di luglio scade il termine della Prodi bis,
di conseguenza i cassa integrati rischiano, oltre quel
termine, di finire in mezzo a una strada. Il quadro di
garanzie di cui parla Anna Giacobbe comprende ammortizzatori
sociali e la certezza di un reintegro in azienda.
«Chiederemo al governo di intervenire in questo senso», dice
Burlando, che ammette di essere davanti a una delle «sfide
più difficili, dopo Cornigliano». «A Cornigliano si è
passati attraverso un periodo di cassa integrazione, tra la
chiusura dell'altoforno e l'investimento sul freddo -
ricorda Burlando -. Qui si potrà tenere una quota di
lavoratori sul fotosensibile e si dovrà passare attraverso
un periodo di cassa integrazione per un nuovo numero di
lavoratori a fronte del tentativo di costruire un progetto a
carattere industriale. Nulla toglie che poi si possa
accompagnare questo progetto con investimenti in settori
collaterali, ma saranno appunto iniziative di contorno».
gil. f.
02/12/2006
Ai dipendenti dovrà essere assicurato un quadro di garanzie
sindacali
anna giacobbesegretaria regionale della Cgil
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