IL SECOLOXIX |
Per gli azionisti il vertice romano non ha avuto esiti. I
sindacati: uscita durissma che non tiene conto degli sforzi
di tutti
29/11/2006
CAIRO. Nemmeno ventiquattro ore è durata la tregua tra
Ferrania e le istituzioni, dopo il vertice ministeriale di
lunedì. Si è rotto ieri pomeriggio il tavolo delle
trattative messo in piedi al termine del vertice di Roma.
Mentre in consiglio regionale il presidente Burlando
illustrava la mediazione raggiunta - 20 milioni di euro di
finanziamenti in cambio di progetti precisi, non solo legati
alla centrale, ma anche alternativi - l'azienda ha
rovesciato il tavolo, con una sortita a sorpresa, diramando
in contemporanea una nota stampa al vetriolo.
Nessun seguito "concreto" per i proprietari di Ferrania c'è
stato al termine del vertice istituzionale, tanto che
l'azienda ha deciso "di tutelare i propri diritti derivanti
dagli impegni contrattuali assunti (vedi accordo di
programma che prevede una centrale da 800 megawatt), con le
modalità e nelle sedi più opportune". Una dichiarazione "di
guerra" arrivata ieri dagli azionisti di Ferrania (Messina-Malacalza-Gavio
con Gambardella presidente del cda) con un comunicato
stringato che annuncia "i provvedimenti necessari per
riequilibrare costi e ricavi e salvare la vita stessa della
Ferrania". Vedi cassaintegrazione per 250 dipendenti, su
circa 400, che questa mattina (ore 9,30) verrà affrontata in
un vertice tra la dirigenza e i sindacati di categoria nella
sede dell'Unione Industriali di Savona. Il contestato
provvedimento era stato sospeso e rinviato. Tutto questo
mentre in Regione, dopo l'assicurato sblocco dei 20 milioni
di euro di fondi pubblici, a margine del consiglio Burlando
tesseva la tela. «A questo punto da parte loro c'è la
volontà di rompere, non c'è altra interpretazione, è
un'uscita durissima che non tiene conto degli sforzi di
tutti», il commento a caldo che arriva dalla Camera del
Lavoro di Savona.
29/11/2006
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