Pubblichiamo, sempre a puntate, il seguito dell' inchiesta del CORRIERE DELLA SERA sulla banca Carige
Il caso Carige
3° puntata
Nell'arco di un solo giorno il prezzo di un palazzo in via Salomone raddoppia Via Salomone 77,grigia periferia milanese. Partiamo da qui e da una data: 23
febbraio 2001. Davanti a un notaio siedono un dirigente della multinazionale Bmg
Ricordi, la major discografica, e un rappresentante della società immobiliare Norman
Properties, della famiglia Cimatti. Miracolo La Ricordi ha deciso di vendere la sua sede di via Salomone 77, Norman è lì
per comprarla. Firmano l'atto che il notaio Elia trascrive al numero di
repertorio 52723/8659. Il prezzo, ancora in lire, è di 11,9 miliardi, pagato
all'istante. Stretta di mano, l'uomo della Ricordi infila il cappotto e se ne
va. Quello della Norman resta. Dopo un po' entra un dirigente della Carige Vita con una procura per
acquistare quello stesso immobile. Il professionista della Norman non ha ancora
rimesso il tappino alla biro che già è pronto a firmare la cessione. Atto di
compravendita registrato al numero 52729/8662: Carige Vita acquista, Norman
Properties vende. Prezzo: 21,1 miliardi di lire. Cioè 9,2 miliardi in più
rispetto a qualche minuto prima. Giornata fantastica per Norman che mettendosi in mezzo tra venditore iniziale
(Bmg Ricordi) e compratore finale (Carige Vita) ha lucrato un utile da record.
Detto per inciso: il gruppo Carige era azionista al 5% di Norman
95, altra società Immobiliare del gruppo Cimatti. Chi è il «fesso»? Ma qualcuno deve aver fatto male i conti tra la Ricordi e la compagnia
genovese che nel 2001 era presieduta da Vincenzo Lorenzelli, oggi numero
uno della Fondazione, con Menconi amministratore delegato e Giovanni
Berneschi, numero uno della banca, in consiglio. Chi ha sbagliato? In un precedente articolo (23 ottobre) il Corriere Economia aveva
ricostruito altre operazioni immobiliari analoghe, sempre con il gruppo Carige
compratore finale. A Genova hanno replicato sostenendo che le operazioni erano
state effettuate "con il supporto di adeguate perizie che attestano
congruità dei prezzi pagati con riferimento ai valori di mercato». Si deve
ritenere, perciò, che la stessa procedura sia stata adottata per via Salomone e
che i 21 miliardi pagati avessero supporto di " adeguate perizie" Bmg, allora, è il «fesso» della compagnia? Sentiamoli. Alessandro Varrenti, allora
presidente di Bmg Ricordi oggi consigliere di Sony Bmg, dice che te perizie a
supporto della vendita «erano allineate al prezzo poi stabilito». Paolo Vannini trattò di
persona l' operazione, era il direttore amministrativo
(oggi è consigliere delegato di Sony Bmg, prosecuzione giuridica
della Ricordi). «Prima della vendita — afferma — sono state chieste tre
valutazioni diverse a tre agenzie diverse e la forchetta era compresa tra 8 e 12
miliardi di lire. Ho saputo due o tre anni dopo che lo stesso giorno l'immobile
era stato rivenduto e l'ho saputo perché me l'ha detto al telefono un
maresciallo della Guardia di Finanza di Genova che voleva ragguagli su quella
compravendita. Poi non ho più sentito nessuno».
In effetti la Procura di Genova nel 2002 aprì un dossier sulle operazioni
immobiliari del gruppo assicurativo ma il fascicolo venne successivamente girato
per competenza a Milano dove le indagini sarebbero tuttora in corso. Mario GEREVINI
dal CORRIERE DELLA SERA DEL 13 NOVEMBRE
CONTINUA La prossima settimana