Santini, comizi e telefonate ecco le spese dei consiglieri
le somme investite per conquistare palazzo sisto
Resi noti i conti della campagna elettorale: Vincenzo Delfino in vetta
IL SECOLOXIX
 
MANIFESTI, "santini", volantini, comizi, incontri, telefonate. E' una vitaccia quella del candidato consigliere comunale. Per convincere gli elettori e attirare più voti possibile è costretto a un tour de force che dura mesi e costa fatica e soprattutto soldi. Solo di manifesti stradali, chi non si accontenta dei pochi offerti dal partito o dalla lista di riferimento, spende centinaia di euro. E poi ci sono da aggiungere i costi per gli immancabili "santini", le telefonate, le spese postali, la pubblicità sui giornali. Un salasso.
Per chi viene eletto, questo esborso viene ripagato nei successivi cinque anni di mandato con i gettoni di consigli e commissioni e in qualche modo la "gloria". Ma chi non viene eletto quei soldi è come se li buttasse dalla finestra, e spesso sono cifre rilevanti, non proprio cifrette.
Quanto rilevanti? La risposta ora c'è. Proprio in queste ore in Comune sono disponibili i dati di tutte le spese sostenute da partiti e consiglieri nell'ultima tornata elettorale di primavera. Ciascun consigliere eletto, per dovere di "trasparenza", ha dovuto infatti firmare un foglio con su scritto quanto ha impegnato di suo per la campagna, quanto il suo partito e se addirittura ha beneficiato solo delle risorse del partito (o lista civica che sia).
Non sono mancate le sorprese. Intanto si scopre che di 40 consiglieri eletti ben 13 non hanno tirato fuori neppure un euro (così hanno dichiarato al Comune, barrando la casella che certifica «di aver esclusivamente beneficiato di mezzi e aiuti del partito»). Outsider? Spettatori passivi delle elezioni? Macchè. Tra questi ci sono candidati super votati come Paolo Apicella (Ds, 320 preferenze), Emilia Minetti (Ds, 305), Giampiero Aschero (Margherita, 223) e Mauro Acquarone (Forza Italia, 218). Candidati - evidentemente - cui non sono serviti tanti show per attirare voti. Un merito indubbiamente.
Tutti gli altri 27, chi più chi meno, hanno speso. Un record (all'insù) va al candidato sindaco Vincenzo Delfino (23.635 euro); un altro (all'ingiù) al consigliere dell'Udc Renato Costabile che se l'è cavata con 180 euro, i soldi di un bel paio di scarpe. In mezzo, tutti gli altri. Tra i più spendaccioni spiccano Demontis (3900 euro la spesa, con 246 voti finali, quindi una media di 15,8 euro a voto) e Piero Santi (2500 euro, con 870 voti: 2,8 euro a voto). A seguire il Ds Vignola (2250 euro per 207 voti: 10,8 euro a voto). E ancora, con 2 mila euro a testa, Parino (An, 276 voti), Strinati (Ds, 186 voti) e Romagnoli (Forza Italia, 296 voti).
Dario Freccero
 
I più spendaccioni? I Ds con 26 mila euroforza italia ne ha sborsato meno della metà
i partiti
 
Quanto hanno speso partiti e liste? Protocollato in Comune c'è tutto, voce per voce. "Gente della liguria" 7700 euro. I Ds 26.400 euro (di cui 4 mila per spedizioni, 1800 di grafica, 416 di spot in tv, 2800 per i sondaggi, 827 affitto sale, 634 di amplificazione, 15 mila di tipografia). E le entrate? Sottoscrizioni per 8100 euro, quote candidati 11450 euro, fondi federazione Ds 6800. La Margherita ha speso 20.924 (di cui manifesti e pubblicazioni 18000; spese postali 1800, telefoniche 650, noleggio 500). Le sue entrate sono state dalla tesoreria nazionale 10000, regionale 3000, contributi candidati 1500 e fondi propri provinciali 6400. Rifondazione Comunista: 5680 euro. Lista Delfino: 23635 euro. A sinistra per Savona: 4619. Pensionati: zero. Udc: 746 euro. Infine Forza Italia: 10.947 euro. E dei grandi partiti FI è stato di gran lunga quello più parco.


12/11/2006