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IL SINDACO mostra i muscoli. E si salva dall'assalto dei
consiglieri "ribelli", anche grazie all'aiuto dei partiti.
Il giorno dopo l'attacco che otto consiglieri (Margherita,
Rifondazione e Comunisti italiani) hanno sferrato alla sua
poltrona, Federico Berruti risponde con un documento duro,
in cui, di fatto, ribadisce il ruolo guida della sua giunta
non ammettendo "interferenze" di sorta da parte del
consiglio. E ottiene garanzie dai partiti per poter
continuare a portare avanti il suo mandato.
Tempesta in un bicchiere d'acqua? Buffet con tarallucci e
vino? Scomodando il Manzoni si potrebbe citare l'abusata
strofa "ai posteri l'ardua sentenza". Che però rispecchia i
fatti. La poltrona di Berruti, almeno per il momento, è
salva. E il giovane sindaco, superato l'impasse dei
consiglieri rivoltosi, può andare avanti nella guida della
città.
Alla riunione convocata nel tardo pomeriggio con giunta,
capigruppo e segretari dei partiti Berruti è arrivato con il
sorriso sulle labbra. E non solo per merito di una vignetta
che circolava nei corridoi con una battuta umoristica
all'indirizzo del consigliere della Margherita Livio Giraudo.
Il sindaco ha incassato e studiato le contromosse. Con cura.
Staccando solo per una breve pausa pranzo (un panino
consumato in fretta tra una telefonata e l'altra).
Nessuna atmosfera pesante, a Palazzo Sisto, prima del summit
in Sala Rossa. Anzi. Arrivo degli ospiti alla spicciolata,
pacche sulle spalle, chiacchiere da bar (le vacanze di
Natale alle Canarie, i primi freddi, i malanni di stagione).
Un confronto che è iniziato in ritardo rispetto all'orario
stabilito e che si è protratto fino alle 21.
Il sindaco ha preso la parola sottolineando i punti salienti
del documento, spostando, rispetto a martedì, (quando aveva
criticato soprattutto il metodo adottato dai consiglieri
"ribelli") la discussione sul merito della vicenda. E
chiedendo, di fatto, la fiducia ai presenti.
Una fiducia che è stata garantita, tra gli altri
intervenuti, dal segretario provinciale della Margherita,
Alfio Minetti, il quale ha condiviso il contenuto del
documento firmato da Berruti e assicurato il suo sostegno
fino alla fine del mandato.
Sulla stessa lunghezza d'onda l'assessore ai Quartieri,
Francesco Lirosi, pure della Margherita: «Appoggio totale a
Berruti».
I partiti hanno, in definitiva, preso le distanze dagli "aventiniani",
scongiurando una crisi che, a sei mesi dall'insediamento,
avrebbe scatenato un putiferio a Palazzo Sisto.
Il segretario provinciale di Italia dei Valori Davide
Giribaldi ha diffuso una nota in cui ha rinnovato la sua
fiducia al sindaco Berruti e alla giunta, sottolinenando che
«solo attraverso il dialogo continuo tra tutte le componenti
della coalizione è possibile ottenere la piena realizzazione
del programma amministrativo, evitando intuili
fraintendimenti che certo non producono alcun beneficio». Un
dialogo più costante tra i gruppi, specie sugli argomenti di
importanza strategica, come i grandi progetti urbanistici, è
stato invocato da più parti, mentre anche Gianfranco
Barbieri, segretario provinciale dei Moderati, ha dato piena
fiduca a Berruti.
Voce fuori coro Giuseppe Casalinuovo, capogruppo della
Margherita, che ha alzato i toni del dibattito accusando i
Ds di aver messo le mani sulla città gestendo le grandi
operazioni edilizie attraverso le cooperative, citando, come
esempio, il caso della Metalmetron.
«Epilogo positivo non solo per la riconferma del sindaco ma
anche per la piena condivisione del suo documento sulle
linee programmatiche relative ai temi urbanistici» il
commento conclusivo di Giovanni Lunardon, segretario
provinciale del Ds.
Rossella Galeotti
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