Torna alla mente don Milani: se parlano difficile vogliono, come il lupo di Cappuccetto Rosso, ingannarti.
REPARTO SOLVENTI
                                                 di
Sergio Giuliani      versione stampabile

 A tutta prima, pare un’indicazione all’interno di una fabbrica chimica. Ma no! Quelle (vedi l’antica “Ferrania”) si chiudono, senza tanti complimenti, in faccia ai lavoratori. Si tratta di un ospedale di quelli “bene” come il San Raffaele di Milano e bisogna sapere che dal latino “solvere” deriva il significato (chimico e domestico) di “sciogliere”, ma anche  quello, più raffinato di “pagare”. Vedi come i mass media ti insegnano le finezze della lingua, quando vogliono! Del resto, la trattano a pesci in faccia, ad oscenità ed a “barzellette” o stupide o irripetibili (ma più spesso soltanto stupide!) Torna alla mente don Milani: se parlano difficile vogliono, come il lupo di Cappuccetto Rosso, ingannarti.

L’ex presidente del consiglio è stato ricoverato, per il noto malore, tra i “solventi”: anche gli ospedali hanno le “suites”; forse anche la frutta e i cioccolatini d’accoglienza. Lui paga! Ne ha ben donde. Ne consegue che noi, cittadini senza alcunché di divino e che non trasciniamo (ci mancherebbe altro!) masse non paghiamo l’ospedalità, quando ne abbiamo bisogno, ma, come tanti extracomunitari, entriamo d’abuso nei locali ed in qualche modo li abitiamo in barba alle regole della proprietà. Non solo: ma che vergogna aumentare il “buco” della sanità! C’è di che vergognarsi ad esser malati: così non si risana l’Italia. “Lui” paga; è “solvente!

E giù i giornalisti a ripetere la formula! E nessuno, anche dalla parte da cui ci si aspetterebbe attenzione a questi problemi, dice che il cittadino che lavora o che ha lavorato la paga eccome, la sanità. Gli ospedali non sono ricoveri di clandestini accolti per compassione, ma strutture pagate dalla mano pubblica con denaro sudato di noi tutti. Quindi, visto che si paga, siamo tutti “solventi” e se qualcuno è più “solvente” di altri, questa è una disparità non giustificata da meriti imprenditoriali,da qualità del lavoro, da senso del rischio, ma soltanto da un banale e chiacchierino anguilleggiare tra i tanti possibili affarismi passivi (ovvero in cui NON si crea nulla, ma si trasporta ricchezza prodotta da altri ed altrove speculando) presenti nella contemporanea economia.

Strana sorte hanno le parole sulla bocca degli ignoranti. Dopo aver giudicato “piazza” un vocabolo a dir poco “comunista” e “massa” un sacrilegio (è un chiaro concetto fisico, prima che un modo semplificativo per definire l’analoga condizione planetaria dell’allora cosiddetto “proletariato”; quest’ultima, poi, è da codice Mitrokhin e se la sente Guzzanti padre gli viene il polonio!), adesso tocca a loro occuparla!

“Loro” chi? Proviamo a definirli. Senza capacità di riflessione, di analisi di situazioni e di ideologie (si perde tempo; e poi è roba da intellettuali!) quindi, per forza di cose, brontolano contro ciò che non possono capire e devono SEMPRE sbandierare un nemico contro cui buttarsi a toro e in tanta compagnia muggente.

“La sanno lunga” perché vedono un solo tg, sguardano un solo giornale: hanno fatto un comodo atto di fede verso una persona che coniuga due rarissimi eventi: il brontolismo contro lo stato delle cose e lo smodato successo economico. Che far soldi sia una prova del favore divino?

D’accordo: la democrazia matura può anche deludere e il ribellismo contro i soprusi spesso, nella storia è stato una molla di progresso civile e sociale. Ma motivato, ma cosciente! Dicevano i grandi teorici della sinistra tra Otto e Novecento che uno stato di cose si cambia soltanto dopo averlo tutto conosciuto, inghiottito e fatto nostro per un rifiuto costruttivo. Inseguire chimere televisive come il farsi largo o l’arricchire facilmente rende l’uomo del nostro tempo straordinariamente piccolo: uno che gioca cocciutamente col secchiello mentre ci sarebbe da difendersi da uno tsunami!

Ma tant’è! Bloccare lo stato delle cose, credere di lasciare gli immensi problemi planetari fuori della porta,credere nelle assoluzioni, nella fiducia di gruppo in cui tutti imitano tutti e credere che ogni impegno sia una delinquenziale forma di spreco d’entropia (quando non sia l’impegno berciane,che protesta quando gli si è dato un nemico e gli si dice che attenta al proprio egoistico interesse) è la strada angosciosa e facile del piccolo uomo contemporaneo che non ha, non vuole aver tempo per la riflessione perché gli hanno detto che sarebbe una condizione depressiva e nullificante: difende il chiasso per non sentire il silenzio di cui ha paura!

Certo;di tutto si può e si deve discutere in politica. Ma se si chiudono le saracinesche perché non si vuole il confronto,perché chi non la pensa come noi pensa troppo, s’affanna e perde l’occasione di ben figurare e d’arricchirsi, il fare politico, quello serio e coerente, rimane sempre più affare di pochi.

La favola racconta che ad Hamelin un pifferaio….

Sergio Giuliani