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Bullismo e pet-therapy 

Non ci sono più dubbi: gli studenti italiani non si distinguono più dai loro coetanei d’ oltreoceano. Non solo perché, come loro, festeggiano Halloween (cosa tutto sommato positiva per i commercianti) e neppure perché hanno adottato, ahimè, la moda di ubriacarsi ma anche, e questo è davvero troppo, perché dimostrano di aver sviluppato quel gusto per comportamenti “da branco” che pensavamo fossero appannaggio dei ragazzi dei quartieri malfamati delle metropoli americane: ragazzine stuprate con regolarità, portatori di handicap malmenati, bambini umiliati e seviziati, video choc esibiti con orgoglio. E più se ne parla, più le cronache ci riferiscono di nuovi inquietanti episodi a dimostrazione di come questi fatti non siano affatto isolati. 

Da animal-maniaca quale sono, i recenti fatti di cronaca mi hanno riportato alla mente i risultati dei tanti studi secondo i quali un rapporto corretto con il variegato mondo degli animali serve a favorire nel bambino uno stato di empatia con lo “straniero” e a sviluppare, attraverso l’ accudimento dell’amico peloso o piumato che sia, autonomia e senso di responsabilità. Tamagochi docet bisognerebbe dire….  

Chissà se il mio amore per gli animali non derivi da quel dolcissimo “pointer” che ha allietato la mia infanzia e recluso in un angolo la bella ma algida Barbie. O da quei fagiani con la testa reclinata da un lato che mio padre portava a casa e che io dondolavo tra le braccia nel tentativo, a modo mio, di onorare i loro resti. O forse la com-passione per gli animali è nel mio DNA e sarei diventata un’ animalista comunque. Di certo, però, il contatto ravvicinato con queste creature non solo mi ha fatto conoscere i “diversi” da me ma mi ha anche permesso di coltivare quell’ istinto naturale che lo psicologo americano E. O. Wilson definisce “biofilia”, un amore per la vita, tanto innato quanto importante per il nostro equilibrio che, ad esempio, ci spinge a portare a casa piante vere anziché utilizzare quelle finte. 

L’ urbanizzazione, le famiglie piccole e nucleari, i ritmi sempre più frenetici della vita moderna ci alienano dalla nostra vera natura di “animali sociali” e ci obbligano a rapporti sempre più superficiali e frettolosi. Difficile, in questo contesto, imparare a  comprendere i bisogni dell’ altro, ad immedesimarsi nel suo sentire, a percepire la sua vita che scorre parallela alla nostra.  

In questa realtà, la presenza di un animale in casa o, nell’ impossibilità, regolari visite a canili e fattorie può sicuramente fornire uno strumento in più per alimentare questa empatia verso gli altri che è indispensabile per uno sano sviluppo psicologico. Non per niente, una recente indagine Doxa rivela che quasi l’ 80% dei  bambini italiani desidera un animale domestico.

 Avete mai osservato le reazioni di un bambino “sano” quando posto di fronte ad un animale? Qualunque esse siano, saranno sempre azioni di stupore, affetto, curiosità, non certo istinti predatori o sanguinari. Difficile quindi non porsi delle domande sulla qualità di una civiltà e di un’ educazione che riescono a trasformare queste emozioni positive in indifferenza o, addirittura, in  malvagità.  

E’ vero anche che tra i 9 e i 13 anni nei bambini esiste una tendenza alla violenza sugli animali (più precisamente del 23% nei maschi e del 9% nelle femmine). Freud sosteneva che queste pulsioni rappresentano una fase dello sviluppo da collegarsi alla rimozione di impulsi sessuali sadici o alla gelosia per la nascita di fratellini rivali. Comunque sia, Freud stesso sottolineò l’importanza del fattore educativo, indispensabile, a suo parere, alla formazione dell’ “attitudine alla civiltà”.  

Eppure, e qui viene il punto, quante mamme e quanti papà sgridano i loro pargoli quando questi tirano pietre agli animali o schiacciano gratuitamente un insetto che non faceva male a nessuno? Sarebbe bene che ricordassimo più spesso che gli animali sono una palestra alla com-passione. Chi rispetta gli animali (e sottolineo “rispetta”, non “ama”), di norma, ha sviluppato una sensibilità tale da saper rispettare tutti. E viceversa. E’ un dato noto a tutti i criminologi che un’ alta percentuale di adulti violenti si è messo in (cattiva) luce già da adolescente per le sue sevizie sugli animali. 

Sicuramente non si può dire altrettanto del contrario ed è questo il motivo per cui nutro poca fiducia in chi predica l’ amore per il nostro prossimo e poi non leva un solo dito in difesa dei più deboli tra i deboli o, peggio ancora, ne giustifica il massacro. Ma questa è un’ altra storia… 

Antonella De Paola, Responsabile Provinciale Diritti Animali, Verdi Savona