MANIFESTI, "santini", volantini, comizi, incontri,
telefonate. E' una vitaccia quella del candidato
consigliere comunale. Per convincere gli elettori e
attirare più voti possibile è costretto a un tour de
force che dura mesi e costa fatica e soprattutto soldi.
Solo di manifesti stradali, chi non si accontenta dei
pochi offerti dal partito o dalla lista di riferimento,
spende centinaia di euro. E poi ci sono da aggiungere i
costi per gli immancabili "santini", le telefonate, le
spese postali, la pubblicità sui giornali. Un salasso.
Per chi viene eletto, questo esborso viene ripagato nei
successivi cinque anni di mandato con i gettoni di
consigli e commissioni e in qualche modo la "gloria". Ma
chi non viene eletto quei soldi è come se li buttasse
dalla finestra, e spesso sono cifre rilevanti, non
proprio cifrette.
Quanto rilevanti? La risposta ora c'è. Proprio in queste
ore in Comune sono disponibili i dati di tutte le spese
sostenute da partiti e consiglieri nell'ultima tornata
elettorale di primavera. Ciascun consigliere eletto, per
dovere di "trasparenza", ha dovuto infatti firmare un
foglio con su scritto quanto ha impegnato di suo per la
campagna, quanto il suo partito e se addirittura ha
beneficiato solo delle risorse del partito (o lista
civica che sia).
Non sono mancate le sorprese. Intanto si scopre che di
40 consiglieri eletti ben 13 non hanno tirato fuori
neppure un euro (così hanno dichiarato al Comune,
barrando la casella che certifica «di aver
esclusivamente beneficiato di mezzi e aiuti del
partito»). Outsider? Spettatori passivi delle elezioni?
Macchè. Tra questi ci sono candidati super votati come
Paolo Apicella (Ds, 320 preferenze), Emilia Minetti (Ds,
305), Giampiero Aschero (Margherita, 223) e Mauro
Acquarone (Forza Italia, 218). Candidati - evidentemente
- cui non sono serviti tanti show per attirare voti. Un
merito indubbiamente.
Tutti gli altri 27, chi più chi meno, hanno speso. Un
record (all'insù) va al candidato sindaco Vincenzo
Delfino (23.635 euro); un altro (all'ingiù) al
consigliere dell'Udc Renato Costabile che se l'è cavata
con 180 euro, i soldi di un bel paio di scarpe. In
mezzo, tutti gli altri. Tra i più spendaccioni spiccano
Demontis (3900 euro la spesa, con 246 voti finali,
quindi una media di 15,8 euro a voto) e Piero Santi
(2500 euro, con 870 voti: 2,8 euro a voto). A seguire il
Ds Vignola (2250 euro per 207 voti: 10,8 euro a voto). E
ancora, con 2 mila euro a testa, Parino (An, 276 voti),
Strinati (Ds, 186 voti) e Romagnoli (Forza Italia, 296
voti).
Dario Freccero
I più spendaccioni? I Ds con 26 mila euroforza
italia ne ha sborsato meno della metà |
i partiti |
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Quanto hanno speso partiti e liste?
Protocollato in Comune c'è tutto,
voce per voce. "Gente della liguria"
7700 euro. I Ds 26.400 euro (di cui
4 mila per spedizioni, 1800 di
grafica, 416 di spot in tv, 2800 per
i sondaggi, 827 affitto sale, 634 di
amplificazione, 15 mila di
tipografia). E le entrate?
Sottoscrizioni per 8100 euro, quote
candidati 11450 euro, fondi
federazione Ds 6800. La Margherita
ha speso 20.924 (di cui manifesti e
pubblicazioni 18000; spese postali
1800, telefoniche 650, noleggio
500). Le sue entrate sono state
dalla tesoreria nazionale 10000,
regionale 3000, contributi candidati
1500 e fondi propri provinciali
6400. Rifondazione Comunista: 5680
euro. Lista Delfino: 23635 euro. A
sinistra per Savona: 4619.
Pensionati: zero. Udc: 746 euro.
Infine Forza Italia: 10.947 euro. E
dei grandi partiti FI è stato di
gran lunga quello più parco.
12/11/2006
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