Pubblichiamo, sempre a puntate, il seguito dell' inchiesta del CORRIERE DELLA SERA sulla banca Carige
Il caso Carige
2° puntata
Crediti alla deriva, sul Maggiolino Nel crac Festival spunta la strana storia di una piccola
finanziaria I crediti vantati da Carige cancellati da Berneschi, ma
Maggiolino non è mai fallita DAL NOSTRO INVIATO IN LUSSEMBURGO MARIO GEREVINI Georges Poulides, armatore greco-cipriota con residenza svizzera a
Crans-Montana, frequentava il bel mondo, aveva conoscenze altolocate nella
finanza, nell' imprenditoria e nella politica. Ha preso in prestito (centinaia di milioni) i soldi di Banca Carige,
Unicredito e Piraeus Bank, ha fondato la Festival Crociere
(sede operativa a Genova), ha fatto un leasing per alcune navi (una ha
ospitato i capi di Stato durante il G8 di Genova), ha conquistato il 20%
del mercato, poi, alle prime difficoltà, il suo impero fondato sul denaro degli
altri è crollato come una pianta senza radici. Carige ci ha rimesso 82 milioni, senza contare il danno enorme all'economia
locale. Si potrebbe dire che è il rischio d'impresa, se non fosse per un
particolare che si chiama Maggiolino. Una società sconosciuta la cui storia
riemerge dal Lussemburgo . Abbiamo preliminarmente chiesto al portavoce di Carige che cos'è Maggiolino e
se ha ricevuto affidamenti. Le risposte sono state rispettivamente: «È un
azionista Festival» e «non lo so». Dunque, nel marzo 2002 la Carige decide di finanziare una società che non
esiste, o meglio, è un foglio di carta registrato in tribunale dove sta scritto
che tali Bruno Beernaerts ed Eddy Dome, prestanome di professione,
costituiscono la società Maggiolino sa, 31 mila euro di capitale. Siamo in
Lussemburgo, al medesimo indirizzo di Festival Corporation , holding del
gruppo crocieristico. Maggiolino nasce e subito incamera 30 milioni da Carige al tasso del 5%.
Secondo carte della banca, che non trovano conferma nel dossier lussemburghese,
Maggiolino sarebbe di Poulides. Con quei soldi Maggiolino rileva il 29 marzo
2002 il 9% di Festival Corp. (Poulides e altri soci) nell'ambito di un aumento
di capitale riservato. E lo dà in pegno a Carige. In pratica la banca eroga 30
milioni e si piglia in pegno il 9% di un gruppo che la stessa Carige valuta 260
milioni: un po' poco come garanzia. E poi, perché finanziare (30 milioni è quasi
un terzo dell'esposizione complessiva verso il gruppo) un veicolo lussemburghese
e non la holding o direttamente la genovese Festival spa? L'anno successivo
(2003) la situazione peggiora ma a Genova nessuno tocca Maggiolino. Solo nel marzo del 2004, con le navi ormai ferme da due mesi,
il dossier Maggiolino torna sul tavolo della banca che nel frattempo ha
ricevuto una lettera di Poulides il quale chiede conferma del finanziamento e
offre in garanzia la Medov spa dei suoi figli, società genovese di
servizi. Affare fatto. Due mesi dopo, il 27 maggio, i tribunali in Italia e Lussemburgo dichiarano
il fallimento del gruppo, «vissuto» solo tre anni e con i soldi degli altri.
Passa poco e il presidente della banca, Giovanni Berneschi, decide di sua
iniziativa di cancellare i 30 milioni di crediti con Maggiolino. All'inizio di luglio il provvedimento urgente va in comitato esecutivo per la
ratifica: la pratica sembra sia stata presentata come «Maggiolino spa-Gruppo
Festival» (più decorosa) e non come Maggiolino sa (Lussemburgo)-Poulides
(difficile da spiegare). E la Medov, considerata un buona garanzia dai tecnici
della banca? Fallisce pochi mesi dopo Festival. Il bello di tutto ciò è che Maggiolino, invece, non è mai fallita, a tutt'
oggi vivacchia in Lussemburgo nella sua triste inconsistenza patrimoniale e non
risulta che la banca abbia avanzato istanze di fallimento né chiamato in causa i
suoi amministratori o azionisti. E da qui nascono i dubbi: Perché? Chi c'era
dietro Maggiolino? Poulides? O qualche intoccabile molto vicino alla banca? Mario GEREVINI
dal CORRIERE DELLA SERA DEL 13 NOVEMBRE
CONTINUA La prossima settimana